Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Falcone e Borsellino eroici, la nostra memoria collettiva»

Fonte: L'Unione Sarda
12 giugno 2017

Pietro Grasso a Cagliari presenta il suo libro sulla stagione delle stragi di mafia «Falcone e Borsellino eroici,
la nostra memoria collettiva»

 

Ce l'ha in tasca l'accendino d'argento di Falcone, glielo aveva dato perché voleva cercare di smettere di fumare, guarda che è un prestito, se ricomincio me lo restituisci . L'accendino ce l'ha ancora, Pietro Grasso: «Lo tengo sempre con me, e quando sono in dubbio su cosa fare mi basta toccarlo per sentire la sua forza, per non avere incertezze». Sulla macchina saltata in aria il 23 maggio 1992 a Capaci ci sarebbe dovuto essere anche lui, «avevamo l'abitudine di rientrare insieme in Sicilia», ma quella sera, per una serie di circostanze, «fui fortunato». E lo racconta, lo ripete, lo scrive, lo spiega ai ragazzi delle scuole, incessantemente, che bisogna mantenere viva la «memoria collettiva», perché su questi eroi «si può generare una rivolta morale, uno slancio etico», sui «tumuli di terra che ricoprono questi uomini dobbiamo inginocchiarci» e lavorare «per far emergere la verità».
Parole che strappano lacrime e applausi. Il presidente del Senato le ha dette ieri a Cagliari, ospite ai Giardini Pubblici strapieni di gente del Festival “Leggendo Metropolitano”, prima in un breve incontro con i giornalisti, poi durante una chiacchierata pubblica con Geppi Cucciari. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, è andato a salutarlo e lo ha invitato a vedere lo spettacolo dei fenicotteri rosa a Molentargius, «mi piacerebbe molto», ha risposto lui, poi, seguito dalla scorta, è salito sul palco per presentare il suo ultimo libro, Storie di sangue, amici e fantasmi , ricordi di mafia (Feltrinelli, 230 pagg., 17 euro).
Sono giorni di nuovo caldi e affollati di troppe dichiarazioni, proprio ora che cadono questi anniversari dolorosi per il Paese. Venticinque anni dopo le carneficine si parla di Totò Riina che con il suo avvocato fa sapere di essere alla fine e chiede di uscire di galera «per morire dignitosamente». Mentre la Procura di Palermo ha depositato al processo sulla trattativa tra Stato e mafia un'attività integrativa di indagine di migliaia di pagine di intercettazioni registrate durante l'ora d'aria tra i boss Giuseppe Graviano e Umberto Adinolfi. Su Riina, Grasso ha spiegato: «Non dimentichiamoci che è ancora il capo di Cosa Nostra, e se fosse messo in condizione di dare ordini, questi sarebbero eseguiti. Secondo le nostre leggi e secondo la Costituzione la carcerazione deve essere dignitosa. E io ritengo che siano adottate tutte le misure idonee per potere rendere dignitosa la sua carcerazione». E ha aggiunto: «La legge dà la possibilità di interrompere il regime del 41 bis con la collaborazione, Riina potrebbe collaborare, facendoci sapere per esempio chi erano le persone importanti che lo contattarono prima delle stragi».
Stesso discorso per Graviano, che sta scontando l'ergastolo ad Ascoli: «Ha l'occasione di fornire pezzi mancanti alle dichiarazioni già rilasciate anche a me da Gaspare Spatuzza, ha la possibilità di dare un futuro migliore al figlio che ha generato in carcere, tenendolo fuori dalla spirale di violenza».
Dunque, questo libro, dedicato «a mio nipote Riccardo e a tutte le ragazze e i ragazzi nati dopo il '92, con la speranza di potere trasmettere loro, attraverso i ricordi, i valori e gli ideali di tutta una vita».
Scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Il libro si apre e si chiude con il ricordo appassionato di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due maestri per Pietro Grasso, due testimoni - nel senso greco: martiri - limpidi, coraggiosi e leali, il simbolo di tutti i caduti della società italiana nella guerra alla criminalità organizzata».
Scrive Grasso, direttamente a chi ha lasciato le sedie vuote: «Caro Giovanni, quando arrivavi a Mondello d'estate chiedevi una Coca Cola con ghiaccio e una punta di whisky, il beverone che avevi iniziato ad amare nelle tue trasferte americane». «Caro Paolo, sei stata la persona più semplice e complicata che abbia mai conosciuto». Conclude: «La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine».
Cristina Cossu