Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

A Cagliari vanno in scena i vinti

Fonte: L'Unione Sarda
29 maggio 2009

Teatro Lirico. Stasera alle 20,30 “Cavalleria rusticana” di Mascagni e “Pagliacci” di Leoncavallo

Dirige Marko Letonja, regia di Lorenzo Mariani

«Hanno ammazzato compare Turiddu!». Un grido e cala il sipario su Cavalleria rusticana . È il segno di un improvviso cambiamento nel gusto dei melomani italiani; la bandiera di un nuovo e fortunato genere: l'opera verista. Fu uno scossone per la musica italiana. E il mondo della lirica, che in quel 1890 era anche un'impresa dai grandi profitti economici, reagì dando vita a un fortunato filone, con opere di spiccato gusto verista. Come appunto Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, diretto, nella prima del 1892, da Arturo Toscanini e che, con Cavalleria , costituisce, da più di cent'anni, un binomio consolidato, celebrato nel repertorio dei teatri, amato dal pubblico di tutto il mondo.
È quindi un omaggio al gusto del verismo italiano quello proposto dal Teatro Lirico di Cagliari che presenta Cavalleria rusticana e Pagliacci , da stasera alle 20,30 al Comunale, riprendendo una messa in scena del Massimo di Palermo.
A decretare il trionfo dell'opera del giovanissimo Pietro Mascagni prima e di Leoncavallo poi, fu l'originalità dei temi e dei personaggi che portavano sul palcoscenico illustre dell'opera, quella parte d'Italia post-unitaria ancora povera e semianalfabeta, che pure ne costituiva una parte rilevante. A consolidare il successo popolare di Cavalleria , in qualche modo, ebbe la sua parte anche la querelle tra Pietro Mascagni e Giovanni Verga, finita in tribunale, e che dopo anni sentenziò il diritto di Verga ad accedere ai ricchi proventi d'autore sul testo dell'opera.
E se Cavalleria fu la prima opera a portare in scena "uomini di carne e d'ossa" e non più gli eroi idealizzati del melodramma romantico, sono invece i Pagliacci a contenere in forma esplicita il manifesto programmatico della “giovane scuola” operistica. Sono storie che riecheggiano fatti di cronaca di personaggi diseredati, di “vinti”, come direbbe Verga. Raccontano di sentimenti elementari e violenti tutti racchiusi tra amore, tradimento e vendetta. E di musiche che sanno interpretarne i moti più profondi e tradurli in un linguaggio efficace. Così in Cavalleria il canto assume una vena irruente, originale, al limite della volgarità, con voci che si spingono verso il registro acuto e sconfinano con il grido. Mentre in Pagliacci , a fianco ai chiari riferimenti all'opera di Mascagni, si raccoglie in pieno l'eredità di Verdi e si guarda a Wagner con interesse.
Le storie sono presto dette: in Cavalleria , Turiddu, ritornato in paese dopo il servizio militare, scopre che la fidanzata Lola ha sposato Alfio. Così, dopo aver sedotto Santuzza, intreccia una relazione con Lola, ma Santuzza che si è accorta della tresca, svela il tradimento a compare Alfio, che uccide Turiddu in un duello rusticano.
Altrettanto semplice e truce il filo narrativo di Pagliacci . La scena si sposta dalla Sicilia alla Calabria dove, tra gli attori di una compagnia di comici, la tragedia della gelosia trova il suo epilogo sanguinoso durante la rappresentazione, alla presenza del pubblico. A portare in scena le due opere con l'Orchestra, il Coro e il Coro di voci bianche del Teatro Lirico guidati da Marko Letonja saranno due distinte compagnie di canto. Protagonisti Ildiko Komlosi (Santuzza), Sarah M' Punga (Lola), Francesco Anile (Turiddu), Gevorg Hakobyan (Alfio), Amarilli Nizza (Nedda/Colombina), Piero Giuliacci (Canio/Pagliaccio), Gevorg Hakobyan (Tonio/Taddeo), Gregory Bonfatti (Peppe/Arlecchino).
GRECA PIRAS

29/05/2009