BUONCAMMINO. Il ministro Orlando si era impegnato a restituire l'edificio alla città
Ora lo chiamano Grande fabbrica ma il futuro è incerto
«All'ex carcere di Buoncammino, al centro del parco storico centrale, può essere riconosciuta una speciale vocazione - oltre che ad essere Museo e archivio di se stesso: un ruolo di “condensatore” di molteplici funzioni di animazione e servizio comune alla vita universitaria dei diversi poli, e più in generale del campus urbano, di attività pregiate di ricerca e di servizio agli studenti e ai docenti in un quadro di internazionalizzazione».
Così si legge nel Piano particolareggiato del centro storico alla voce “Il sistema delle Grandi fabbriche e il campus urbano” (per grandi fabbriche si intendono i grossi edifici ormai dismessi). Al momento, comunque, è solo un'idea, nient'altro che un'idea. «Non può essere altrimenti - spiega Francesca Ghirra, assessora comunale all'Urbanistica - visto che per il momento l'edificio non è nostro e non mi risulta che si stia facendo qualcosa per il passaggio alla Regione, snodo necessario prima dell'acquisizione al patrimonio del Comune».
UFFICI Nell'attesa, Buoncammino non si sposta. Ora, se non altro, è anche presidiato. Negli ex uffici e alloggi dei comandanti del carcere sono stati trasferiti il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale (cioè, quella che concede lo status di rifugiato ai migranti che hanno i requisiti), propaggini dei ministeri dell'Interno e della Giustizia. Un'operazione nata dall'esigenza di tagliare i costi dell'affitto per i due importanti presidi regionali che, però, di fatto rischia di condizionare le future scelte urbanistiche della città.
INTERROGAZIONE Quei 15 mila metri quadrati, che fanno del vecchio carcere l'edificio più grande di Cagliari, potrebbero servire per tanti altri scopi. «Il punto è proprio questo - dice Pierpaolo Vargiu, deputato dei Riformatori sardi - ma manca un progetto, una strategia. Una città che non ha senso della propria identità e del proprio futuro perde opportunità e rinuncia a valorizzare i propri gioielli». Vargiu ha presentato una interrogazione urgente al ministro Andrea Orlando: vuole sapere perché l'ex istituto di pena di Buoncammino non sia stato ancora restituito alla comunità.
STRATEGIE «Da più di due anni è stato completato il trasferimento dei detenuti a Uta. Nel febbraio dello scorso anno - aggiunge Vargiu - il ministro aveva promesso al sindaco Zedda che l'edificio sarebbe presto tornato alla città per poter concorrere a creare nuove opportunità di sviluppo e di occupazione. Da allora, l'ex carcere si riempie di uffici ministeriali, rischiando di diventare un nuovo ospedale Marino».
LA REGIONE L'assessore regionale agli Enti locali ricorda quella serata al teatro Massimo: «Si è trattato di dichiarazioni aleatorie - dice - di fatto non è stato compiuto alcun passo nella direzione ipotizzata dal ministro. Ci risulta che l'immobile sia ancora nella disponibilità dell'Agenzia del Demanio, dunque, bisogna aspettare».
PROSPETTIVE Eppure, le prove generali per un futuro possibile era stata la “Giornata del Fai”, il 30 aprile 2015, quando 30 mila visitatori varcarono i cancelli del carcere e rimasero stupiti dal tour tra le celle, i corridoi e le sale di una struttura che per un secolo e mezzo ha rappresentato il luogo della pena e dell'espiazione. «In questa città - dice Maria Antonietta Mongiu, presidente del Fai Sardegna - è come se all'improvviso questi edifici che hanno segnato la sua storia diventino dei fantasmi, privi di alcun riscontro nel presente e nel futuro. Altro che grandi fabbriche, come le chiamano in una nuova retorica delle definizioni. Belle parole, ma servono fatti e programmi. E non dicano che non ci sono soldi, ci fosse un progetto i fondi europei si troverebbero eccome».
Vito Fiori