Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Maestri in piazza, scuole in tilt Sciopero dei docenti diplomati, adesione massiccia nell'Isola

Fonte: L'Unione Sarda
9 gennaio 2018

Migliaia di bambini sono rimasti a casa. La protesta davanti all'ufficio regionale di Cagliari

Maestri in piazza, scuole in tilt Sciopero dei docenti diplomati, adesione massiccia nell'Isola 

Alla scuola dell'infanzia di via del Sestante, a Cagliari, due terzi dei bambini non sono entrati in classe. L'istituto comprensivo San Donato di Sassari è rimasto chiuso. Lo stesso è accaduto nelle scuole elementari e medie di Arzana e al comprensivo 6 di Flumini (Quartu). E ancora: oltre il 50% delle maestre ha scioperato al comprensivo 3 di Quartu Sant'Elena, identica adesione alle elementari di Decimoputzu e disagi anche ad Assemini. Solo alcuni esempi per raccontare l'adesione massiccia alla protesta nell'Isola. «Lo sciopero dei maestri e delle maestre con diploma magistrale è stato un successo», sottolinea Nicola Giua, rappresentante Cobas scuola Sardegna.
IL SIT-IN Nel giorno del ritorno a scuola dopo le vacanze natalizie, anche le maestre e i maestri sardi della scuola dell'infanzia e della primaria sono scesi in piazza per lo sciopero nazionale proclamato da Anief e Cobas contro la «vergognosa decisione» del Consiglio di Stato che nega la loro presenza nelle Gae, le graduatorie a esaurimento. In Sardegna si trovano in questo limbo ben oltre mille docenti, oltre 40.000 in tutta Italia. Mentre un centinaio di sardi hanno manifestato a Roma al Miur, circa 300 arrivati da Alghero, da Sassari, dalla Gallura, dal Nuorese e dall'Oristanese si sono dati appuntamento sotto la sede dell'ufficio scolastico regionale, a Cagliari.
LE RICHIESTE «Vogliamo che sia approvato un decreto legge che permetta fin da ora l'inserimento nelle Gae del personale docente in possesso dell'abilitazione e che confermi nei ruoli il personale assunto con riserva in modo da garantire la continuità didattica», spiega Gianmauro Nonnis, presidente di Anief Sardegna. «Se il Miur non decide di intervenire, inevitabilmente sarà il caos», aggiunge.
IL PASTICCIO Di cosa parliamo? Le maestre e i maestri diplomati prima del 2002 (soltanto dopo, infatti, la legge ha stabilito che per insegnare occorre una laurea) hanno ottenuto dopo sette sentenze dei giudici amministrativi il diritto di essere inseriti nelle graduatorie a esaurimento. Una parte è entrata nel giro delle supplenze con la possibilità di entrare di ruolo in pochi anni, un'altra è stata assunta a tempo indeterminato. Il Consiglio di Stato, però, ha deciso che il loro titolo non è più abilitante. Non solo. La gran parte di questi docenti ha anche una laurea, come Franca Floris, di Irgoli, laureata in Lingue straniere. «Dopo 15 anni di precariato, nel 2016 ho ottenuto il ruolo», cioè l'assunzione a tempo indeterminato. «Ho anche superato l'anno di prova - puntualizza -, ma adesso lo Stato mi dice che non sono più abilitata all'insegnamento. Non è giusto».
SOLUZIONE POLITICA Bandiere, slogan, cartelli («I diritti non scadono», «Contro la sentenza facciamo resistenza», «Abilitate quando serve, licenziate quando conviene»), fischietti e tanta rabbia hanno accompagnato la protesta. «Occorre una soluzione politica», spiega Nicola Giua, Cobas, «una soluzione che garantisca i diritti acquisiti, riconosca il valore dell'anno di prova, ed eviti il licenziamento di migliaia di docenti e la paralisi della scuola dell'infanzia e della primaria».
Mauro Madeddu