Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il presidente si emoziona per il coro in limba contro i baroni feudali

Fonte: L'Unione Sarda
27 febbraio 2018

 

 

 

La manina destra è immobile, ferma sul cuore che batte all'impazzata. L'altra, irrequieta, stropiccia il lembo della maglietta bianca scelta come divisa dalla scuola per dare il benvenuto al presidente Sergio Mattarella.
IN PIEDI PER L'INNO Un nonno un po' taciturno per Giorgia, 7 anni, la più piccola del coro dell'istituto Puxeddu di Villasor che alle 11.04 di ieri mattina ha intonato l'inno di Mameli. «Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa» ha attaccato Giorgia insieme a tutti i bambini che per giorni e giorni hanno mandato a mente il testo, ripetendolo allo sfinimento insieme a Floriana Atzori e Walter Agus i due insegnanti che hanno accompagnato gli studenti in questo viaggio nella celebrazione dei 70 anni della Carta dell'autonomia sarda. «Ai ragazzi più grandi abbiamo spiegato e insegnato anche lo Statuto» assicura la professoressa che è impegnata nell'amministrazione del paese insieme al sindaco Massimo Pinna, ieri in aula a mostrare tutto l'orgoglio per i bambini canterini. Durante l'inno, Mattarella «non ha sorriso per niente e non ha messo neppure la mano sul petto» assicurano Giorgia e la sua compagna di classe Giada, un fiocchetto rosa a tenere fermo un ciuffo ribelle. È stata la musica a dare ritmo alla cerimonia di ieri. Sessanta minuti scarsi durante i quali il presidente Mattarella ha dischiuso le labbra solo per salutare l'arcivescovo Arrigo Miglio e il direttore del coro Nugoro Amada di Nuoro che con “Su patriotu sardu a sos feudatarios” ha fatto calare il sipario sulla seduta nell'aula del Consiglio regionale.
LA STRETTA DI MANO Dalla stretta di mano del Capo dello Stato sono passati venti minuti buoni ma Gianni Garau ancora non ci crede. Il presidente silenzioso voleva sapere di più di quel testo patriottico e rivoluzionario e così, unico fuori programma di un protocollo rigidissimo, è andato a chiedere informazioni al direttore venuto dalla Barbagia e vestito con l'abito tradizionale. «È stata un'emozione grandissima, proprio non me l'aspettavo. Quando ho visto che si alzava per venirmi incontro, mi stavo sistemando al centro del coro per salutare, per fare l'inchino tradizionale che si fa dopo il concerto, lui si è alzato e non ci credevamo. Non sapevo cosa fare». Una stretta di mano decisa e qualche parola bastano per la felicità. Sorriso largo e occhi umidi dietro gli occhiali. «Mi ha chiesto dell'autore, del periodo storico e del significato del canto. Gli ho risposto che è un canto rivoluzionario scritto durante i moti di Sardegna del 1794-1796 su una poesia di Francesco Ignazio Mannu contro i feudatari che arrivavano in epoca sabauda dal Piemonte. Comunque è stata davvero troppo bella la stretta di mano, alla fine ha parlato solo con noi».
GLI ASSENTI Eppure per la formazione nuorese gli appuntamenti ufficiali non sono una novità. «Ci siamo esibiti davanti ad altri presidenti all'estero ma mai in Italia di fronte a un Capo dello Stato. È stato bellissimo e di un'emozione indescrivibile». Una prima volta che difficilmente si ripeterà, un'occasione mancata per chi ha dovuto rinunciare. «Oggi ci siamo esibiti solo in 27 perché è lunedì e alcuni purtroppo erano impegnati con il lavoro. Un vero peccato».
Mariella Careddu