Ascensori guasti, lavori, strettoie e assenza di bus, bancomat, tabaccherie e infopoint
Castello, quartiere in gabbia I residenti: «Viene considerato alla stregua di un sobborgo»
Nei quattro secoli di dominazione spagnola quel suono faceva paura: alle 20 in punto si sentiva su son'e corru (il suono del corno): il segnale che indicava ai cagliaritani l'obbligo di lasciare il quartiere di Castello. Gli spagnoli se ne sono andati, il corno non suona più ma lo storico rione continua a essere quasi un corpo estraneo rispetto alla città. Difficile entrare, difficile uscire: difficile vivere nella parte più alta di Cagliari.
I PROBLEMI Francesco Meloni, proprietario di un locale in piazza Carlo Alberto, sintetizza con poche parole la situazione. «Questo è un bel posto ma viene trattato come un sobborgo, pur essendo in pieno centro storico». Esagera? Probabilmente no. Tutto sembra tramare contro chi vive in Castello: gli ascensori sono quasi sempre guasti; è impossibile arrivare nel quartiere a bordo del bus perché un'impalcatura impedisce il transito in via Lamarmora; agli orari di entrata e uscita dalla scuola di Santa Caterina il traffico si blocca (anche per mezz'ora) perché i genitori maleducati lasciano l'auto in mezzo alla strada. E, ora, ci sono i lavori in via Mazzini. L'ideale son'e corru imprigiona i castellani nelle loro case.
LE PROTESTE Problemi vecchi e nuovi. Che complicano una vita già complicata. «Qui», sostiene Cristina Piludu che lavora nel panificio di via Lamarmora, «manca davvero tutto. Sembra incredibile ma non c'è un bancomat, un tabaccaio dove fare operazioni semplici come pagare una bolletta». Difficile anche lavorare in certe situazioni. «Chi ci fornisce la farina incontra sempre grosse difficoltà».
GLI OSTACOLI Poco più in basso c'è la farmacia di Maria Beatrice Cugusi. «Dicono ai residenti», spiega, «di lasciare l'auto nel multipiano. Ma, spessissimo, l'ascensore di piazza Palazzo è guasto. E, dunque, per prendere l'auto occorre farsi lunghissime passeggiate. È una follia». Certo, la logica imporrebbe di utilizzare i mezzi pubblici. «Ma qui», prosegue, «è impossibile praticare anche questa soluzione: l'impalcatura in via Lamarmora impedisce il passaggio del Pollicino. Certo, si potrebbe sopportare qualche disagio per un po' di tempo ma, in un anno, non ho mai visto lavorare un operaio in quell'impalcatura».
I TURISTI Cugusi, insieme a tutti i prontuari medici, custodisce anche il calendario delle crociere. «Oggi», aggiunge, «è previsto l'attracco di una nave con 1.500 persone a bordo. Qui non abbiamo visto neanche un turista. Che cosa ci verrebbe a fare dal momento che non c'è neanche un infopoint?». Fabrizio Antonio Ibba è un artista che trascorre le giornate nel suo atelier. «Non dimenticate», interviene, «che è ancora chiusa la scalinata del bastione di Saint Remy. Chi arriva qui se anche quella porta d'accesso è sprangata?». Eppure lui non si rassegna. «Questo quartiere è il biglietto da visita della nostra città. Io cerco di dare una mano a tutti i turisti che passano da queste parti: nell'atelier ho sempre a disposizione le mappe della città. Ma noi, da soli, possiamo fare ben poco».
IL TRAFFICO I turisti passano a Castello per poche ore. I veri problemi sono quelli dei residenti. «Capisco», aggiunge Francesco Melis, «che, tra ascensori bloccati e bus che non passano, sia difficile raggiungere il quartiere. Ma c'è anche la maleducazione degli automobilisti: verso le 16.30 è impossibile uscire di casa perché i genitori dei bambini della Santa Caterina trasformano via del Fossario e via Canelles in un parcheggio. E noi restiamo imprigionati». La disgrazia di vivere in Castello. «E pensare», conclude Maurizio Ciraolo, messinese trapiantato a Cagliari, «che questo quartiere potrebbe diventare un gioiello».
Marcello Cocco