Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Francesco e il Sultano

Fonte: L'Unione Sarda
3 febbraio 2018

Lezioni di Storia Domani, alle 11, a Cagliari il racconto del medievalista Amedeo Feniello

 

Ma che cosa è realmente accaduto a Damietta?

 

« È la storia più bella del mondo perché non esiste». Allora perché sentirla? «Perché - promette lo storico medievalista Amedeo Feniello, domani a Cagliari al Massimo per una lezione - ci dice moltissimo di un viaggio intrapreso nel 1200 da un frate povero, ci svela l'idea di geografia dell'epoca e ci racconta perfettamente delle tante costruzioni e manipolazioni fatte dagli studiosi su un episodio certamente accaduto, l'incontro tra Francesco d'Assisi e il Sultano d'Egitto al-Kamil, ma di cui non si sa davvero nulla se non che c'è stato. Che lingua hanno parlato i due protagonisti? Che cosa si sono davvero detti? Che reciproci impegni morali hanno preso?».
Benvenuti a “L'amicizia. San Francesco e il Sultano”, il secondo appuntamento promosso dalla casa editrice Laterza in collaborazione con il teatro cagliaritano, e L'Unione Sarda media partner, sul tema del “Viaggio” per il ciclo “Lezioni di Storia”, che si annuncia avventuroso almeno quanto quelli intrapresi del frate nella terra degli infedeli .
Dopo l'introduzione di Cristina Maccioni, a portarci domani mattina alle 11, nel campo crociato di Damietta, nel turbolento Egitto, dove cristiani e musulmani si fronteggiano aspramente, sarà Amedeo Feniello, studioso che lavora all'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea del Cnr e insegna storia medievale all'Università dell'Aquila.
Perché Francesco affronta questo viaggio?
«Il progetto del viaggio non era certo dettato da un desiderio di integrarsi e integrare, di creare una collaborazione, non rispondeva a uno spirito ecumenico. Francesco parte per catechizzare perché questa era la mentalità medievale, questo era nella logica apostolica, rispondeva ai principi evangelici dell'ordine. Non c'era l'apertura verso il diverso, Oriente e Occidente erano due mondi assolutamente impermeabili».
Ma questo episodio ci è stato consegnato come il primo esperimento di dialogo tra religioni, che va oltre pregiudizi e fanatismo.
«Non abbiamo elementi che ci riportino a questa lettura, o indizi per dire che c'è una curiosità da parte cristiana di comprendere un'altra religione. Sappiamo invece che questo episodio è stato interpretato in vari modi da Tommaso di Celano (frate francescano che ha composto due Vitae di San Francesco d'Assisi) fino al giornalista Tiziano Terzani che lo cita in risposta a Oriana Fallaci e alla sua “La rabbia e l'orgoglio” proprio come paradigma di dialogo. Alcuni storici hanno addirittura ricostruito il dialogo tra Francesco e al-Malik».
C'è un bellissimo dipinto di Giotto che celebra l'avvenimento. La sua suggestione più grande allora è nell'idea di viaggio?
«Domandiamoci com'era la cartina vista da un cristiano del tempo, una specie di T con in mezzo Gerusalemme. Era l'alba del 1200, quando appena si affermava il tomismo. Il vero fascino dell'incontro tra Francesco e il Sultano è nello spaesamento del primo, un religioso che vive tra Umbria, Marche e Lazio, E scopre il deserto. Proviamo a immaginare i suoi occhi sorpresi, meravigliati. Sappiamo che passa a suo rischio e pericolo le linee dove si combatte e che, carismatico com'è, porta scompiglio, cattura l'attenzione di tutti i giovani. Ma da dove è partito? Da Venezia? Viaggiava come clandestino?
Francesco intraprende il viaggio per tre volte prima di incontrare il Sultano. Lo accolgono con benevolenza, lo bastonano, gli danno da mangiare? La sua missione alla fine si rivela un fallimento. Torna indietro con un mare di problemi, piaghe, malattie».
È accaduto, ma non sappiamo nulla, eppure continua a catturare la curiosità.
«Potenza della grandezza di un protagonista straordinario. E poi, il non sapere nulla non fa altro che renderlo ancora più fantastico».
Caterina Pinna