IL DIBATTITO. La rappresentante di Italia Nostra: «Bisognava coinvolgere i cittadini»
Sì ai pedoni, no al metodo Maria Paola Morittu stronca la strategia del sindaco Zedda
«Sono favorevole alla pedonalizzazione, boccio il metodo: si ragiona per pezzettini senza un'idea complessiva». Maria Paola Morittu, rappresentante di Italia Nostra, stronca la strategia seguita da Massimo Zedda sulla trasformazione della città.
Che idea si è fatta di via Roma pedonale?
«L'idea di via Roma pedonale o no mi sembra poco importante in sé, quello che conta è che idea hanno del traffico, delle zone pedonali, della città in generale e di come si deve vivere la città nell'insieme. Trovo quasi ridicolo stare a discutere di questo pezzettino...».
Lo preferisce con le auto?
«È ovvio che preferisca vedere il mare, magari anche qualche albero per potermi ristorare, rispetto alle auto. Per me poi è ancora più ovvio perché vado a piedi quasi dappertutto, ma la città deve essere vista nel suo insieme, invece questi esperimenti sembra che partano da idee scollegate. Tutti dovrebbero poter contribuire e parlarne invece non ne sappiamo nulla».
Crede che la viabilità intorno a via Roma potesse essere gestita meglio?
«Chi arriva da Castello come me, non solo si ritrova chiusa l'uscita della Porta dei Leoni, ma poi deve fare il giro da viale La Plaia per arrivare in via Roma. Rendere pedonale un'area quando intorno aumenta il tragitto delle auto e l'inquinamento non mi sembra una scelta ragionevole».
Nel Corso la strategia della sperimentazione ha funzionato. Potrà capitare lo stesso in via Roma?
«Ci si abitua a tutto. L'uomo si abitua anche alle cose peggiori, non mi riferisco alla pedonalizzazione del Corso perché la apprezzo, ma in generale che ci si abitui a qualcosa non vuol dire che sia qualcosa di positivo».
Non le piace nulla dell'esperimento di via Roma?
«Manca uno studio degli effetti, che non sono solo quelli legati alla chiusura al traffico, indubbiamente positivo, ma anche sugli altri settori della città: sappiamo se crea effetti negativi da altre parti?».
Crede che la Giunta stia navigando a vista?
«Non ho visto studi e non credo esistano, con le associazioni ambientaliste non è stato discusso niente così come con i cittadini. Sono tutte decisioni staccate una dall'altra mentre in altre città esiste l'urbistique che prevede la partecipazione dei cittadini».
Il cambiamento genera sempre malumori. L'anno scorso le polemiche erano sul nuovo Poetto e ora, tutti distratti da via Roma, quella sembra già una situazione acquisita.
«Quest'anno non sono andata neanche una volta, dal ripascimento in poi ogni volta provo dolore: il mio Poetto non esiste più. L'intervento fatto non mi piace, ha reso il Poetto simile al lungomare di Riccione, però ho visto che funzionano gli autobus e tanti li utilizzano. Ecco, per ridurre il numero delle auto, studierei un migliore sistema di collegamento col centro storico».
Crescono le zone pedonali ma, prima che ci si abitui a ridurre l'uso delle auto, dove andranno a finire quelle in circolazione?
«Il piano del traffico è ancora quello di Floris che prevede parcheggi in centro, attirare auto è il contrario di quello che dovrebbe accadere con le zone pedonali».
Il parcheggio di via Cammino Nuovo è una patata bollente.
«Ho votato per Zedda la prima volta anche perché in campagna elettorale diceva che si trattava di un intervento sbagliato, ma dopo pochi mesi ha proseguito sulla strada tracciata e lo sta portando avanti. Nonostante le palesi illegittimità».
Di che tipo?
«L'affidamento dei lavori si basa su una delibera illegittima, c'è scritto che non sono pervenute osservazioni ma le mie le avevo spedite nei termini giusti tramite la Pec. Avrebbero potuto smontarle una per una, ma non dire - e scrivere - che non esistevano».
Via Manno, via Garibaldi, piazza Garibaldi, piazza Gramsci, piazza San Michele: sono tante le trasformazioni in corso, le piace la nuova Cagliari?
«Non c'è cultura della storia della città. Qui è tutto dozzinale, privo di qualsiasi ricerca seria: stanno cancellando l'autentico sostituendolo col falso antico, una scelta mortificante. Anche intonaci in cemento e colori acrilici improponibili che non ci sono mai stati. In piazza Garibaldi quella sfilza di lampioni attaccati è orrenda, manca la cura dell'arredo urbano come si è visto in piazza Gramsci».
Come dovrebbero agire?
«Cercando di conservare l'anima di questa città, non è una città di grandi monumenti ma di atmosfere e non ha senso intervenire su ogni piazza per renderla uguale all'altra».
Le vie dello shopping erano tra le più devastate della città, non era proprio un'atmosfera pittoresca...
«In via Manno e via Garibaldi avrei però rispettato i selciati originali. Si poteva fare e il sindaco mi aveva assicurato che si sarebbero potuti recuperare i materiali: ci sono depositi a Monte Urpinu e in via Po con i basoli, ma poi non è stato messo nell'appalto e ci ritroviamo con questo porfido unito al granito, materiali molto più scadenti dei lastroni di granito della seconda metà dell'Ottocento».
Marcello Zasso