Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Disagio mentale, il calcio è proprio una roba da matti

Fonte: L'Unione Sarda
8 novembre 2017

Francesco Trento in tour per Éntula con “Crazy for football” racconta riscatti sociali

 

 

 

L e tifoserie violente e razziste non rappresentano l'essenza del calcio. Se la vicenda degli adesivi che hanno infangato la memoria di Anna Frank è emblema del calcio malato, «c'è anche chi grazie a quel gioco guarisce». Parola di Francesco Trento (Roma, 1972). Storico, sceneggiatore, scrittore, tifoso della Lazio ed eccezionalmente simpatizzante della Roma, è in Sardegna, ospite del festival Éntula, per restituire allo sport la dimensione più nobile. Nel tour che stasera lo porterà ad Alghero (ore 19, Libreria Cyrano), domani a Oristano (10.45, Liceo De Castro) e a Fordongianus (17, campo delle Elementari), venerdì a Macomer (19.30, Centro Unla), domenica 12 a Fonni (16.30, spazio Ceas) e lunedì 13 a Cagliari (19, Teatro Massimo) racconterà la storia incredibile dei 12 ragazzi della Nazionale italiana (due sardi) che, allenata da Enrico Zacchini e preparata dall'ex pugile Vincenzo Cantatore, ha disputato nel 2016 a Osaka il Mondiale di calcio a 5 per malati psichiatrici.
Incoraggiata da Santo Rullo, presidente dell'Associazione italiana di psichiatria sociale, la missione giapponese è al centro del libro, firmato da Francesco Trento e Volfango De Biasi, intitolato “Crazy for football” (Longanesi). Il lavoro è ispirato all'omonimo docufilm che diretto da De Biasi, con soggetto e sceneggiatura di Trento (già autore con lo stesso regista di “Matti per il calcio”), ha vinto il David di Donatello 2017. Un progetto che ricorre al calcio - dice lo scrittore - «come mezzo per consentire a chi soffre di riabbracciare la vita e per ricordare come la malattia psichiatrica non coincida con l'identità dei pazienti. Ciascuno ha talenti e qualità utili alla società».
Tra le storie di riscatto che il libro racconta c'è quella di Sandrone, «scorta di Cossiga, quando si manifestò la schizofrenia. Ora poeta e pittore». Quella di Ruben, ragazzino depresso che aveva chiuso il mondo fuori dalla sua camera. E quelle di Cristian (i suoi palleggi stupirono persino Totti) e Silvio, i ragazzi sardi che saranno ospiti degli incontri di Oristano e Fordongianus. Miracoli su cui si fonda la scommessa che «con Santo Rullo e Volfango De Biasi abbiamo deciso di lanciare: vorremmo organizzare il Mondiale 2018 per pazienti psichiatrici a Roma, così da celebrare il quarantennale della legge Basaglia. Sarebbe occasione per mostrare il ruolo della società civile nei percorsi di reinserimento e invitare i Paesi che ancora tengono aperti i manicomi a chiuderli. Noi ci impegniamo a chiudere le case in cui i ragazzi si barricano per non cimentarsi più con la vita, a prenderli per mano, portarli in campo e farli giocare a calcio».
Manuela Arca