Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tremila mici sparsi per la città

Fonte: L'Unione Sarda
26 gennaio 2018

Cresce il numero delle colonie feline: secondo la Assl sono complessivamente trecento Tremila mici sparsi per la città I gatti del molo Sabaudo a guardia di anfore e reperti antichi 

Sono tremila, suddivisi in trecento comunità feline sparse per strade, piazze, rioni e parchi. Centosettanta le colonie ufficiali, riconosciute dal Servizio igiene urbana veterinaria della Assl. Una città di gatti, insomma. Uno ogni cinquanta abitanti. Mici amati e rispettati ma anche guardati con sospetto e timore da chi li vede come possibili serbatoi di patologie.
IL MEDICO Dal reparto di malattie infettive del Santissima Trinità preferiscono evitare allarmismi. Dice il responsabile Sandro Piga: «Il gatto può essere un vettore di malattie come la toxoplasmosi, un protozoo in grado di creare problemi al sistema linfatico ma che normalmente rientra senza alcuna conseguenza. Si contrae con le feci ma nel caso dei felini, che si puliscono leccandosi, il contagio può avvenire tramite la saliva. Un'altra patologia è quella chiamata “malattia da graffio” che si cura con gli antibiotici. Noi siamo qui da trentacinque anni ma non abbiamo mai avuto situazioni troppo critiche dovute al rapporto gatto-uomo». In città esistono colonie feline censite dalle autorità sanitarie e altre difficili da controllare perché formate da animali che creano gruppi temporanei. Sono i gatti di Castello, Monte Urpinu, piazza San Cosimo e Giorgino. I mici di viale Bonaria, via de Gioannis, del parco di San Michele e viale Sant'Avendrace.
LA BANCHINA L'ultima nata (almeno sul piano del riconoscimento ufficiale) è la colonia dei gatti del molo Sabaudo nata in un luogo ricco di storia tra anfore, vasi, grandi dolia e cannoni antichi custoditi nel capannone della Soprintendenza archeologica strappati ai fondali marini.
LA REGINA La gatta più vecchia è Grigia . Anche se poi anziana non lo è affatto e quel nome, che nessuno le ha mai dato, racconta soltanto il colore del suo mantello fumo di Londra. Un gatto tra i tanti della comunità felina della banchina del porto: qui si possono incontrare quindici animali che una vita non facile ha reso sospettosi e diffidenti per gli estranei ma non per Ignazio Sanna, l'archeologo della Soprintendenza che dirige il laboratorio dove vengono catalogati e studiati i tanti reperti antichi recuperati dal 2005 a oggi.
L'ORIGINE «Quando siamo arrivati qui, ospitati dall'Autorità portuale, i gatti c'erano già. Ho cominciato a interessarmene quando ho visto i primi animali malati. Grigia aveva appena partorito, stava male. L'ho fatta curare e sterilizzare», racconta Sanna, che ha anche chiesto alla Assl di ufficializzare la colonia. Strada che sta però percorrendo l'Authority. «Dei 15 gatti, 12 li ho già fatti sterilizzare».
IL LABORATORIO Grigia, Tigrato, i fratellini siamesi a volte riescono a infilarsi nel capannone. Anfore e ancore sono la loro passione. Trascorrerebbero tutto il tempo lì dentro. Ma per loro il laboratorio è off limits e Ignazio Sanna deve vigilare che resti tale. A loro non resta che vagare liberi nel loro territorio che - come previsto dalla legge - lasceranno solo per il tempo necessario a far sì che i veterinari possano curarli e sterilizzarli prima di rimandarli nella loro casa sul mare.
Andrea Piras