Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il nuovo edificio sorgerà proprio ai confini del parco di San Michele Via Cinquini, addio al giardin

Fonte: L'Unione Sarda
6 giugno 2017

Il nuovo edificio sorgerà proprio ai confini del parco di San Michele Via Cinquini, addio al giardino
per fare spazio a una villetta 

Là dove c'era l'erba, ora... No, non c'è una città, come cantava Adriano Celentano. Ora c'è uno scavo profondo dove saranno sistemate le fondamenta di un edificio. Niente di strano, tutto sommato. Se non fosse che il luogo in cui sta per nascere quella casa è in via Cinquini, praticamente al confine con il parco di San Michele. E il nuovo edificio prenderà il posto di uno spazio che, trasformato in un giardinetto con alberi ed erba, sino a qualche tempo fa ospitava i bambini di un asilo. Non solo: chiuderà anche la visuale a una villetta che si affaccia proprio in via Cinquini.
LA BUROCRAZIA Una vicenda paradossale. Una vicenda nella quale, come capita frequentemente in queste occasioni, la burocrazia ha giocato un ruolo fondamentale. Perché, a dispetto di quello che suggerirebbe il buonsenso, la costruzione di quell'edificio è assolutamente legittima: i proprietari del terreno hanno seguito il normale iter e hanno ottenuto l'autorizzazione a costruire.
IL PIANO DI RISANAMENTO Come è potuta accadere una cosa del genere? Bisogna andare indietro nel tempo, addirittura al lontano 1999: «Allora», racconta l'attuale assessora comunale all'Urbanistica Francesca Ghirra, «la Regione approvò quello che fu definito piano di risanamento urbanistico di Is Cornalias. Un'area che comprendeva anche il terreno interessato a questo intervento». Il piano prevedeva, appunto, anche la possibilità di costruire (secondo, va chiarito, metrature ben precise). Era stato, in quel periodo, un provvedimento indispensabile: in tutta la zona, in tanti avevano costruito abusivamente. Si trattava, dunque, di mettere ordine a una situazione particolarmente complessa. E quel piano è entrato a far parte integrante, come allegato, del Piano urbanistico comunale.
L'ITER Per tanti anni, però, non è accaduto niente. Sino all'anno scorso: a ottobre 2016, i proprietari del terreno hanno chiesto (e ottenuto) l'autorizzazione dalla Regione. E anche loro hanno cominciato a percorrere gli oscuri meandri della burocrazia: prima di costruire qualunque edificio occorre il beneplacito di tanti uffici. Ad aiutarli, in qualche modo, le novità introdotte dal decreto Madia, quello sulla semplificazione amministrativa che ha agevolato l'istituto del silenzio-assenso. «È stato fatto», spiega la progettista e direttrice dei lavori Francesca Zaru, «tutto quello che è prescritto dalle norme».
IL PROGETTO I proprietari del terreno si sono rivolti al Suap. E da lì è partito l'iter che prevede una serie di pareri: quelli della Sovrintendenza, dei servizi comunali di tutela del paesaggio, di igiene del suolo, viabilità, edilizia privata, della Regione, dell'Asl e di Abbanoa. A parte la Tutela del paesaggio che ha rilevato qualche criticità (poi sanata), da tutti è arrivato il parere favorevole (o il silenzio-assenso). «Siamo sempre stati», riprende Zaru, «in contatto con il Comune. E abbiamo effettuato una serie di modifiche rispetto al progetto iniziale». L'edificio nascerà. Anche se sarà più piccolo rispetto a come era stato pensato. «È in un terreno in pendenza: il punto più alto raggiungerà i sette metri».
IL COMUNE Resta il fatto che quel giardino non esiste più, gli alberi che lo abbellivano sono stati portati via. «Ma noi», riprende Ghirra, «non possiamo fare altro che applicare la legge. Il Comune non ha alcun margine di discrezionalità: se tutto è stato fatto come richiesto, non possiamo opporci». Per altro, qualche intervento è stato fatto. «Quello che rientra nelle nostre competenze: abbiamo chiesto e ottenuto una serie di modifiche per adeguare il progetto alle normative». Suscita non poche perplessità il fatto che si sia concessa l'autorizzazione a costruire in un terreno ambientalmente sensibile. «Ma, alla luce di quanto stabilito dal piano di risanamento di Is Cornalias, non si poteva fare altrimenti».
LE PROTESTE Il giardino non ci sarà più: difficile immaginare uno stop ai lavori. E chi abita nella villetta davanti al giardino dovrà rassegnarsi a perdere una parte della “luce”. Anche se non rinuncia alla battaglia. A che cosa porterà? Forse a niente. Se non altro, con il nuovo edificio si è raggiunto, o quasi, il massimo delle cubature fissate per la zona. ( mar. co. )