Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

C'è da spostare un rigassificatore Il gruppo Grendi: «Incompatibile con l'attività del porto canale»

Fonte: L'Unione Sarda
22 gennaio 2018

Contrari anche gli abitanti di Giorgino e gli ambientalisti: sarebbe troppo vicino alle case

C'è da spostare un rigassificatore Il gruppo Grendi: «Incompatibile con l'attività del porto canale»


I sostenitori del metano dicono che porterà sviluppo, libererà i sardi dalla schiavitù del gpl (leggi petrolio) e abbatterà di 430 milioni di euro all'anno la bolletta energetica complessiva dell'Isola. Fin qui è d'accordo anche uno dei più grandi oppositori della costruzione del rigassificatore a Giorgino: «Non abbiamo nulla contro l'impianto, anzi: è utile per il futuro della Sardegna. Noi ci siamo opposti alla scelta del luogo in cui dovrebbe sorgere», dice Antonio Musso, presidente del Gruppo Grendi.
L'OPPOSIZIONE Il suo «no», ammette, fa parte dell'ampio catalogo dei Nimby (acronimo di Not in my back yard, Non nel mio cortile), cioè la reazione negativa di chi vede costruire un'opera di interesse pubblico nel proprio territorio. E in effetti il rigassificatore progettato dalla Isgas - investimento di 78 milioni, battesimo previsto nel 2020 -, oltre a essere previsto a 400 metri dal Villaggio dei pescatori, è a un soffio dal capannone dell'azienda di trasporti. Non solo: «Nei piani della Isgas c'è la realizzazione di un braccio di carico del metano, che dovrebbe arrivare con le navi, nella stessa banchina a poca distanza dal molo che utilizza la nostra società. Quello è uno dei punti più trafficati del porto canale e ci saranno uno o due bocchettoni telescopici e una casetta per il controllo delle operazioni. Vista la natura del carico e dello scarico, le norme di sicurezza impongono l'assenza di qualsiasi attività nel raggio di un centinaio di metri. Questo vuol dire che il nostro terminal verrebbe bloccato all'arrivo di ogni metaniera». Quante volte? Su questo aspetto le dichiarazioni della Isgas (secondo cui basterebbe un carico al mese per il fabbisogno dell'Isola) confliggono con le informazioni della Grendi: «Nel progetto si sostiene che potrebbero servire anche due carichi alla settimana, cioè otto o nove al mese», racconta Musso.
L'ALLARME Se il rigassificatore venisse costruito lì, «la nostra sopravvivenza sarebbe impossibile. E mi sembra un'assurdità: siamo una delle poche aziende che resiste al porto canale di Cagliari, che mi pare abbia già qualche problema. Sarebbe un'assurdità». Per Musso la soluzione è semplice: «Basterebbe spostare il progetto: lo scalo industriale ha aree estremamente più idonee per questo impianto».
GLI ABITANTI Non è molto diversa l'idea di chi vive a Giorgino. «Non siamo contrari a prescindere a un rigassificatore, ma è stato previsto troppo vicino al villaggio», spiega il portavoce degli abitanti Carlo Floris. «Non siamo mai stati interpellati per capire cosa ne pensiamo. Un impianto del genere bloccherebbe le attività del quartiere, i ristoranti. La vocazione che ha ora Giorgino verrebbe accantonata». Poi c'è il capitolo dei pericoli. La Isgas sostiene che i rischi siano quasi inesistenti. «Non siamo degli sprovveduti: ci siamo informati e il pericolo c'è. Anche per questo motivo il rigassificatore andrebbe realizzato in un altro posto», dice Floris. E qualche perplessità è stata espressa anche dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda. «Sorprende che sia stata scelta un'area così a ridosso del Villaggio pescatori, un centro abitato caratterizzato dalla presenza di attività produttive che peraltro è nelle immediate vicinanze delle rotte di atterraggio dell'aeroporto. Sembrerebbe, da questo punto di vista, che il progetto abbia subito alcune modifiche rispetto a quanto inizialmente prospettatomi», ha scritto il primo cittadino in una lettera inviata a Isgas, Ministero e Regione.
AMBIENTE E RISCHI Anche le prospettive del risparmio economico e di una maggiore ecosostenibilità del metano non riescono a convincere Angelo Cremone, coordinatore dell'associazione Sardegna pulita: «L'impatto del rigassificatore e del metanodotto è pesante. Mi chiedo: non sarebbe meglio dare incentivi per gli impianti solari? Poi c'è da considerare cosa succederebbe in caso di incidente: un'esplosione raderebbe al suolo qualsiasi costruzione nel raggio di chilometri. Sarebbe una follia».
Michele Ruffi
(2 - continua)