Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I finanziamenti devono gestirli i volontari

Fonte: La Nuova Sardegna
10 aprile 2008

«I finanziamenti devono gestirli i volontari»

Parla Caria del Coge: «Qui si fa confusione di ruoli»


ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. Il volontariato non è un centro servizi: ai più la distinzione non dice nulla, ma i volontari sardi si sono divisi fino alla guerra giudiziaria per difendere o avversare quest’enunciazione. Sulla distinzione si giocano sei milioni di euro, mentre Tar e consiglio di Stato devono pronunciarsi sulla decisione di cambiare il modo di distribuire questo mare di denaro, finora canalizzato da un unico centro servizi. La situazione del volontariato sardo non è mai stata così delicata. Quattro associazioni di volontari avevano vinto la gara per altrettanti centri servizi divisi in tre province, più uno dedicato alla povertà, adesso aspettano le decisioni del Tar; Sardegna Solidale, il centro unico che ha presentato il ricorso, continua a mandare avanti i servizi ma anche il suo futuro è appeso. Antonello Caria è il componente (nominato dalla Cariplo) del comitato di gestione, l’organismo «reo», secondo Sardegna Solidale di aver voluto frammentare la rete dei centri servizi. Il comitato di gestione (Coge), ha presentato questa decisione in modo del tutto diverso: non è una frammentazione ma l’inizio di una gestione dei fondi in maniera pluralistica. Caria rompe il silenzio: «Quando è nato Sardegna Solidale la disponibilità dei fondi era minima, 700 milioni di lire di allora, non si potevano aprire tanti centri servizi, tecnicamente fu la scelta giusta. Tra il 2007 e il 2008 sono stati stanziati 6 milioni e 232 mila euro, risorse, ormai, che possono creare una relazione forte tra i volontari operanti nel territorio e i servizi di un centro. I Sasol point (Sardegna Solidale ha creato punti sparsi nell’isola) sono sportelli di un’entità regionale, con la creazione di centri servizi provinciali si vuole consegnare i fondi ai territori. In altre parole: sono le associazioni locali che dovranno decidere in sede locale sulla base di progetti. Un’occasione importante ora che ci sono i Plus, piani locali di servizi alla persone, in cui sono coinvolti anche i volontari. I Plus attualmente non sono ancora realizzati per come sono stati pensati perché si è sacrificata tutta la parte più importante, quella relativa alla partecipazione». Sull’unicità della gestione dei fondi da parte di Sardegna Solidale: «Il centro servizi Sardegna Solidale - spiega ancora Caria - è tutto in capo a un’unica associazione, mentre la riforma deliberata dal comitato di gestione dei fondi speciali al volontariato rende pluralista l’intero sistema. Qui in Sardegna la realtà è diventata non leggibile: Sardegna Solidale si sovrappone con i centri servizi. Ormai c’è un’esigenza tecnica politica del Coge di dare una nuova organizzazione». Caria giura che non è stata una guerra contro Sardegna Solidale: «Se avessero accettato di riorientarsi, avrebbero partecipato alla gara e si sarebbero riorganizzati secondo il progetto del Coge, l’esperienza l’avevano». La parola passa al Tar.