C’è chi dice no. Il Cagliari Social Forum contro il G7 Trasporti
Il summit dei ministri dei trasporti dei sette Paesi più industrializzati, in programma a Cagliari mercoledì e giovedì, porterà con sé un prologo di proteste. Così come accade in ogni occasione in cui i potenti della Terra si danno appuntamento, il summit di Cagliari non farà eccezione.
La manifestazione è in programma domani sera (ore 18.30), quando il Cagliari Social Forum dà appuntamento in Piazza Garibaldi per protestare contro «un organismo antidemocratico e si arroga il diritto di decidere della vita presente e futura degli abitanti della terra». Il tema del summit, secondo quanto riportato dalla nota degli organizzatori della protesta- suona quasi come una provocazione. Parlare di trasporti in Sardegna significa toccare un nervo scoperto. La mobilità è uno dei maggiori crucci dell’Isola, e quando se ne parla non è possibile non pensare ai disagi legati al tema dei collegamenti. Continuità territoriale, collegamenti interni e con la Penisola, sono da anni tasti dolenti per gli abitanti: «Una beffa crudele per noi sardi che non abbiamo reale e dignitosa continuità territoriale con il resto d’Italia e nemmeno con le isole minori -precisa la nota – A La Maddalena, mentre si chiudono reparti ospedalieri indispensabili per la sopravvivenza degli abitanti,si tagliano le corse dei traghetti che collegano l’isola. Tutto ( per loro) deve essere funzionale ad un rientro economico, anche la vita dei malati, delle partorienti e la nascita dei bambini».
Il Cagliari Social Forum denuncia le condizioni arretrate anche del trasporto ferroviario e di quello su strada: «In Sardegna non c’è una rete di collegamento ferroviario, se si esclude in parte la linea Cagliari-Sassari. Per il resto non vengono neanche garantite le corse quotidiane per i pendolari. I trasporti ferrati interni sono totalmente inesistenti.Le strade principali di comunicazione, 130, 131, 554,etc. sono diventate pericolosissime e sono un cantiere perenne».
Insomma, anche se non siamo ai livelli di protesta dei primi anni duemila (vedi G8 di Genova), il malcontento verso questo genere di incontri internazionali fra i potenti è ancora vivo.