Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Raphael Gualazzi suona (e bene) il blues

Fonte: L'Unione Sarda
18 giugno 2018

IL CONCERTO. Da Verdi a B.B. King, a Cagliari il pianista dimostra ancora una volta talento e passione

 

 

 

 

S i parte con alcuni blues: “Dream woman”, “A good woman”, “Crazy rag blues”. Perché il blues, è l'abc della musica popolare, senza il quale non esisterebbe il jazz, il pop e tanto altro ancora, compreso il rock. «Il blues ha un figlio e si chiama rock'n'roll», cantava Muddy Waters. Da allora, non nascondiamocelo, il blues è finito dietro la lavagna. Anche se non per tutti. Raphael Gualazzi, di scena qualche giorno fa all'Exma di Cagliari per il primo appuntamento della seconda edizione dell'Waves Festival organizzato dall'associazione culturale MIS, di blues (ma non solo), si è nutrito fin da piccolo, e a vedere il modo in cui dimostra di conoscere e padroneggiare le radici della musica afroamericana, si è nutrito bene.
Seduto a un pianoforte grancoda, il ragazzone umbro dispensa buona musica e buon umore, virtuosismo e conoscenza della tradizione, spaziando dal ragtime al boogie, dallo swing allo stride (ovvero il tipico balzo della mano sinistra con basso in battere e accordo in levare), da cui traduce sulla tastiera walking bass a note singole e a decime, rollio di ottave, movimenti contrappuntistico tra le due mani, back beat della sinistra. Il pubblico, numeroso e posizionato un po' dappertutto, ma sempre per terra o sugli scalini, quasi a voler creare in questo modo un'atmosfera informale, quasi da happening, applaude quei brani pieni di ritmo pescati da un passato che probabilmente neanche conoscono (maestri dello stride come James Price Johnson o il cantante-pianista Roosevelt Sykes conosciuto ai cultori come “The Honeydripper”, suonano familiari giusto ai super appassionati), ma che arrivano alle orecchie come piccole lezioni di un seminario di storia del blues e del jazz degli albori.
In un'ora e mezza di concerto, trovano naturalmente posto brani originali, come ad esempio “Un mare di luce”, e omaggi a figure leggendarie del calibro di B.B.King e Bessie Smith, l'imperatrice del blues dal contralto bruno e carnoso, che ancora oggi resta punto di riferimento per tutta la vocalità nera e per quanti continuano a trarne ispirazione. Non manca poi un'incursione nella musica di Giuseppe Verdi (grande amore del pianista di Urbino) consegnata con delle parafrasi raffinate e divertenti: una volta entrati nella camera degli specchi di Gualazzi, i temi del sommo compositore, trovano nuove identità. E neppure qualche momento in cui l'artista coinvolge il pubblico, chiamato a prestare un piccolo contributo vocale.
Il Waves Festival prosegue il 21 giugno con un nome emergente del nuovo cantautorato italiano: Giovanni Imparato in arte Colombre, noto anche per aver composto le musiche per il film “Smetto quando voglio” del 2014. In chiave acustica, presenterà i brani dell'ultimo album, “Pulviscolo”, licenziato lo scorso anno
Carlo Argiolas