Rassegna Stampa

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Ganau e Pigliaru a Mattarella: “Ora una nuova stagione di dialogo con lo Stato”

Fonte: web sardiniapost.it
27 febbraio 2018

Ganau e Pigliaru a Mattarella: “Ora una nuova stagione di dialogo con lo Stato”

È durata un’ora la seduta solenne che, questa mattina, ha dato il via alle celebrazioni per i settant’anni dello Statuto sardo, alla quale ha partecipato il capo dello Stato, Sergio Mattarella. In Consiglio regionale i lavori sono cominciati alle 11,20 con l’inno di Mameli, mentre la conclusione, sulle note di ‘Procurade ‘e moderare‘, è stata affidata al coro ‘Nugoro amada’. Due soli gli interventi in aula: quello di Gianfranco Ganau, presidente dell’Assemblea, e l’altro del governatore Francesco Pigliaru, Come si ipotizzava, Mattarella non ha preso la parola, vista l’imminenza delle elezioni politiche e il ruolo super partes assegnato dalla Costituzione alla prima carica dello Stato.

Il presidente della Repubblica è atterrato alle 10,45 all’aeroporto di Elmas e un quarto d’ora più tardi ha fatto il suo ingresso nel palazzo di via Roma, dove ad attenderlo, sotto i portici, c’erano Ganau e Pigliaru insieme al sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, e al segretario generale del Consiglio, Marcello Tack. Poi un brevissimo incontro con i politici che hanno guidato la Regione e il Consiglio negli ultimi quarant’anni. C’erano Franco Rais, Felicetto Contu, Salvatorangelo Mereu, Angelo Roich, Mariolino Floris, Antonello Cabras, Federico Palomba, Renato Soru, Giacomo Spissu e Ugo Cappellacci (attualmente è un esponente di minoranza). Al completo la Giunta, con tutti gli assessori presenti.

Mattarella era seduto in prima fila tra due parlamentari uscenti del Pd, il senatore Silvio Lai e la deputata Caterina Pes (foto a destra). sergio-mattarella-consiglio-regionaleNelle tribune, i dirigenti delle autonomie locali, i rappresentanti dei sindacati e quelli del mondo produttivo, oltre che le autorità militari. Nelle due porte principali dell’aula erano schierati invece altrettanti corazzieri. Presente pure l’arcivesco di Cagliari, Arrigo Miglio, l’unico col quale il presidente della Repubblica ha brevemente conversato prima che cominciasse la seduta.

“Il 26 febbraio di settant’anni fa – ha esordito Gianfranco Ganau – lo Statuto della Sardegna veniva promulgato con la legge costituzionale numero 3, approvata con 280 voti a favore, 81 contrari e due astenuti, durante una delle ultime febbrili sedute dell’Assemblea costituente. Diveniva, dunque, la terza legge costituzionale della neonata Repubblica democratica e antifascista”. Il capo dell’Assemblea regionale ha quindi spiegato le ragioni, soprattutto economiche, che hanno determinato per l’Isola il riconoscimento della specialità statutaria, ha detto riferendosi al piano di rinascita (leggi qui il discorso completo).

Ganau ha anche parlato dei ‘diritti dei sardi” non pienamente riconosciuti, riferendosi per esempio alla mobilità, ma anche dei ritardi nello sviluppo e ha citato “la disoccupazione giovanile” e “la dispersione scolastica”. Un accenno fatto pure al “divario tra Nord e Sud d’Italia” che risulta “persino aumentato”. Quindi un appello per un nuovo patto costituente con lo Stato perché “la rinascita, economica, sociale, culturale e spirituale, nn si compie una volta per tutte. Si rinasce sempre laddove si trovano motivazioni per crescere, per progredire, per conquistare nuove frontiere”.

Più politico l’intervento di Francesco Pigliaru che ha tracciato i confini dell’attuale legislatura parlando di “Patto della Sardegna” siglato nel 2016 col governo Renzi e di “stagione delle riforme, alcune passate, altre in corso, altre ancora da fare”, sempre a livello regionale. Il governatore, tra le cause che si possono riconoscere come legate alla crescita economica lenta ha evidenziato “l’errore del centralismo” e la normativa ue sugli aiuti di Stato che “rischia di limitare ingiustificatamente lo spazio per gli interventi correttivi adottabili dall’istituzione pubblica”.

Pigliaru (qui l’intervento completo) ha quindi richiamato al “buon uso Se ne fa buon uso dell’autonomia, quando si aggrediscono i vincoli allo sviluppo, i nodi strutturali che limitano l’emancipazione dal ritardo economico. In una parola – ha detto il presidente -, quando si ha il coraggio di adottare trasformazioni profonde che talvolta, per produrre i propri benefici, richiedono tempi difficili da accettare da parte chi pensa alla politica come esclusiva ricerca di immediato consenso”. Quindi “il dialogo con lo Stato che crediamo necessario e opportuno”, ha concluso il governatore.