L'area di 12mila metri quadri acquistata da una catena di supermercati
Il via ai lavori, con tanto di permesso a costruire, era arrivato il 28 agosto. Il mese dopo le squadre degli operai sono entrate in azione per ripulire i locali abbandonati da quasi vent'anni e adesso sono comparse le impalcature. Entra così nel vivo la riqualificazione dell'ex autoparco dell'Etfas di viale Poetto-San Bartolomeo, l'immensa area con i suoi edifici e i suoi capannoni che l'ente regionale per lo sviluppo dell'agricoltura, diventato col tempo Ersat e poi Laore, aveva abbandonato 19 anni fa perché considerata antieconomica e ormai inutile.
L'ASTA Ad aggiudicarsi la proprietà, nel cuore dell'estate del 2016, è stata la catena di supermercati Gieffe srl, dopo le aste promosse in questi anni dalla Regione per la vendita dei dodicimila metri quadri racchiusi tra il viale Poetto, viale San Bartolomeo e via Vergine di Lluc andate di fatto deserte. La cifra di partenza - sette milioni di euro - non aveva però convinto possibili acquirenti, magari intenzionati a mettere le mani su questo vasto appezzamento di terra dentro la città, di certo strategico per un investimento importante legato ai servizi integrati, come indicato dalla destinazione imposta dal Piano urbanistico comunale, ma messo all'asta a un prezzo evidentemente proibitivo e giudicato eccessivo. Valore stabilito da una perizia affidata al Dipartimento del territorio della facoltà di Ingegneria.
Così nessuno si era fatto avanti. Asta deserta, bisognava ripartire, rivedere necessariamente le richieste economiche per riuscire a piazzare i 12.000 metri quadrati di terreno e i 2 mila metri quadri di fabbricati. Si è fatta avanti la catena di supermercati che si è aggiudicata l'asta con quasi cinque milioni di euro e un rialzo di 90 mila sul prezzo base d'asta.
ANNI DI DEGRADO Insomma, l'asta ha segnato la fine dell'abbandono e del degrado che avevano caratterizzato questa spicchio di città da quando Laore aveva deciso di disfarsene. I cancelli erano stati chiusi, le saracinesche dei capannoni abbassate e sbarrate le porte dei caseggiati più piccoli, compreso quello affacciato su viale Poetto che ospitava gli uffici dell'ente. Ebbene, fino a poco tempo fa, dai vetri rotti delle finestre era ancora possibile spiare gli interni. Cartelle e fogli, pile di carta e scheletri di computer riversi sul pavimento, scrivanie sfondate. E ancora pc distrutti da qualche incursore che aveva magari sperato di trovare dentro gli edifici materiale prezioso da portar via. Non trovandolo, ha sfogato la rabbia distruggendo mobili e computer.
Pian piano anche il terreno si era coperto di erbacce. Ancora di più i cespugli si erano appropriati del giardino triangolare davanti alle scalette d'ingresso dell'autoparco, dove ancora si trova la stele votiva mariana, in trachite rosa e placche di ceramica smaltata realizzata dall'artista sassarese Eugenio Tavolare per conto dell'ente regionale agrario. Una scultura chiamata appunto della Madonna dell'Etfas. Opera preziosa che fortunatamente in questi anni di degrado e di prolungato abbandono non è mai stata danneggiata, addirittura sottratta come si temeva. “Maria benedici il nostro lavoro”, la scritta voluta dai dirigenti e dai dipendenti dell'Etfas negli anni Cinquanta, resta al suo posto. Insieme alla scultura. E lì continuerà a stare anche quando sorgerà il mega centro commerciale.
In effetti, approfittando di un mancato e interminabile utilizzo, l'ex autoparco aveva fatto gola a qualcuno. Era stata anche tentata da parte di un gruppo di senzatetto un'occupazione abusiva. Speranza vana, immediatamente interrotta dalle forze dell'ordine. Quei luoghi, diventati di proprietà regionale solo dopo il varo di una legge (era il 2005) che consentiva il passaggio del patrimonio degli enti strumentali alla Regione, dovevano servire a ben altro. Diventarono, di fatto, un inno al degrado per altri dieci anni.
Andrea Piras