CAGLIARI. Il rientro sotto una pioggia leggera. Piazzetta chiusa per la manovra
Il voto è sciolto. Per la 362ª volta Sant'Efisio, dopo essere stato portato in processione sui luoghi del martirio, è tornato nella chiesetta di Stampace che lo ospita per tutto l'anno. Scortato dai miliziani, accompagnato dal suono delle campane, dagli applausi e dallo scoppio dei fuochi d'artificio, sommerso da una pioggia di petali, preceduto dall'Alternos con la fascia tricolore, dai confratelli e le consorelle, dalla guardiania, e prima ancora dalla processione dei gruppi in costume tradizionale: uomini e donne che, reggendo lumini rossi, hanno attraversato il centro di Cagliari cantando il rosario, ogni paese con la sua peculiare melodia.
Alle 23,10 il cocchio trainato dai buoi mastodontici ha fatto il suo ingresso nella piazzetta, nella quale quest'anno i fedeli non sono stati fatti entrare fino al compimento della manovra di sganciamento del giogo dalla carrozza. I miliziani hanno fatto cordone davanti all'ingresso principale: una misura decisa dall'Arciconfraternita per scongiurare eventuali incidenti.
Una novità, una sfumatura nella tradizione plurisecolare de Sa Torrada , il rientro, lungamente atteso dalla gente del quartiere, quella che col martire ha un grado di confidenza tale da potersi permettere di chiamarlo per nome, Efisio, senza bisogno di precisare che è santo. Perché è il loro santo, innanzitutto. Ma, al tempo stesso, è sempre più il santo dei sardi, che gli hanno affidato il carico delle loro richieste e sempre più numerosi, dopo il bagno di folla del primo maggio, vogliono assistere anche alla conclusione del pellegrinaggio. Ed è il santo dei turisti, anche: se fino a qualche anno fa era una rarità trovarne in città la sera del 4 maggio, ora non è più così.
Alle 23,15 il cocchio di gala era al centro della navata, in una chiesa meno affollata degli anni scorsi, in un'atmosfera più silenziosa ma non meno devota, e il sacrista maggiore ha potuto risistemare in cima alla carrozza la crocetta smontata per consentire il passaggio nel portone. A quel punto gli uomini in divisa rossa schierati davanti al cancello del sagrato si sono fatti da parte e in tanti sono potuti entrare nella chiesetta.
Alle 23,25 dopo la benedizione del Santissimo Sacramento, il Primo guardiano e presidente dell'Arciconfraternita, Francesco Cacciuto, ha potuto rivolgere all'Alternos Lino Bistrussu e a monsignor Ottavio Utzeri, rappresentante del Capitolo metropolitano, la formula tradizionale che dichiara concluso il pellegrinaggio: « Reverendissimo canonico, illustrissimo signor Alternos, vogliate comunicare al Capitolo metropolitano e al signor sindaco del Comune di Cagliari che oggi, 4 maggio 2018, il voto è stato sciolto ». Applauso lungo e fragoroso. « E così sarà sempre - ha ripreso Cacciuto dopo la pausa - con l'aiuto di nostro Signore Gesù Cristo, per l'intercessione di Nostra Signora del Riscatto e del glorioso martire Sant'Efisio, patrono di questa Arciconfraternita. Attrus Annus». L'urlo dei presenti, in risposta: « Deus bollara », seguito dai goccius , gli antichi canti in lode del «martire glorioso».
L'effigie di Efisio aveva lasciato intorno alle 21,30 la Corte in Giorgino della famiglia Ballero, dove era stata tirata fuori dal cocchio di campagna a bordo del quale ha affrontato, nei giorni scorsi, le varie tappe del suo cammino: Sarroch, Capoterra, Pula e Nora, dove il soldato romano convertitosi al cristianesimo fu decapitato nell'anno 303. Tappe, quelle lontane da Cagliari, contrassegnate quest'anno dalla pioggia intensa, mentre in città, sia alla partenza che al rientro, c'è stata una pioggerellina modesta.
Alle 21,45 il corteo ha attraversato il Villaggio Pescatori, da dove i pellegrini scalzi si sono incamminati dietro il cocchio con il santo, attraversando il ponte di Giorgino al ritmo ipnotico delle preghiere. Poco dopo le 22, all'altezza dell'ex Semoleria, in viale La Playa, il cambio: in attesa del cocchio c'erano i miliziani a cavallo e centinaia di fedeli. È una processione più intima, più intensa, meno spettacolare di quella di martedì mattina. Si fanno meno pause, si procede con una certa premura, com'è giusto quando si torna a casa dopo un'assenza. E il voto dev'essere sciolto entro mezzanotte.
Alle 22,30 il cocchio era già in via Roma, un quarto d'ora dopo imboccava il Corso, quindi il largo Carlo Felice, poi via Azuni e infine via Sant'Efisio, per i momenti più emozionanti del rito. Attrus annus .
Marco Noce