Rassegna Stampa

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“Insieme”: un coraggioso progetto che realizza la vera inclusione per i ragazzi con disabilità

Fonte: web Vistanet Cagliari
8 maggio 2018


“Insieme”: un coraggioso progetto che realizza la vera inclusione per i ragazzi con disabilità
Ogni mercoledì 24 ragazzi si danno appuntamento all'oratorio di San Paolo in piazza Giovanni a Cagliari per il progetto “Insieme”, la particolarità? 12 di loro hanno una disabilità, agli altri 12 manca. Quando per un ragazzo autistico prendere in mano un'arancia è più difficile che scalare una montagna e grazie alla compagnia di un suo “Pari” normodotato riesce a fare la spremuta, si può parlare di vera inclusione.

Ogni mercoledì 24 ragazzi si danno appuntamento all’oratorio di San Paolo in piazza Giovanni a Cagliari per il progetto “Insieme”, la particolarità? 12 di loro hanno una disabilità, agli altri 12 manca. Quando per un ragazzo autistico prendere in mano un’arancia è più difficile che scalare una montagna e grazie alla compagnia di un suo “Pari” normodotato riesce a fare la spremuta, si può parlare di vera inclusione.

Si parla talmente spesso di “Inclusione”, che di questo termine si abusa, lo si utilizza senza riflettere sul vero significato della parola. Ed è proprio dal vero significato di inclusione che parte il progetto “Insieme”. «I ragazzi disabili, oltre la scuola seguono percorsi terapeutici – spiega Marco Romano, uno degli ideatori del progetto- frequentano centri specializzati, tutte attività fondamentali per loro, ma in questi contesti i ragazzi disabili si confrontano tra loro». Per poter davvero parlare di inclusione, invece è necessario che i ragazzi con disabilità si confrontino con loro “pari” normodotati. Questo è l’obiettivo che Marco Romano con Francesca Rivano, educatori sociopedagogici, Melania Cabras psicologa dello sviluppo e Francesca Congiu pedagogista, si sono prefissati: mettere i ragazzi disabili nella condizione di confrontarsi con i propri “pari” in contesti ludici, rilassati, oltre i banchi di scuola, senza però trascurare l’aspetto educativo e terapeutico.

Il progetto prevede che i 12 ragazzi disabili coinvolti, di età compresa tra i 12 e i 18 anni e prevalentemente affetti da autismo, vengano affiancati da altrettanti ragazzi “pari” che sotto la guida attenta di Marco e delle sue colleghe, applicano il metodo “ABA”, una tecnica educativa che serve per aiutare i ragazzi autistici. «Inizialmente pensavamo che sarebbe stato difficile coinvolgere i ragazzi “pari” in questo progetto- racconta Marco- non è facile interagire con un coetaneo autistico, soprattutto nelle forme più gravi della malattia, invece i giovani volontari si sono rivelati preziosi alleati. Temevamo che avrebbero abbandonato presto, ma ci hanno dimostrato grande senso di responsabilità e spirito di collaborazione e sono ancora tutti con noi».

Il “gruppo”, perché è così che lo chiamano tutti, si riunisce ogni mercoledì pomeriggio dalle 16.30 alle 18.30 nei locali dell’oratorio della parrocchia di San Paolo in piazza Giovanni, che Don Simone ha messo a disposizione di questo meraviglioso progetto. I ragazzi giocano, ballano e si divertono, ma fanno anche scuola di autonomia, apparecchiano per far merenda tutti insieme, imparano a preparare la spremuta, ed escono. Sono andati al circo, al bar, imparano a utilizzare il denaro. Sono tutte azioni apparente semplici, ma per un ragazzo autistico rappresentano montagne da scalare. Ad aiutare Marco e gli altri ci sono anche 4 educatrici volontarie e 15 ragazzi dell’Istituto per i Servizi Sociali Pertini, per l’alternanza scuola lavoro che sperimentano sul campo il metodo ABA. Il progetto è partito a novembre e si concluderà alla fine di maggio con una grande festa aperta a tutti. Si trattava di un esperimento e a sentire i genitori dei ragazzi, ha prodotto ottimi risultati: «Stefano è felicissimo, prima si rifiutava di frequentare i centri specializzati- racconta entusiasta Elisabetta Lai, mamma di un ragazzo autistico di 12 anni- adesso è lui che mi chiede di andare “Al gruppo”. È un’esperienza bellissima e mi auguro di cuore che prosegua l’anno prossimo». Anche Debora Murru, mamma di Nicola, un ragazzo di 17 anni, spera che il progetto prosegua anche l’anno prossimo:«mio figlio è felicissimo di partecipare a questo progetto, per i ragazzi come lui dopo i 12 anni è praticamente impossibile stare con ragazzi “pari”». È molto difficile che i ragazzi che non hanno disabilità, scelgano spontaneamente di interagire con ragazzi disabili, lo fanno a scuola, ma il contesto scolastico non è l’ideale. «Nicola frequenta il terzo anno al Pertini – Prosegue Debora-, e qui ha l’opportunità di stare con le sue compagne di classe che seguono il progetto di alternanza scuola lavoro, con loro si diverte, balla gioca, tutte attività che durante la lezione non può svolgere».

Uno degli aspetti positivi di questo progetto è che il vantaggio è doppio, perché anche per i “pari” l’esperienza arricchisce e fa crescere, lo dimostra il fatto che nessuno di loro si sia tirato indietro e anzi tutti partecipano con grande entusiasmo. Se l’obiettivo era l’inclusione nel vero senso della parola, sicuramente il progetto “Insieme” l’ha centrato in pieno, ma bisogna anche ricordare che alcuni ragazzi hanno ottenuto dei progressi importanti: «Alcuni ragazzi hanno difficoltà a esprimere una frase intera, interagendo esclusivamente con ragazzi come loro, non hanno stimoli a migliorare – spiega Marco con orgoglio- mentre la compagnia dei “pari” li spinge a migliorare il linguaggio per spirito di emulazione, alcuni hanno compiuto importanti progressi. Il momento più emozionante? Uno dei nostri ragazzi con una forma di autismo che gli crea difficoltà anche solo a sfiorare oggetti che non abbiano consistenza solida, ha fatto la spremuta, da solo superando un limite che sembrava invalicabile. E questo grazie all’incoraggiamento del suo “pari”».