Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

E l'ex Charanga diventa un negozio

Fonte: L'Unione Sarda
25 maggio 2009

La storia. Stella Crobe abita e lavora da abusiva nello spazio comunale di viale Regina Elena: «Vorrei solo un lavoro»

«Mi hanno tolto il sussidio: cosa devo fare per vivere?»

La donna deve mantenere un figlio di 11 anni: «Ci provo vendendo un po' di frutta e assistendo un'anziana a cinque euro l'ora».
Il cartello è invitante: uova fresche di giornata a 0,25 euro . È, invece, decisamente strano il luogo in cui si trova: viale Regina Elena, nell'ingresso di quello che è stato il Dopolavoro dei dipendenti comunali e, in seguito, un locale notturno, il Charanga estate . Uno spazio, per intendersi, che appartiene al Comune ed è occupato abusivamente. Fatto che ha creato qualche sotterranea protesta: possibile - è il nocciolo delle lamentele - che l'amministrazione permetta una cosa simile? Possibile, visto che lo spazio non ha ancora una destinazione. E, comunque, il minuscolo negozietto non ha portato fortuna a Stella Crobe, la donna che lo ha aperto.
L'OCCUPANTE Lei, con un figlio di 11 anni a carico, ha occupato quei locali comunali abbandonati da tempo. Ed è riuscita a mantenerli perché in Comune nessuno sa che cosa fare di quello spazio (a differenza dell'attigua scuola Mereu che diventerà un asilo). «Prima di mandare via qualcuno», conferma l'assessore al Patrimonio Luciano Collu, «dobbiamo decidere la destinazione del posto». Per il momento, Stella Crobe non rischia la cacciata. «Sono in graduatoria per l'assegnazione di una casa popolare», racconta la donna. «Ora, mi ritrovo a svolgere un servizio, gratuito, al Comune: mantengo pulito il posto, in condizioni decisamente migliori di come l'avevo trovato. Ed evito che questo posto diventi un zona franca».
LA STORIA Ma, di certo, non può essere considerata fortunata. Morto il primo marito per un incidente stradale, si è risposata. E ha provato il dolore di perdere il primogenito per un altro incidente stradale. Lei, pensando all'altro figlio, ha cercato di tirare avanti. E, almeno sino a qualche tempo fa, ci è riuscita. «Ho lavorato qua e la: purtroppo, ho sempre avuto la sfortuna di perdere il posto perché, quando ci sono tagli al personale, cacciano sempre gli ultimi arrivati». Non si è persa d'animo: ha portato in giro il suo curriculum dove spicca un diploma in gestione aziendale e la conoscenza dell'inglese, del francese e dello spagnolo. «Mi sono sempre stati affidati lavori umili: nessun problema, sia chiaro. Se il Comune mi proponesse di fare le pulizie, non esiterei un attimo. Devo crescere un bambino di 11 anni».
IL LAVORO Così, si è ritrovata a dover accettare anche il sussidio di 200 euro mensile che le passava il Comune. E che sono spariti quando Stella Crobe si è inventata commerciante. «Ho solo messo in pratica le parole di Berlusconi: lui ha invitato gli italiani a inventarsi un lavoro. Io l'ho fatto. E ho anche fornito un servizio: in zona ci sono poche botteghe. Tante clienti vengono per questo. E per il fatto che ho prezzi competitivi». Ma la scelta si è rivelata un boomerang. «L'assistente sociale mi ha detto che non avevo più bisogno dell'asssegno, che stavo bene. Immaginate quando posso guadagnare dalla vendita di qualche cassetta di frutta: se compro qualcosa a un euro al chilo, la posso vendere a 1,20 euro. Due euro di guadagno per dieci chili di frutta». Ogni mese, finiscono nelle sue tasche pochi euro. «E soltanto perché, per tre ore al giorno, assisto un'anziana. A 5 euro l'ora».
LE RICHIESTE Stella Crobe vorrebbe uscire da questa situazione. «Chiedo solo un lavoro che mi consenta di far crescere mio figlio. E la possibilità di pagare un affitto in una casa popolare. Credo, dopo tutto quello che ho passato, di averne diritto».
MARCELLO COCCO

24/05/2009