Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

2100, odissea nel mare: sommerse Cagliari e Oristano

Fonte: L'Unione Sarda
27 gennaio 2017

Gli esperti confermano: la risalita dell'acqua non si ferma e sta accelerando

 

Immaginatevi la spiaggia del Poetto che arretra fino al Quartiere del sole, scordatevi i primi chilometri della Sulcitana e preparatevi a salutare lo stagno di Mistras, a Oristano. Ecco come saranno le coste sarde nel 2100, forse anche prima: «La risalita del livello del mare è graduale, ma negli ultimi anni ha registrato un'accelerazione», spiega Valeria Lo Presti, ricercatrice dell'Enea (l'agenzia nazionale che si occupa di tecnologie, energia e salvaguardia ambientale), autrice insieme ai colleghi di Ingv, Cnr e varie università, tra cui quella di Cagliari, di uno studio che prevede l'innalzamento del livello del mare da un minimo di 54 centimetri a un massimo di 1,3 metri nel Golfo degli Angeli e in quello di Oristano.
LE ULTIME MAREGGIATE Un antipasto di quello che potrebbe succedere lo abbiamo avuto neanche una settimana fa, quando le onde gonfiate dallo scirocco hanno cancellato la spiaggia cagliaritana e allagato la Statale 195. «In futuro quelle aree saranno completamente sommerse, se non si interviene prima. Noi consideriamo solo l'effetto del mare, non calcoliamo altri fattori. La sabbia che arriva dai fiumi o il dilavamento potrebbero modificare ulteriormente il fronte costiero. Poi ci sono le opere dell'uomo: un sistema di dune o un ripascimento potrebbero rallentare l'evoluzione», dice Lo Presti.
LO SCENARIO Il nuovo volto del litorale cagliaritano però non dovrebbe essere molto differente da quello previsto dai ricercatori dell'Enea. Il quartiere del Poetto diventerà una piccola penisola che va da Marina Piccola fino all'Ottagono, circondata dall'acqua. La strada Lungosaline verrà completamente sommersa e la spiaggia arretrerà fino a Medau su cramu, inghiottendo tutto lo stagno di Molentargius fino a Quartu.
Sul versante ovest della città, la sabbia di Giorgino è destinata a scomparire. La Sulcitana si interromperà al Porto Canale, l'ultimo avamposto di terra ferma prima del mare. La costa riemergerà una manciata di chilometri più avanti, più o meno dove ora c'è la rotatoria che porta alla zona di Macchiareddu.
I MOTIVI «Il mare si solleva principalmente a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Questo fenomeno è un po' meno evidente nel Mediterraneo. L'innalzamento però si interfaccia con altri fenomeni locali, come la tettonica. La stessa diminuzione del peso dei ghiacciai ha un contraccolpo sugli equilibri terrestri. Influiscono anche i livelli di anidride carbonica», rivela Valentina Lo Presti, che insieme a Fabrizio Antonioli ha portato a termine lo studio che riguarda anche la zona nord dell'Adriatico e il golfo di Taranto.
A intervalli regolari c'è un'organizzazione, la Ipcc (un gruppo di lavoro intergovernativo sul cambiamento climatico), che rivede le previsioni sull'avanzamento del mare: «Gli ultimi aggiornamenti sono del 2011 e del 2013. Nel giro di due anni c'è stata una notevole accelerazione», avverte la ricercatrice. E allora nel giro di poco tempo potrebbero accentuarsi gli effetti che già in questi giorni stiamo toccando con mano.
Nella peggiore delle ipotesi il mare potrebbe salire di un centimetro e mezzo ogni anno. Nella migliore, solo sei millimetri. Allagamenti e spiagge devastate dalla furia del mare potrebbero diventare una costante. «Noi possiamo solo dare l'allarme», sospira Valeria Lo Presti, «al resto ci deve pensare qualcun altro».
Michele Ruffi

 

 

Gli studi del dipartimento di Scienze del clima dell'ateneo di Cagliari

Onde sempre più grandi, nuova minaccia

 

Non c'è solo l'innalzamento del livello del mare. Nel golfo di Cagliari preoccupano anche le onde sempre più grandi. «Negli ultimi anni l'altezza massima significativa è cresciuta. Ad esempio in porto, durante le mareggiate, il molo di sopraflutto viene scavalcato. Prima non succedeva», spiega Paolo Orrù, docente del dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell'Università del capoluogo. Insieme agli studiosi di Enea, Ingv e Iamc-Cnr di Oristano, ha firmato la ricerca che pronostica un avanzamento del mare nell'entroterra cagliaritano e oristanese.
Alcuni tratti costieri sono destinati a scomparire?
«È molto probabile, in assenza di interventi di protezione. Ma c'è tutto il tempo per farlo, dunque eviterei allarmismi. Lo studio si basa su un gran mole di dati differenti. È un esercizio matematico, con un approccio abbastanza oggettivo che comunque è stato attentamente vagliato dai responsabili di Quaternary Science Reviews, una della più importanti riviste del settore».
Potremmo vedere qualche effetto già tra 50 anni?
«Abbiamo fatto alcune simulazioni: il litorale potrebbe andare in crisi, ma il segnale non è chiaro e univoco come nello scenario a tempi lunghi».
Come si può intervenire?
«Con due sistemi. C'è quello dell'adattamento: si lascia che la natura faccia il suo corso. In questo modo le nuove spiagge si riformeranno a ridosso del Quartiere del sole e a Medau su cramu. Oppure si sceglie di contrastare la natura con opere, che per opporsi ai processi erosivi dovranno essere sempre più rigide e sempre più pesanti».
In Sardegna avete studiato solo i golfi di Cagliari e Oristano?
«Sono le aree a maggior rischio di sommersione marina, perché la fossa tettonica del Campidano tende all'abbassamento. Invece Porto Torres, tanto per citare un'altra zona costiera, non ha la stessa vulnerabilità».
Cosa si può fare da oggi al 2100?
«Bisogna monitorare meglio le onde. La rete ondometrica nazionale prima aveva un proprio misuratore in mare, ma è stato smantellato per carenza di fondi. Mi risulta che l'unico in funzione sia quello di un privato, la Saras. Se l'incremento dell'altezza massima si conferma, saremmo costretti a irrobustire alcune opere di difesa costiera, ad esempio lungo la Statale 195, o addirittura riprogettare le opere del porto di Cagliari (m. r.)