Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Molti contenziosi con troppi sprechi»

Fonte: La Nuova Sardegna
11 maggio 2009

SABATO, 09 MAGGIO 2009

Pagina 2 - Cagliari

di Roberto Paracchini 



Il Comune rischia di pagare sedici milioni L’opposizione: «Manca un monitoraggio»



«Non bisogna insistere sulle cause perse ma trovare un accordo»

CAGLIARI. Trecentododicimila euro è la somma che il Comune pagherà per un vecchio risarcimento che l’amministrazione aveva sottovalutato. La cifra non è alta, ma «è significativa del modo con cui opera il Comune - sottolinea Nnni Depau, capo gruppo del Pd - il peso delle vertenze aperte è molto alto, ma non esiste un loro monitoraggio preciso». Mentre è di sedici milioni e mezzo la somma che il Comune rischia di pagare per i vari contenziosi. Questa la cifra riferita dagli uffici durante una riunione della commissione consiliare alle Finanze.
A questa situazione va poi aggiunta quella dell’IsGas coi suoi 37 milioni (firmati dal Comune a seguito di una transazione), anche se il Municipio ha poi fatto un contro ricorso.
Per pagare i 312mila euro accennati, il consiglio comunale ha appovato mercoledì scorso un debito fuori bilancio equivalente alla cifra dovuta. Il fatto conteso risale al 1993: infiltrazione d’acqua in una palazzia di vico primo Merello. «Ma il grave è che il risarcimento riconosciuto era di 172mila euro - prosegue Depau - mentre oggi, tra ritardi e altro, si è arivati a 312mila».
L’odissea dei contenziosi è molto lunga. Ventuno anni fa, ad esempio, l’allora amministrazione municipale aveva occupato un terreno senza precisare che lo faceva per «pubblica utilità». I proprietari fecero causa. E così il Comune pagherà 260mila euro di danni. Si trattava di un’area di 580 metri quadri che l’amministrazione aveva requisito per un utilizzo collettivo. Ma quel «per pubblica utilità» rimasto nella penna costerà circa mezzo miliardo di vecchie lire. E ancora: un terreno a suo tempo espropriato dall’amministrazione, ma in modo irregolare, peserà nelle casse municipali per oltre novecentomila euro. Questi solo alcuni dei tanti casi di contenziosi persi. Indubbiamente, in queste storie, si è trattato di errori, ma se era chiaro che il Comune avrebbe avuto la peggio, perchè non cercare un accordo e trascinare il tutto col continuo aumento delle spese? Ma il problema è che ogni anno il palazzo comunale di via Roma paga diversi milioni di euro per le cause andate male. Nel 2006, ad esempio, i debiti fuori bilancio sono stati di due milioni e seicentomila (come sottolineato negativamente dalla Corte dei Conti), e di questi due milioni e 169mila sono stati per contenziosi persi. Nel 2007 l’esborso comunale è stato di oltre due milioni. Ma il quadro diventa ancora più critico se si esamina il lungo periodo: sino ai primi del 2007, in cinque anni, l’amministrazione ha pagato diciassette milioni di euro per cause perse, quasi tre milioni all’anno. Ora potrebbe pagarne altri sedici e mezzo: le dispute ancora aperte sono centinaia. Più quelli che si aggiungono ogni mese.
Spesso si tratta di vertenze per strade sconnesse che hanno causato incidenti, altre volte di cause per espropri irregolari. A riguardo quello (storicamente) maggiore risale a dei terreni dell’area di via Castelli, a suo tempo portati via dal Comune ai proprietari, ma l’operazione venne fatta frettolosamente e con una serie di errori. E così alla fine degli anni Novanta del secolo scorso l’amministrazione comunale fu condannata a pagare qualcosa come ottanta miliardi di vecchie lire. Nel frattempo quella vertenza era stata acquisita dalla Coimpresa che la fece pesare (in cambio della riduzione della cifra) nella stipula dell’accordo di programma per la lottizzazione integrata su Tuvixeddu e Tuvumannu, firmato nel 2000. In tempi più recenti, nel 2006, il governo della città ha dovuto pagare un milione e 354mila euro per le ferite riportate dal guidatore di un motorino durante un brutto incidente causato da una strada sconnessa. E l’elenco potrebbe continuare. Da qui la protesta dell’opposizione per la mancanza di un monitoraggio dei contenziosi aperti, che «così facendo, contribuiscono a creare un bilancio poco trasparente».