Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli importi medi sono più bassi della media nazionale del 17% L'Isola delle pensioni, assegno a un s

Fonte: L'Unione Sarda
30 novembre 2017

Gli importi medi sono più bassi della media nazionale del 17% L'Isola delle pensioni,
assegno a un sardo su tre
Al 31 dicembre dello scorso anno la Sardegna aveva 1.653.135 abitanti e 579.834 pensioni. Più di un sardo su tre campa con un assegno previdenziale. Di questi uno su quattro è di invalidità civile, uno su cinque di vecchiaia. A versare i contributi per pagare le pensioni sono in 562.098, cioè gli attuali occupati sardi.
E questo è già uno squilibrio. Evidenziato da un altro numero: ai lavoratori privati, l'Inps nel 2016 ha erogato oltre 4,8 miliardi di euro ma ne ha incassati poco meno di 1,8. Significa che ci sono tre miliardi di squilibrio, non compensati dai dati sul settore pubblico, che l'Istituto di previdenza non ha ancora completato.
IMPORTI BASSI A leggere i dati sulle pensioni diffusi dall'Inps nel rapporto annuale presentato a metà mese e utilizzati da Cgil e Cisl per supportare le loro (differenti) rivendicazioni nei confronti del governo, emerge che l'importo medio delle pensioni è di 825 euro, il 17% in meno della media nazionale e il 38% in meno della media nel settentrione.
MEDICI RICCHI L'assegno di vecchiaia è di 695 euro, quello di anzianità di 1.476. Agli invalidi civili l'Inps corrisponde mediamente 419 euro al mese mentre i superstiti ricevono 577 euro. Stanno meglio i pensionati ex Inpdap: quelli degli enti locali hanno una busta paga media di 1.531 euro, gli ex insegnanti ne incassano 1.359, gli ex dipendenti postali 1.797, gli ex ufficiali giudiziari 1.408. I più ricchi, tra i “clienti” dell'Inps sono i medici in quiescenza: 4.220 euro al mese di media. Un'eccezione.
DISOCCUPAZIONE ALTA In un'Isola con un tasso di disoccupazione generale del 17,25% e del 56,35% tra i giovani (con punte superiori al 71% nel Medio Campidano) che ha retto l'urto della crisi grazie agli ammortizzatori sociali, fa paura scoprire che le ore di cassa integrazione sono diminuite del 45,92% e la mobilità del 23,72%: oggi sono con 12 milioni, tra ordinaria e straordinaria. Anche gli occupati si sono ridotti passando dai 565.049 del 2015 ai 562.098 del 2016. Siamo l'unica regione del Sud ad avere registrato una contrazione con un -0,3% nel complesso, punte del -3,9% in agricoltura e del -2,7% nell'edilizia. I livelli dell'occupazione in generale restano generalmente distanti da prima della crisi con un -6,6%. «Il vero problema, nonostante la situazione sia migliorata rispetto agli anni scorsi, resta il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, una spesa che grava enormemente sul nostro welfare», ha commentato nei giorni scorsi l'assessora regionale al Lavoro Virginia Mura. Certo è che molti di coloro che campavano grazie a un assegno da cassintegrato ora non ha più nemmeno quello.
INPS: CRESCIUTA LA POVERTÀ «Se il calo degli ammortizzatori sociali non è dipeso da una maggiore occupazione ma da un mancato riavvio dell'economia isolana che ha generato un calo degli occupati, significa che si è estesa la fascia prive di qualsiasi sostegno al reddito, cioè è cresciuta la povertà», fa notare Piero Vargiu, presidente del comitato regionale Inps. Il report su povertà ed esclusione sociale della Caritas presentato pochi giorni fa riscontra questo dato con 101.300 famiglie in povertà relativa.
«I dati emersi finora sono da bollettino di guerra, non capisco come davanti a questi dati non si sia creata una mobilitazione permanente», ha commentato il deputato del Pd Giampiero Scanu.
PIÙ VECCHI CHE GIOVANI La dimensione esatta della situazione economica sarda si ha sommando disoccupati, ex cassintegrati e pensionati, sul cui reddito oramai si reggono molte famiglie. E se il 27% di chi ha uno stipendio può essere considerato a rischio povertà tanto da avere la necessità di un salario minimo orario, di cui si è discusso ieri in commissione Lavoro della Camera, il quadro è completo.
Se poi si considera che nell'Isola gli over 65 sono il doppio degli under 14 e che cresce ogni anno l'emigrazione degli under 40 si ha un'idea abbastanza precisa di quali siano le prospettive.
Fabio Manca