Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Come aprire la politica alle donne

Fonte: La Nuova Sardegna
19 maggio 2009

MARTEDÌ, 19 MAGGIO 2009

Pagina 2 - Cagliari

PRESENZA ESIGUA






CAGLIARI. «Per le donne, l’accesso a ruoli politici o dirigenziali nella pubblica amministrazione è difficoltoso». Parola di Rita Corda, consigliere del Partito democratico in Provincia e al comune di Selargius e presidente della commissione Pari opportunità di palazzo Viceregio. Ciò nonostante, la mole di cariche ricoperte dall’esponente del Pd rappresenta un caso limite, la classica eccezione alla regola, almeno a scorrere i dati resi noti ieri mattina alla presentazione del convegno «Le politiche di genere nella pubblica amministrazione. Il ruolo degli enti locali», in programma sabato prossimo alle 9.30 all’hotel Mediterraneo. La paternità dell’evento appartiene all’«Assemblea delle donne elette e nominate e dei sindaci della provincia di Cagliari», istituita dal consiglio di palazzo Viceregio nel dicembre dello scorso anno. E dunque: nella provincia di Cagliari i comuni sono settantuno. E quanto sono quelli guidati da donne? Tre. Vale a dire meno del cinque per cento. Ci sono poi sei vicesindaco, cinquantasei assessore e centocinquantatre consiglieri comunali. Nemmeno l’Anci conosce nel dettaglio il numero totale dei consiglieri della provincia di Cagliari, ma «in termini percentuali - ha sottolineato Corda - rimaniamo sempre intorno al 3-4 per cento rispetto al totale». Insomma: la situazione non è certo idilliaca. A porre un freno all’emorragia di presenza femminili nei posti di comando della pubblica amministrazione, almeno secondo i promotori, potrebbe essere il protocollo d’intesa che sarà firmato sabato a conclusione del convegno. A sottoscrivere l’accordo saranno l’Anci Sardegna, l’Unione province sarde e la commissione provinciale alle Pari opportunità. Obiettivi dichiarati: sostenere la presenza femminile nelle istituzioni locali anche modificando gli statuti affinché vi sia una presenza paritaria nelle giunte comunali e provinciali e nei consigli di amministrazione di enti e società collegate alla pubblica amministrazione. E ancora, «programmare gli interventi politici e gestionali tenendo conto dei diversi bisogni di uomini e donne e puntare quindi sul bilancio di genere - si legge nel protocollo -. Sviluppare sensibilizzazione e informazione per sostenere la parità per la partecipazione equilibrata di uomini e donne alla vita sociale, economica e politica». (p.s.)