Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sfratto in vista per gli spacciatori Chi usa le case popolari per attività illecite perde il diritt

Fonte: L'Unione Sarda
15 maggio 2018

IS MIRRIONIS.

L'assessora comunale Marras: «Avvieremo le procedure come già fatto in passato»

Sfratto in vista per gli spacciatori Chi usa le case popolari per attività illecite perde il diritto di viverci 

Oltre ai guai giudiziari potrebbero avere un altro problema. L'operazione antidroga che giovedì scorso ha portato all'arresto di 14 persone dovrebbe avere delle ripercussioni nel quartiere di Is Mirrionis. Le case popolari assegnate dal Comune alle famiglie bisognose non sono fatte per lo spaccio e la legge prevede che chiunque le usi per un'attività illecita perda il diritto di poterci vivere. Ecco perché l'assessora con delega all'Edilizia popolare, Luisa Anna Marras, assicura: «Avvieremo tutte le procedure per chiedere che gli assegnatari decadano, così com'è già stato fatto in passato. Noi, come assessorato, possiamo fare una segnalazione all'ufficio competente che poi dovrà avviare la pratica con la richiesta di sgombero e scorrere le graduatorie a favore dei beneficiari che sono in lista d'attesa».

LA CONTRADDIZIONE La tolleranza zero annunciata più volte dall'amministrazione comunale finora, tuttavia, non ha dato i risultati sperati. I luoghi usati per conservare e vendere eroina, cocaina, hascisc e marijuana sono sempre gli stessi: le case parcheggio di via Timavo e alcuni appartamenti popolari in via Is Mirrionis e dintorni. Giovedì mattina, per esempio, i carabinieri - che hanno denunciato condizioni igienico-sanitarie da emergenza - si sono dovuti arrampicare sulla scala dei vigili del fuoco per raggiungere un monolocale al secondo piano di una palazzina in via Timavo. All'interno non c'era nessuno: la casa era già stata sequestrata nel 2016 proprio perché utilizzata come deposito di sostanze stupefacenti dagli spacciatori che non hanno atteso troppo a lungo per strappare i sigilli e prenderne di nuovo il possesso. Stessa destinazione d'uso: giovedì è lì che i militari hanno recuperato la droga. Non solo. Benché la legge punisca le persone che usano le case popolari per commettere reati prescrivendo per loro lo sfratto, a tre dei 14 arrestati il giudice ha proibito di abbandonarli disponendo gli arresti domiciliari.

DEGRADO Il fatto che neppure i numerosi arresti e sequestri di droga siano bastati a ripulire il quartiere ha spesso scoraggiato l'arrivo di nuovi residenti. Solo qualche mese gli impiegati dell'ufficio per l'Edilizia popolare del Comune hanno ripreso a scorrere la graduatoria per assegnare alcuni appartamenti e hanno fatto i conti con una situazione imprevista: settanta assegnatari hanno rifiutato di andare a vivere nelle strade dello spaccio. Uno dopo l'altro hanno declinato l'invito a presentarsi all'appuntamento per la consegna degli immobili. Due anni fa alcuni loro predecessori più coraggiosi erano stati costretti a fuggire dal quartiere. Febbraio 2016, le famiglie convocate per la consegna delle chiavi di un appartamento da 41 metri quadrati affacciato sulla Scala B di una palazzina di via Timavo erano state cacciate in malo modo da alcune persone che ne avevano rivendicato la proprietà urlando: «Quella casa è nostra, l'abbiamo pagata cinquemila euro». Gli aspiranti residenti avevano preferito evitare problemi e avevano lasciato in fretta il quartiere. L'abitazione in realtà risultava intestata a un cinquentenne che da tempo era ospite della Caritas, forse costretto a lasciar libero l'alloggio dai padroni del quartiere.

L'ACCORDO Nel 2008 proprio per riportare a una situazione di legalità è stato siglato un protocollo d'intesa tra Comune, Procura, Prefettura e forze dell'ordine con l'obiettivo di facilitare le comunicazioni nel caso in cui gli inquilini degli alloggi abbiano violato le regole o abbiano occupato senza autorizzazione. Nell'ottobre scorso gli alloggi popolari nei quali vivevano inquilini abusivi erano ancora duecento.
Mariella Careddu