Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Lia Careddu: «Io, la dura madre di Grazia Deledda»

Fonte: L'Unione Sarda
23 ottobre 2017

TEATRO MASSIMO. L'attrice stasera in scena a Cagliari per l'ultima replica della pièce

 

 

 

T etra, luttuosa, febbrile. È magnificamente tremenda, Lia Careddu, nel ruolo della genitrice abbandonata. Tanto addolorata da trasformarsi, in una delle scene di “Quasi Grazia”, nella Madre dell'ucciso di Francesco Ciusa. La bocca serrata, le braccia strette al corpo, come nella scultura.
In scena ancora oggi (alle 19) al Teatro Massimo di Cagliari (che ha registrato per due giorni il gran pienone), il lavoro di Marcello Fois, si apre tra le pareti della casa paterna ingombra e tra le valigie pronte per quel viaggio che porterà Grazia Deledda oltremare, a Roma. Tra i protagonisti, Lia Careddu.
A cosa si è riportata, per incarnarsi in questa donna carica di paura e di passione?
«Di Francesca Cambosu, questo il suo nome, si sa pochissimo. La sua era una famiglia non del tutto felice, specie per la debolezza di carattere dei figli maschi. E per quella figlia così diversa dalle altre ragazze. Conosco le indoli delle matriarche di una volta, sono nata in un paese e ne ho incontrato qualcuna. Dunque ho attinto anche alla mia esperienza personale per costruire un personaggio che con le sue vesti nere è in pieno contrasto con l'abito giallo sole di Michela Murgia nella parte di Grazia Deledda».
Lei si muove, quasi danza, seguendo una coreografia di movimenti precisi e molto espressivi. E' un ulteriore elemento drammatico?
«Ho studiato, per arrivare a questo. Ma molti gesti mi vengono spontanei: spostare le corbule, riordinare le pentole mi aiuta a concentrarmi e a seguire un ritmo».
Oggetti da femmina?
«Sì, le cose adatte alla buona massaia, alla sua giornata scandita dalla pulizia, dai bucati, dalla preparazione del cibo. Gli utensili simboleggiano i doveri domestici ed io nella finzione li sistemo con metodo. Per avere ordine almeno nella credenza, visto che Grazia non sente ragioni e si avvia a un futuro senza certezze. Alla figlia non importa niente del costume della nonna conservato nella cassapanca. E io agito la mia gonna come per offrirle protezione e insieme materializzare i fantasmi delle ave. Francesca manco lo sapeva cosa era il Premio Nobel. Ignorava che lo strappo si sarebbe trasformato in successo».
In realtà Grazia Deledda Madesani è tornata spesso in Sardegna. Si riconciliò con la famiglia?
«Non nel testo di Fois. Nel suo copione il distacco è definitivo, non ci fu comprensione né perdono. Mi trovo bene con la sua scrittura, è un autore molto sensibile ai conflitti generazionali».
Alessandra Menesini