Gabrielli a Cagliari: “Violenza di genere, battaglia da vincere insieme”
“La violenza di genere è una battaglia che dobbiamo vincere insieme”. Franco Gabrielli, capo della Polizia e prefetto di Roma, ha concluso questa mattina il suo intervento in Consiglio regionale a Cagliari con un invito a lavorare su più fronti, primo fra tutti quello culturale, per contrastare femminicidi e violenza sulle donne. Gabrielli è stato ospitato nell’aula di via Roma in occasione di una seduta del Consiglio dedicata alla violenza di genere che ha anticipato la discussione su una mozione presentata dalle consigliere Anna Maria Busia, Rossella Pinna, Daniela Forma e Alessandra Zedda sul piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere in Sardegna.
L’apertura dei lavori è stata affidata a Gianfranco Ganau, presidente del Consiglio: “Occorre prima di tutto un necessario cambiamento culturale: solo da qui, con la prevenzione e l’educazione, si può combattere la violenza. Oggi ci troviamo davanti a un bollettino di guerra: secondo le ultime statistiche il 31,5 per cento delle donne ha subito violenza nella sua vita, di queste il 65 per cento l’ha subita dal partner; ogni giorno in Italia vengono denunciati 11 stupri. Purtroppo i riflettori su questo problema si accendono solo quando ci troviamo davanti a casi eclatanti di cronaca, spesso strumentalizzati a fini politici per alimentare la paura verso gli stranieri. E non dobbiamo pensare che questa battaglia vada combattuta solo se si parla di violenza fisica, il nostro impegno deve andare contro tutte le condotte che mirano ad attaccare le donne, a estrometterle dalla società, che si tratti di linguaggio di genere o partecipazione democratica. Da parte nostra oggi ci impegniamo ad approvare una legge elettorale che inserisca la doppia preferenza di genere per l’elezione dei consiglieri regionali, che nella precedente legislatura era stata vergognosamente affossata con il voto segreto”.
Dopo Ganau è intervenuto Francesco Pigliaru, presidente della Giunta: “Ci troviamo davanti a una tragedia sociale con tante altre esistenze spezzate oltre alle vittime. Il dovere della politica è quello di mettere in piedi strumenti, contributi e azioni: la Regione ha finanziato con 1,8 milioni di euro nel 2017 centri violenza e centri di ascolto, mentre con il progetto Iscola ha destinato risorse importanti ad attività per gli studenti contro il bullismo, il cyberbullismo e le differenze di genere”.
Franco Gabrielli, in aula con una spilla con l’immagine dei Quattro Mori donata dal presidente del Consiglio Ganau, apre con una considerazione sull’assenza in aula del gruppo di Forza Italia, annunciata ieri da Ugo Cappellacci e Pietro Pittalis come protesta contro le politiche del Governo nazionale e regionale sul tema dell’accoglienza ai migranti. “Sono amareggiato dal fatto che la mia presenza diventi motivo di scontro: non sono un funzionario del Governo ma dello Stato, e infatti la mia nomina è firmata dal Presidente della Repubblica. Il mio desiderio è che questo paese impari a trattare temi importanti come quello della sicurezza in quanto patrimonio comune e non come argomento di campagne elettorali. Infine ci tengo a respingere al mittente le accuse secondo cui sarei più interessato a tutelare i miei uomini piuttosto che occuparmi di violenza di genere”.
Chiusa la parentesi sulla protesta dei consiglieri di Forza Italia, Gabrielli si è soffermato sui numeri delle denunce in Italia. “La violenza di genere, il lessico che la riguarda come l’uso della parola femminicidio, la legislazione in merito sono abbastanza recenti nel nostro paese. La legge sugli atti persecutori o stalking è del 2009, quella che recepisce la convenzione del Consiglio d’Europa firmata a Istambul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica è di quattro anni fa. In questi ultimi anni si è fatto tanto, e possiamo dire che l’attenzione sul problema è costante e continua. Certo, i numeri sono sempre preoccupanti: gli omicidi, i casi di maltrattamento e stalking, le percosse denunciati sono in leggera diminuzione, quello che rimane costante è l’incidenza delle donne come vittime”.