Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ecco il “popolo barbaro” del terzo millennio

Fonte: L'Unione Sarda
11 maggio 2018

ARTE. Sono i grafici, disegnatori, designer, Street artist, tatuatori di “Tratti illustri”

 

 

 

C oniò un felice ossimoro, Filippo Figari, per definire, nel 1924, il carattere peculiare dell'arte sarda: “La civiltà di un popolo barbaro”. È passato circa un secolo e non si riscontra nessuna rivendicazione identitaria nel folto gruppo di giovani artisti che partecipano ala mostra “Tratti illustri”. Curata da Roberta Vanali e ariosamente allestita al Ghetto di Cagliari (in Via Santa Croce 18), propone sino al 20 maggio lavori eseguiti con le tecniche più svariate da grafici, disegnatori, designer, Street artist, tatuatori. Che il supporto sia la carta o la pelle o il muro, è ininfluente. Gli illustratori di oggi non affilano solo le matite. Cosa buona e giusta, visto che si parla di una generazione abituata a guardare oltre mare e cresciuta coi manga giapponesi e non coi dolci cartoni di Walt Disney. All'ex caserma dei Dragoni, le notevoli opere di Mario Onnis, sistemate accanto a una egualmente egregia Gio Mo che sembra aver fatto tesoro della grande scuola americana. Daniele Serra firma tavole affascinanti. E oscure, quanto sono colorate le ragazze dai grandi occhi create da La Fille Bertha .
A maneggiare lapis, china, acquarello, acrilico, tecniche digitali sono in quaranta. Con un'alta percentuale di talenti. Nell'esposizione, le delicate composizioni di Giorgia Atzeni, le geocromie di Carolina Melis, la giungla metropolitana di Crisa, i mostri barbuti di Andrea Casciu, l'omaggio di Gianluca Marjani Marras al Wharol della zuppa Campbell, le assorte dame di Veronica Chessa. Qualche sogno, molti incubi, simboli, citazioni, il linguaggio tatoo in un panorama che comprende il sapiente pennino di Stefania Morgante, le meduse di Francesca Sanna, i cani aguzzi di Paulina Herrera, le ossa calcinate di Skan. Ottimi gli apporti di Agnese Leone, Maria Francesca Melis, Maria Chiara Aresti, Manuela Fiori. Da segnalare, se proprio occorre fare un riferimento storico, la scomparsa della caricatura. Genere che ebbe in Giuseppe Biasi, per dirne uno, o in Tarquinio Sini, dei veri assi, maestri che pubblicavano le loro vignette sulle testate nazionali.
Alessandra Menesini