Rassegna Stampa

Cinemecum

"Quei raffinati scatti di mio padre"

Fonte: Cinemecum
26 giugno 2009


La scenografa Paola Comencini, figlia del grande cineasta, commenta la bella mostra in scena al Teatro Civico di Cagliari fino al 12 luglio. "Mio padre? Lo ricordo sempre con la macchina fotografica in mano". di Elisabetta Randaccio

“Mio padre lo ricordo sempre con la macchina fotografica in mano, pronto a «rubare» immagini non in posa della sua famiglia, per cogliere istanti speciali delle persone”. Così racconta Paola Comencini, scenografa affermata e pluripremiata per i suoi lavori cinematografici (tra gli altri “Romanzo criminale” di Michele Placido, “La bestia nel cuore della sorella Cristina e le varie opere del padre a cui ha collaborato sin da giovane), ricordando l'amore di Luigi Comencini per la fotografia.

Il grande regista, somparso nel 2007, infatti, oltre ad essere stato uno degli autori capaci di riportare al successo di critica e di pubblico il cinema italiano dal dopoguerra fino agli anni Ottanta, aveva collaborato, subito dopo il secondo conflitto mondiale, come reporter a “Tempo illustrato”, una sorta di versione italiana del mitico “Life” americano, dove l' immagine fotografica aveva un'importanza giornalistica quanto l'articolo scritto. Parte dei suoi splendidi scatti di quel periodo, che anticipano, in realtà, alcuni elementi contenutistici e stilistici dei suoi film, sono esposti dal 19 giugno al 12 luglio a Cagliari, presso il Teatro Civico di Castello, in via Università.

L' iniziativa, imperdibile sia per i cinefili, ma pure per chiunque voglia ripercorrere il mondo drammatico e, nello stesso tempo, vitale dei duri anni del dopoguerra, è stata inaugurata alla presenza della figlia Paola, la quale ha spiegato la passione del padre per l'arte della fotografia, ricordando la sua ammirazione per il metodo e gli scatti di Cartier Bresson, a cui l' avvicinava il desiderio di immortalare momenti imprevedibili dell'esistenza di personaggi anonimi.
Durante la presentazione della mostra, sono intervenuti anche Antonello Zanda, direttore della Cineteca Sarda di Cagliari e Gianni Olla, critico cinematografico. Infatti l'iniziativa, realizzata con l' apporto del Comune di Cagliari, della Fondazione Cineteca Italiana, della Società Umanitaria-Cineteca sarda e con la collaborazione del Teatro Civico di Cagliari, ha anche un' anima filmica. La mostra fotografica viene affiancata da una breve rassegna delle opere di Luigi Comencini, proiettate sia al Teatro Civico sia nel salone della Cineteca Sarda in viale Trieste: si alterneranno pellicole-capolavori di enorme successo come “Tutti a casa” (1960, un film che vale quanto una lezione di storia sul dramma dell' 8 settembre, pur conservando l'ironia amara tipica del regista) o “La ragazza di Bube” (1963, tratta dal romanzo di Carlo Cassola e interpretato da una giovane e intensa Claudia Cardinale), ma anche opere poco frequentate pure in video come “Proibito rubare”(1948, esordio nel lungometraggio di Comencini, che ha aperto la rassegna) o “E questo, lunedì mattina” (1959), di produzione tedesca, il quale, come ci ha ricordato Gianni Olla è “una pellicola particolare. Solo Roberto Rossellini, prima di Comencini, era stato chiamato a lavorare in Germania, intenta a ricostruire un'industria cinematografica distrutta dalla guerra e dalle sue conseguenze economiche.”

Gli “Appunti di un cineasta” (così recita il titolo della manifestazione), non sono esclusivamente ritratti di un'Italia fatta di piccoli artigiani, di povertà diffusa, di città e campagne devastate, ma mostrano i bambini tesi a recuperare l'infanzia perduta irrimediabilmente negli orrori della guerra, le donne e i loro vestitini sdruciti e dignitosi (è splendido quello scatto con una ragazza attaccata con forza al braccio di un'adulta - forse la madre - con uno sguardo, nello stesso tempo, di ansia e di resistenza al dolore), i cavalli trascinanti i carretti, ma pure alcune macchine, i graffiti sui muri, la mano di un soldato senza volto che scosta una tenda...
Paola Comencini ci ha spiegato come il padre avesse ”un continuo desiderio di sfida artistica e un enorme affetto per il mondo, per le persone, gli oggetti, le architetture”.

Anche lei ha la passione per la fotografia?
Sì, soprattutto quando mi capitata di lavorare alla ricerca delle location per un film. Ora con la macchina digitale è tutto più semplice. Ricordo, però, una serie di scatti realizzati per “La Storia”, diretto da mio padre, tratto dal testo di Elsa Morante, particolarmente suggestivi, andati perduti.

Lei è una scenografa di successo, le sue sorelle sono, invece, registe e sceneggiatrici. Non ha mai avuto la tentazione di scrivere un suo soggetto?
Mai. Avrei voluto fare l'architetto, ma poi, ho iniziato a collaborare con mio padre. Sono la più grande tra le sorelle, ho cominciato prima di loro, ma decisamente abbiamo scelto strade diverse nel mondo del cinema.

Mi pare che la sua sensibilità artistica sia adeguata anche per il teatro, ha pensato di ideare una scenografia per il palcoscenico?
Ho lavorato alcune volte in teatro, ma le posso dire in anteprima che mi occuperò delle scenografie per una nuova, bella commedia scritta da mia sorella Cristina, che si chiamerà “Est-ovest”.

L'inizativa di mostrare le foto di suo padre, secondo lei, contribuisce alla necessità di confermare la memoria degli autori cinematografici, seppure Luigi Comencini sia rimasto nel cuore degli spettatori perché aveva un'anima popolare capace di comunicare fortemente con la gente e dunque, difficilmente dimenticabile?
La fotografia e il cinema sono strettamente legati, seppure abbiano peculiarità diverse. Però, questi scatti fanno rivivere l' amore di mio padre per la gente, seppure, dopo il rito dello sviluppo, risultassero sempre immagini “casuali”, ma di grande raffinatezza.