Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Minnie, la forza del perdono nell'epopea dei poveri antieroi

Fonte: L'Unione Sarda
23 ottobre 2017

 

 

 

 

D onato Renzetti e l'orchestra del Lirico: sono loro i veri protagonisti della Fanciulla del West, tornata a Cagliari tra molti calorosi applausi venerdì scorso, a 32 anni dalla ultima rappresentazione all'Anfiteatro Romano. Messa in scena raramente proprio per la sua complessità, l'opera “americana” di Giacomo Puccini è un capolavoro di orchestrazione, il segno ulteriore della genialità del compositore lucchese, del suo guardare sempre avanti. Una travolgente, raffinata sinfonia che rompe gli schemi con le opere precedenti (anche se i richiami musicali e tematici a Tosca, Bohème e Madama Butterfly e le anticipazioni di Turandot si fanno sentire). Impervia per le voci, spiazzante, nuova, segna la svolta nella musica pucciniana, con i suoi richiami a Debussy, Stravinskij. E soprattutto Wagner. Al compositore tedesco Puccini ruba il ricorso al leitmotiv (su tutti la struggente canzone di Jack Wallace), e a un tema, la redenzione, a lui così cara. Anche se qui di epico non c'è niente.
CALIFORNIA La fragilità umana, il riscatto, la forza del perdono, sono i nuclei di questa storia corale ambientata nella California di metà Ottocento. Un'antiepopea della febbre dell'oro, che vede un pugno di minatori sporcarsi le mani nella speranza spesso vana di un futuro diverso. Ma non c'è nulla di eroico, nei protagonisti. «Siamo banditi e bari», dice Minnie, che bandita non è ma bara sì, per amore. E coraggiosa, intraprendente, un po' Calamity Jane, un po' Biancaneve. Pronta a tutto per salvare l'amato Dick Johnson-Ramerrez. A perdonare le sue colpe, a giocare la vita di entrambi in una partita a poker con lo sceriffo Jack Rance, pazzamente innamorato di lei, e a imbrogliare. Vincerà Minnie, con l'imbroglio, e vincerà ancora lei, stavolta con la forza della persuasione, quando salverà dalla forca il suo Dick.
Dick Johnson, che assassino non è, come tutti pensano, ma ladro sì, e in sommo grado, se riuscirà a portar via con sé la sorella di tutti. Non ci chiediamo che cosa sarà, senza Minnie, di quei poveri uomini depressi e rissosi. Né sappiamo come si concluderà il viaggio dei due verso il sole dell'avvenire. Ma per ora finisce bene, e questo ci basta.
STRANIERI Un'opera che ha debuttato al Metropolitan di New York nel 1910, ed è un inno contro la pena di morte, non può che essere interessante. Come lo è la multietnicità dei suoi personaggi, il richiamo alla possibilità, per tutti, di una seconda occasione. Ed è, drammaticamente attuale, anche quella ostilità verso lo straniero.
Un western nevoso e psicologico, dove le passioni calde dei protagonisti fanno da contraltare al gelo che avvolge le Cloudy Mountains, le Montagne delle Nubi. A evocarle, in questo allestimento che è una coproduzione del Lirico, del New York City Opera, del Teatro del Giglio di Lucca e dell'Opera Carolina di Charlotte, è la regia cinematografica di Ivan Stefanutti. Autore anche delle scene, dei costumi e delle proiezioni: aspri paesaggi montani che fanno da sfondo al Saloon La Polka, alla capanna di Minnie, e al campo dei minatori, con quella forca che non verrà usata. Il dentro e il fuori, il caldo e il gelo, in contraddizione e in continua sintonia.
I video sono di Michael Baumgarten, il progetto luci di Luciano Roticiani. Maestra d'armi è Kara Wooten: la terza donna di quest'opera così nuova che in scena vede, con Minnie, soltanto la pellerossa Wowkle, la sua “ancella”.
DONNA MODERNA Interpreti principali dell'opera, applaudita dal pubblico cagliaritano, nonostante i molti recitativi, e la presenza di sole due arie, sono stati, alla prima, Svetla Vassileva, Marcello Giordani e Roberto Frontali. Con loro ben quattordici comprimari. E Il coro diretto da Donato Sivo.
Un'opera “maschile”, ma non maschilista, incentrata com'è sul coraggio e la lungimiranza di una donna così moderna: Minnie gestisce un saloon, sa usare la pistola, ma ai suoi uomini legge, della Bibbia, il Salmo LI di David, quello che parla dell'issòpo, la pianta balsamica del perdono.
Maria Paola Masala