Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Costi alle stelle per asili e rifiuti

Fonte: L'Unione Sarda
22 maggio 2018

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. I Comuni spremono i contribuenti: in tre anni aumenti del 5,6%

 

Tariffe dei servizi locali, l'Isola tra le regioni più care d'Europa

 

Le tariffe dei servizi locali “volano” in Sardegna. Per i servizi offerti dai Comuni negli ultimi tre anni, infatti, una famiglia ha dovuto sopportare un aumento medio superiore al 5%, vale a dire tre volte la crescita dell'inflazione (che è stata dell'1,7%). Un dato che colloca l'Isola, così come le altre regioni del Mezzogiorno, tra le peggiori in Europa anche in rapporto alla qualità dei servizi offerti: su 206 regioni censite, la Sardegna figura al 178esimo posto. È quanto emerge da un'analisi della Cgia di Mestre che ha confrontato l'evoluzione dei costi dei servizi pubblici.
LA SPIEGAZIONE «Con lo stop agli aumenti delle tasse locali», imposto proprio tre anni fa, a partire dal 2015, «molti amministratori hanno continuato ad alimentare le proprie entrate agendo sulla leva delle tariffe», spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio Studi Cgia. Prima lo schema era questo: lo Stato, in cerca di risorse, tagliava i trasferimenti a Comuni e Regioni e questi si rifacevano aumentando le tasse locali. Poi, quando a partire dal 2015 una legge ha impedito l'aumento delle imposte, gli enti locali hanno cercato altre soluzioni per poter continuare a garantire i servizi locali.
I RINCARI In buona sostanza, tra il 2015 e il primo trimestre del 2018, mentre le tariffe amministrative (certificati di nascita, matrimonio, morte, etc.) sono quasi raddoppiate (+88%), la retta annuale per la scuola dell'infanzia (asilo) è cresciuta di oltre il 5%. Rincari, inoltre, anche per mense scolastiche (+4,5%), trasporto urbano (+2%), rifiuti (+1,7%). «Si tratta di un effetto derivato dal federalismo fiscale», spiega Cristiano Erriu, assessore regionale agli Enti Locali. «Assistiamo all'onda lunga della riforma dell'articolo 119 della Costituzione che ha introdotto il principio dell'autonomia finanziaria», aggiunge. In pratica, mentre in precedenza parte del costo dei servizi era pagato dai Comuni proprio per mantenere basse le tariffe, adesso le amministrazioni locali si trovano costrette a scaricare sugli utenti l'intero costo.
IN FONDO ALLA CLASSIFICA Con sempre minori finanziamenti, ai Comuni sardi non resta che pescare risorse dal Fondo unico da oltre 500 milioni, il quale può fare molto ma non quanto sarebbe necessario per risolvere il problema. E così, crescono le tariffe e l'Isola diventa una delle regioni in cui funziona peggio la p.a. «Abbiamo lavorato per contenere le tariffe di alcune prestazioni», spiega Erriu, «e in qualche caso, vedi i costi del trasporto pubblico gestito da Arst, che sono tra i più bassi in Italia, abbiamo ottenuto importanti risultati».
I CONSUMATORI «Aumentare i costi di questi servizi, pur comprendendo la logica, è comunque un fatto grave», sottolinea Giuliano Frau, presidente regionale di Adoc. «È vero che da qualche parte i soldi si devono tirare fuori, ma è inaccettabile che questo avvenga sempre a discapito dei cittadini. In questo momento tutti hanno le mani legate: nel senso che o si mette mano al portafogli o si rischia il taglio dei servizi». Qualcosa, però, si può fare. «Si potrebbe destinare il 5 per mille ai Comuni», spiega Francesco Mattana, presidente regionale di Altroconsumo. «Nelle casse dei Comuni entrerebbero importanti risorse che verrebbero utilizzate proprio per non scaricare sulle famiglie i costi dei servizi locali». ( ma. mad. )