Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Maghi dei videogiochi provenienti da tutto il mondo L'accademia dei cyber atleti: una palestra unica

Fonte: L'Unione Sarda
4 aprile 2018

VIALE MONASTIR.

Maghi dei videogiochi provenienti da tutto il mondo L'accademia dei cyber atleti:
una palestra unica in Italia 

Tra i capannoni di viale Monastir c'è una palestra unica in Italia. All'apparenza un banalissimo ufficio. Quasi introvabile se non fosse per la targhetta piazzata all'esterno di un edificio (anonimo). Lì dentro si allenano cyber-atleti di tutto il mondo: maghi dei videogames, capaci di prendere trecento decisioni in un minuto e di tenere gli occhi incollati ai monitor - di ultimissima generazione - per più di otto ore di fila. E guai a chiamarlo passatempo, perché per questi talenti 2.0 si tratta di una professione a tutti gli effetti.
SPORTIVI VIRTUALI Hanno tra i sedici e i vent'anni, capacità certamente fuori dall'ordinario, e fanno parte del Team Forge: realtà unica in tutta Italia, nata dalla scommessa di Alessandro Fazzi. Quarantotto anni, imprenditore informatico di origini romane (padre toscano, madre sarda), cresciuto «con il Commodore64, programmando e giocando ai videogames». Due anni e mezzo fa ha messo insieme questa squadra di sportivi del futuro, che nel capoluogo sardo convivono e si allenano quotidianamente. Spola tra Selargius - dove abitano tutti insieme - e la Gaming House, seminascosta nella periferia della città, dove si studiano tattiche e strategie per le competizioni dell'arena virtuale.
GIORNATA TIPO Sveglia attorno alle 11, pranzo alle 13,30 e dopo mezz'ora eccoli piazzati davanti agli schermi. Per otto ore di fila, e anche di più. «Si finisce attorno all'una di notte», spiega Alessandro Sesani, team manager, trentadue anni, bergamasco, giornalista sportivo con un passato da allenatore di calcio con i più piccoli. Pratica e teoria, a seconda del tipo di sfida che li attende. «È un po' come tutti gli sport: quando si gioca in squadra ognuno ha il suo ruolo mentre nelle competizioni individuali ogni giocatore si specializza in una disciplina specifica», chiarisce.
REGOLE FERREE Una sorta di piccola comunità, con regole precise, valide in entrambi gli edifici che i ragazzi dividono. Niente parolacce, vietato litigare e giocare con videogiochi non previsti negli allenamenti. Sia mai che possano perdere di vista gli obiettivi importanti. E per quanto riguarda le faccende domestiche si fanno i turni. «Come in ogni famiglia normale. Sono regole di convivenza comuni, fondamentali per vivere bene». E loro, le promesse dei videogiochi selezionati da appositi talent scout, sembrano adeguarsi senza troppi problemi. Finito il pranzo tutti a bordo del pulmino scuro, pronti a iniziare con l'allenamento.
IL RECLUTAMENTO Il numero varia da nove a quattordici, di certo i componenti del team cagliaritano sono il meglio sul mercato. «Abbiamo degli scout che osservano giocatori in erba o già in carriera, e quando si presenta la necessità li contattano per un provino», spiega Fazzi. «In base alla valutazione ci può essere o meno l'inserimento nel team, per un periodo più o meno lungo di tempo, durante il quale si fanno le vere selezioni». Tappe obbligate per iniziare il cammino verso l'olimpo.
LAVORO VERO Anche parlare di hobby rientra tra i vari divieti. «È un lavoro vero, e aggiungerei che si fanno anche gli straordinari», assicura il team manager. «Ci vuole tanto impegno, disciplina, sacrificio e dedizione, come in tutti gli altri settori». Dirottare la conversazione sul versante retribuzione non riesce. «Non diamo questo tipo di informazioni», taglia corto il fondatore. «In questi giorni stiamo preparando ben due competizioni e siamo in ritiro».
L'ASCESA Misteri a parte, sembra che il meccanismo funzioni. Perché il Team Forge a due anni dalla sua nascita è riuscito a imporsi nello scenario nazionale. L'ultima conquista sabato scorso, a Milano: hanno trionfato al campionato italiano e ora puntano alle semifinali che dovrebbero tenersi a Berlino. Ma forse la sfida più grande è vedere gli sport elettronici riconosciuti a tutti gli effetti. «Al momento la nostra associazione rientra tra quelle culturali e di promozione sociale», sottolinea Fazzi. «Sino a quando il Coni non prenderà posizione resterà così. In compenso il comitato olimpico internazionale sembra intenzionato ad accomunarli alle discipline tradizionali».
Sara Marci