Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Le origini del nome secondo lo studioso «Cagliari fenicia? Prima protosarda»

Fonte: L'Unione Sarda
20 febbraio 2018

Le origini del nome secondo lo studioso «Cagliari fenicia?
Prima protosarda» 

I l professor Massimo Pittau, (Nuoro, 6 febbraio 1921) linguista e glottologo italiano, studioso della lingua etrusca, della lingua sarda e protosarda, ci offre un suono nuovo ed interessante studio sull'origine del nome della città di Cagliari.

Cágliari (antica Karalis, Caralis, spesso plur. Carales) (capitale della Sardegna). La odierna denominazione locale del toponimo è Casteddu ( Castello ), la quale in origine indicava il rione alto della città, la sua acropoli o roccaforte. Fino all'inizio del Novecento la città veniva chiamata anche Casteddu Mannu Castello Grande per distinguerlo da Casteddu Sardu (Castelsardo), che era il Castello Piccolo.
FENICI È da respingersi con decisione la tesi corrente, secondo cui Cagliari sarebbe stata fondata dai Fenici; la testimonianza di Claudio Claudiano (I, 520) (IV sec. d. C.), che la dice «fondata dai potenti Fenici di Tiro», non ha valore probatorio perché è troppo tardiva. D'altronde è assurdo ritenere che, molto prima dei Fenici, i Sardi Nuragici non avessero messo occhio e provato interesse per questa località, caratterizzata come era da facili approdi, sia a oriente che a occidente, munita di un colle dirupato facilmente trasformabile in roccaforte, ricca di importanti saline e posta all'imboccatura di quella laguna di Santa Gilla, che non solo era molto pescosa, ma portava anche fino ad Assemini, nella direzione delle risorse agricole del Campidano e di quelle minerarie dell'Iglesiente. D'altra parte risulta accertato che nell'area di Cagliari lo stanziamento umano è molto più antico dell'arrivo dei Fenici in Sardegna, dato che risale al periodo eneolitico e forse a quello neolitico, come risulta dai ritrovamenti effettuati nel colle di Sant'Elia, a San Bartolomeo e a Monte Claro.
PROTOSARDO Inoltre è quasi certo che il toponimo Karalis/Caralis - come aveva già sostenuto Max Leopold Wagner (LS 141) - sia protosardo o sardiano, dato che trova riscontro corradicale coi toponimi Caràle di Austis e Carallài di Sorradile. Oltre a ciò, esso è da confrontare coi toponimi antichi Káralis o Kárallis della Panfilia e Karalléia della Pisidia, in Asia Minore (Strabone, XII 568). Il quale accostamento interviene a confermare la tesi della venuta dei Sardi dall'Asia Minore (cfr. Ardali, Arzachena, Bargasola, Bolotana, Libisonis, Scandariu, Sindia, Siniscola, Tiana). Circa l' origine del toponimo Karalis/Caralis a me sembra che sia plausibile la seguente spiegazione: esso può essere collegato con un appellativo molto probabilmente protosardo o sardiano, sia per la sua struttura fonetica sia perché è attestato in due aree molto isolate e fortemente conservative dell'Isola, il Sarcidano (Isili) e il Sàrrabus (Villaputzu): caràili, caraìli, caraìri “macigno, roccia, rupe, punta, cima di monte” (NVLS). Ed è logico trarne questa conclusione: è probabile e plausibile che in origine Karalis significasse cima o punta, con riferimento alla collina rocciosa sulla quale insiste il suo odierno rione di Casteddu/Castello. La matrice protosarda di Karalis/Caralis à confermata dai toponimi corradicali pur'essi protosardi Carallài (Sorradile), su Carule (Fonni), Garalè (Sorgono), Garula/e (Ottana).
PIÙ FASI C'è infine da precisare che la trasformazione dell'antico toponimo in quello attuale è di certo avvenuta attraverso le seguenti fasi, tutte documentate storicamente: Caralis, Calaris, Callari, Cagliari. L'ultima forma del toponimo è effetto della pronunzia spagnola della penultima (la quale si riscontra tuttora a Ollolai). In epoca classica il toponimo ricorreva spesso nella forma del plurale: Karales, Carales: come capitava per altre città antiche, il plurale voleva indicare la grande estensione della città; ed è quanto aveva segnalato lo stesso Claudiano, quando aveva scritto: tenditur in longum Caralis «Cagliari si distende in lunghezza».
BIZANTINI Infine risale all'epoca romano-bizantina la forma del suo etnico Caralitanus e Carallitanus (RNG), con una ambigua intensità della consonante liquida che trova riscontro anche nelle forme del toponimo Calari e Callari e perfino nella pronunzia di quella consonante nell'odierno dialetto campidanese.
OTTOCENTO Il riferimento al rione di Casteddu/Castello molto probabilmente spiega un fatto curioso: nell'Ottocento e nel Novecento viaggiatori forestieri definivano Cagliari gialla, colore che veniva attribuito alla città perché la roccia della sua roccaforte, il Castello - che in quei tempi era di certo assai più visibile di adesso - era per l'appunto gialla. Si veda A. La Marmora, Itinerario dell'isola di Sardegna (Cagliari 1868) pg. 14: «Color bianco giallastro della roccia calcarea»; pg. 25: «La pietra calcarea di quest'edifizio (la Torre dell'Elefante) è tirata dall'antica pietraja di Bonaria, pietra forte giallastra». (Parte Terza: cap. VII, pg. 257). Grazia Deledda, nella rivista Natura ed Arte (1899) num. 12, scriveva: «Cagliari è fatta di case giallastre». Ed anche in epoca più recente, cioè nel 1932, Elio Vittorini definiva Cagliari «È fredda e gialla. Fredda di pietra e d'un giallore calcareo africano». E infine lo scrittore Francesco Alziator, avendo detto che «Per qualche secolo Bonaria è stata la cava dalla quale venivano fuori le pietre per le case e la breccia per le strade», specifica dicendo «Bonaria era una collina nudarella di calcare (....) che a primavera ricopriva il suo squallore giallastro con una grande infiorata di gigli» (da “L'elefante sulla torre”, Cagliari 1979, a pagina 217).
Massimo Pittau