Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un'area archeologica in centro completamente abbandonata

Fonte: L'Unione Sarda
21 febbraio 2018

VICO III LANUSEI. Gatti e topi popolano la zona che sarà espropriata

Un'area archeologica in centro
completamente abbandonata 

Un cancello sprangato e, a fianco, un cartello ormai deteriorato a causa delle intemperie: “lavori per l'individuazione di preesistenze archeologiche”, accompagnato da una data, “perizia n. 22 del 2 ottobre 1994”. Siamo in pieno centro storico, in vico III Lanusei, la strada chiusa che si interrompe proprio al confine con l'ex Manifattura. Dietro quel cancello un sito archeologico. O, per meglio dire, quello che dovrebbe essere un sito archeologico: non curato da anni, si è trasformato in una sorta di foresta urbana che ospita un'affollata colonia felina (e, secondo le lamentele dei residenti, anche un'altrettanto animata colonia di topi).
IL SITO Quella zona, spiega Maria Antonietta Mongiu che, da assessora regionale alla Cultura e da presidente del Fai, l'ha studiata, è decisamente interessante. ««Era, in epoca romana, lo spazio extra moenia , l'inizio del suburbio». Sia durante il periodo imperiale che quello repubblicano, ha ospitato la necropoli. Una funzione che ha conservato anche con la diffusione del cristianesimo: gli edifici avevano la funzione cultuale e funeraria. In particolare, l'area archeologica di vico Lanusei ospita un edificio su tre ambienti che, dopo un iniziale uso abitativo, fu trasformato in mausoleo.
IL PASSATO Un'area simile non poteva non suscitare l'interesse degli studiosi. E, ventiquattro anni fa, si decise di intervenire: i lavori di ricerca furono finanziati dall'allora ministero per i Beni culturali e ambientali con quarantadue milioni di lire. Come racconta il sito sardegnacultura.it della Regione, alla soprintendenza ai Beni archeologici fece effettuare due campagne di scavo archeologico, curate da Donatella Mureddu, nel 1996 e nel 1997. E poi il niente.
IL BLOCCO Si ricominciò a parlare dell'area archeologica quando, una decina d'anni più tardi, fu riaperta l'ex Manifattura tabacchi. Il mausoleo romano è proprio al confine con la vecchia fabbrica di sigarette. Si ricominciò a parlare di quello spazio. E, addirittura, la Regione finanziò, con cinque milioni di euro, i lavori di scavo e recupero. Ma, come spiegano dal Comune, quei soldi non sono mai arrivati in via Roma. Un altro buco nell'acqua, dunque. Dietro quel cancello che protegge le famiglie che abitano nella palazzina con affaccio sugli scavi la natura ha ripreso possesso dei suoi spazi: i manufatti sono ormai invisibili, coperti da uno strato impenetrabile di piccoli alberi e piante. Un habitat ideale per tanti animali. Ma quasi una condanna a morte per un sito archeologico. «È il destino», riflette sconsolata Mongiu, «che hanno tutte le aree archeologiche lasciate a vista».
IL PRESENTE Lo strumento per uscire dall'impasse c'è. O, è il caso di dire, ci sarebbe. Il Piano particolareggiato per il centro storico prevede una strategia di interventi in tutto il compendio dell'ex Manifattura: tra questi, come si legge nel documento approvato dal Consiglio comunale, c'è la “valorizzazione e attrezzamento dell'area archeologica”. Il problema, in questo momento, sta nel fatto che il Piano, perfettamente operativo per quanto riguarda i mantenimenti, ha invece bisogno di un altro passaggio per le trasformazioni: la sovrintendenza ha imposto alla Città metropolitana (l'organismo diventato competente per materia) di richiedere la Vas (Valutazione ambientale strategica). Solo dopo questo passaggio - che comporta il coinvolgimento di diversi enti - il Piano sarà completamente operativo. «Spero», ha ribadito anche in questa occasione l'assessora all'Urbanistica Francesca Ghirra, «che tutto si concluda entro l'estate».
IL FUTURO E, questa volta, l'intervento potrebbe davvero arrivare perché è nell'interesse della Regione, l'ente da cui devono venire fuori i soldi per l'intervento. In questa fase, la capienza delle sale dell'ex Manifattura è limitata perché i vigili del fuoco non concedono il Cpi (Certificato di protezione incendi). Lo faranno solo dopo che sarà realizzato un altro ingresso. Guarda caso, proprio in vico Lanusei. «A quel punto», conclude Ghirra, «ci saranno i fondi per rilevare l'area, cercando un accordo con i proprietari, o, eventualmente, espropriarla. E, a quel punto, si potrà finalmente intervenire».
Mar. Co.