Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Alle radici del genio di Bach

Fonte: L'Unione Sarda
8 giugno 2009

Teatro Lirico. Il concerto del grande pianista a Cagliari: fantasia e rigore

Maurizio Pollini, viaggio nell'anima della musica

Nessuna intenzione filologica. Chi ascolta Maurizio Pollini che suona il Clavicembalo ben temperato si trova immerso in una musica fuori dal tempo, nata ora, con il tocco e l'anima di un genio pianistico che, insieme a Bach, ha nel suo bagaglio interiore anche tutta la musica che lo ha seguito nel tempo, da Chopin a Boulez. Ci sono tanti modi di pensare a Bach. Pollini ha il suo personalissimo punto di vista, che sfida icone dell'interpretazione del '900, da Glenn Gould a Sviatoslav Richter, guardando a quel capolavoro dell'arte musicale occidentale che è il Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach.
Davanti al gran coda del Teatro Lirico Pollini si è presentato al pubblico di Cagliari con il suo solito portamento, irreprensibile, di calda e signorile compostezza. Di trasporto artistico tutto affidato alle note. Ha maestria tecnica prodigiosa, un tocco di rara pulizia, un senso del legato che colpisce la fantasia. Non c'è la frenesia di Glenn Gould, né l'audacia d'una Rosalyn Tureck. Trionfa una musicalità comunicativa di raro incanto. Una musicalità rigorosa, senza compiacimenti esteriori. Una scelta oculata, appropriata per mostrare ogni sottile distinguo, tra il suo gusto di uomo del XXI secolo, e il pensiero barocco da cui la musica d'arte dell'Occidente ha preso le mosse.
Il suo modo di suonare, maturato nello stile dei grandi autori classici e romantici, spazia su sottigliezze timbriche che Bach non conosceva, che gli strumenti del periodo non avrebbero permesso. A partire dal pedale, usato con sapiente espressività e tenuto lungo sulle ultime note: metafora di un discorso che è partito da Bach e continua e continuerà ancora. L'importante per lui è confrontarsi con il corpus e l'artista che catturò la fantasia dei romantici. Ecco allora che Pollini guarda al Clavicembalo ben temperato come a un tesoro a cui attingere per scrutare la cultura musicale che da Bach trasse ispirazione. L'attenzione passa con sorprendente mobilità da un elemento all'altro. Ora si concentra sul disegno contrappuntistico, ne sottolinea l'incastro di voci per appoggiarsi poi su cadenze dalle soluzioni sorprendenti. Ora sembra concentrarsi sui singoli suoni dilatandoli con un uso marcato del pedale. Ora disegna un fraseggio articolato su frasi e periodi lunghi dal respiro intenso: amabile nella fluidità dei preludi, carico di vigore nelle fughe.
Il primo dei due libri del Clavicembalo ben temperato, con i preludi e le fughe tocca tutte le 24 tonalità, in una raccolta composta da Bach “per l'uso e il godimento di tutti i giovani musicisti desiderosi di imparare e in particolar modo per lo svago di quanti sono già abili in questi studi”. Da qui Pollini spinge il teatro a seguirlo lungo sentieri che partono dalla tradizione romantica: d'altra parte furono i romantici a scoprire il genio di Bach, sottovalutato dai contemporanei e dimenticato fino a '800 inoltrato. Soprattutto colpisce questo splendido sodalizio tra musica di ieri e gusto odierno che si arricchisce in quella che è la personalità dell'artista, capace di andare a fondo di ogni singolo elemento. Di sfidare la tecnica, di costruire quello che non è mai un virtuosismo fine a se stesso, ma una sorta di interpretazione filosofica di ciò che un musicista di oggi legge dentro la complessità barocca di Bach. Il suo fine non è la lettura tout court del Clavicembalo, ma la reinvenzione personale, che è anche uno scavare dentro la cultura musicale propria, e di noi tutti, per riallacciare i fili con l'invenzione e la fantasia del padre glorioso della musica.
Mentre suona, canticchia sottovoce, marca accenti, dà respiro al discorso, lo articola seguendo una sua ipotesi. Non è Bach. È Pollini che pensa a Bach, ne evoca l'arte e lo fa vivere secondo la sua linea d'interpretazione. Come dire: dentro Bach c'è la summa del pensiero musicale occidentale, ognuno di noi può scrutarci dentro per trovarci le proprie radici.
GRECA PIRAS

06/06/2009