Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Guadagnare con la cultura:

Fonte: L'Unione Sarda
5 febbraio 2018

Ottanta persone nel libro-paga del Comune, 148 al teatro Lirico e al Massimo Guadagnare con la cultura:
così si nutrono anima e corpo La domanda è: la cultura nutre solo l'anima o può riempire anche la pancia? La risposta dipende da molti fattori. Almeno a Cagliari, dove il sistema produttivo culturale e creativo ogni giorno (e ogni notte) mette in moto migliaia di persone impiegate in musei, biblioteche, teatri, produzioni musicali e tanto altro ancora. Vietato identificare il concetto di cultura con l'immagine di una guida al museo o con chi - illuminato da un occhio di bue - fa sognare il pubblico pagante declamando versi shakespeariani sul palco. C'è molto di più. La maggior parte della forza lavoro sta dietro le quinte e ha uno stipendio proporzionale al tipo di impiego, alla durata e alle responsabilità previste dal contratto.
Punto primo: serve distinguere tra pubblico e privato, produzioni stabili o stagionali e tra artisti, tecnici e amministrativi. Non tutti arrivano alla fine del mese con lo stesso guadagno. Nel settore pubblico rientra di diritto il Comune di Cagliari che tiene a libropaga - tra dipendenti diretti e indiretti (incluse associazioni e cooperative che gestiscono strutture pubbliche) - 80 impiegati. Ipotizzando uno stipendio medio di 1.200 euro mensili per ciascuno di loro si arriva a un importo di un milione e 152mila euro netti all'anno destinato al personale di musei e biblioteche.
BUDGET MILIONARIO I numeri del teatro Lirico, fiore all'occhiello della cultura in città, sono disponibili sul web. Nella sezione trasparenza del sito internet della Fondazione è pubblicato l'elenco dei dipendenti che costituiscono la voce più consistente del bilancio. Di questa grande famiglia fanno parte 148 persone in pianta stabile che compongono una piramide dove al vertice c'è il sovrintendente e alla base i sei addetti alla biglietteria. Sotto la voce “costi del personale” per il 2018 è prevista una spesa di poco più di 14 milioni di euro così ripartiti: 5 milioni e 250mila andranno agli artisti (attori e musicisti) assunti a tempo indeterminato, mentre 412mila euro sono quelli che incasseranno i titolari di un contratto a termine; due milioni e 680mila euro serviranno a pagare gli stipendi dei tecnici, mentre per gli impiegati che si occupano di comunicazione, logistica, organizzazione e amministrazione resta un milione e 259mila euro.
Lirico a parte, esistono molte altre realtà. L'associazione Teatro di Sardegna gestisce il Massimo di viale Trento. Massimo Mancini ha assunto la direzione artistica nel gennaio del 2015: «Negli ultimi tre anni siamo cresciuti e abbiamo potuto stabilizzare almeno 15 dipendenti. Complessivamente facciamo lavorare 150 persone all'anno, ma nonostante tutto molti dei curricula che riceviamo ogni giorno restano nel cassetto».
CONTI IN TASCA In questo settore anche il lavoro occasionale è regolato dal “contratto teatrale giornaliero da dipendente” che include Tfr, ferie non godute e ogni altra voce prevista dalla legge. Il compenso minimo sindacale al netto delle tasse è di 54 euro al giorno ma per fortuna spesso la paga è più alta. Che si tratti di attori o di tecnici addetti a luci e suoni si arriva a 100 o 150 euro lordi al giorno. «Un attore di richiamo può arrivare anche a 1.000 euro - spiega Mancini - ma capita sempre più di rado. Ultimamente sono aumentate le produzioni ma anche il numero di attori e dunque non è detto che si lavori di più». E poi, conta sempre l'esperienza. Nel mercato del lavoro la figura più richiesta del momento è quella del macchinista, il falegname del teatro che monta le scenografie. «È anche la categoria più vecchia, mentre nel campo delle luci e dei suoni grazie alle nuove tecnologie esistono ottime professionalità tra i giovani».
DIETRO LE QUINTE L'organigramma di una produzione teatrale è molto simile a quello di un concerto o un festival musicale. Davide Catinari, musicista, frontman dei Dorian Gray e fondatore di Vox day, una macchina perfetta che ha portato in Sardegna i più grandi nomi del panorama internazionale, la vede così: «C'è una bella differenza tra i festival o le date secche. Se parliamo delle occasioni di lavoro offerte da spettacoli musicali è meglio chiarire che quelli nazional popolari rendono di più ma creano meno indotto». La ragione è presto detta. «Una produzione come quella di Vasco Rossi porta tutto da casa, a chi lavora in loco non lascia nulla». I giganti però non sono così numerosi e spesso un concerto diventa fonte di reddito per chi ci gira intorno. Facchini, montatori, addetti al catering nei camerini, assistenti di palco sono indispensabili soprattutto d'estate quando in ogni angolo di Sardegna impazzano feste e sagre paesane. A fine stagione quando le luci della ribalta si spengono però inizia la ricerca di un nuovo lavoro che magari non sempre nutre lo spirito, ma la pancia sì.
Mariella Careddu