Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Un ente enorme, così non va»

Fonte: L'Unione Sarda
3 gennaio 2017

Sede a Carbonia, molti Comuni contrari. E c'è chi vorrebbe tornare all'elezione diretta

 

Da Arbus a Villasimius: coro di critiche per il “Sud Sardegna”

 

 

Ci sarà battaglia, la provincia del Sud Sardegna è un enorme campo disseminato di mine pronte a deflagrare. Da Arbus a Ussaramanna, da Domus de Maria a Orroli, centri lontanissimi fisicamente e culturalmente, al mare o sui rilievi. Secondo l'assessore degli Enti locali il cammino che porta alla completa realizzazione delle nuove province è lineare e limpido, e quest'anno si voterà (non lo faranno gli elettori ma gli amministratori locali) per Consiglio e presidente. Certo, c'è un problema di risorse («ci sono stati tagli da parte dello Stato, il problema è a livello nazionale, lo dovrà risolvere il governo Gentiloni») ma per il resto la legge regionale 2 ha tracciato il percorso, «e non c'è alcun bisogno di modifiche o di ulteriori passaggi in Aula». Però, sia nell'Assemblea che tra i sindaci sono in molti a pensarla diversamente. C'è chi vuole comunque tornare a elezioni dirette; e chi nell'ambito deciso non ci vuole stare, «noi andremo con Nuoro», tuona il primo cittadino di Seulo, «siamo abitanti della montagna, cosa c'entriamo con il Sud dell'Isola?».
L'ITER Dal primo gennaio 2017 è in vigore un protocollo d'intesa firmato dall'amministratore straordinario della Provincia del Sud Sardegna, Giorgio Sanna, e dal sindaco della Città metropolitana di Cagliari, Massimo Zedda, che in sostanza formalizza l'esistenza e la separazione dei due enti in termini di patrimonio, bilancio e personale. La nuova circoscrizione territoriale della Provincia del Sud Sardegna, corrisponde a quella della Provincia di Cagliari (esclusi i 17 comuni che appartengono alla Città metropolitana) più quelli delle cessate province di Carbonia Iglesias e del Medio Campidano, più, ancora, Escalaplano, Escolca, Esterzili, Gergei, Isili, Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli, Sadali, Serri, Seulo, Seui, Genoni e Villanovatulo. In totale 107 paesi, con centro - provvisorio - a Carbonia, una superficie di 6530 chilometri quadrati e 357.071 abitanti.
L'ASSESSORE «Adesso si parla finalmente di due cose distinte a tutti gli effetti, la legge si sta concretizzando. Nella provincia, che rimane ente di secondo livello, la gestione commissariale durerà fino alle elezioni, indirette, che faremo subito dopo le amministrative di primavera. Gli organi saranno scelti dai sindaci, con voto ponderato, cioè con valore proporzionale alla popolazione», sottolinea l'assessore Cristiano Erriu. «È tutto scritto nella legge regionale 2, non dobbiamo apportare nessuna modifica, anche alla luce del risultato del referendum costituzionale».
LE RISORSE «La Regione ha sempre fatto il suo e destinato alle province gli stessi fondi dello scorso anno», prosegue Erriu, «è lo Stato che ha tolto quote di tributi per finanziare il debito pubblico e gli 80 euro di Renzi, adesso mancano quelle risorse, la battaglia non è regionale ma nazionale, noi dobbiamo solo verificare e quantificare i nuovi fabbisogni, comunque inferiori rispetto al passato».
I CONTRARI Spiega Eugenio Lai, vicepresidente del Consiglio regionale e sindaco di Escolca: «È indispensabile mettere mano alla legge, è un'assurdità non modificarla, l'unica certezza sta nella Città metropolitana, per tutto il resto si rischia il caos totale. Comunque c'è un dibattito politico aperto in Consiglio, e sono in molti a pensare che se le province devono esistere, allora per gli organi si devono esprimere gli elettori, non è pensabile che un cittadino di Escolca conti meno di uno di Sanluri. Non possiamo accettare discriminazioni».
I SINDACI «Noi non abbiamo mai deliberato di aderire alla provincia del Sud Sardegna e non siamo disposti ad avere una sede decentrata come Carbonia», sottolinea il sindaco di Seui Marcello Cannas, «aspettiamo di avere un'idea più chiara, la Regione ci deve spiegare il quadro normativo, le competenze della provincia rispetto a quelle delle Unioni del Comuni, e ci deve anche dire se un Comune può appartenere a due ambiti territoriali differenti. Poi i cittadini sceglieranno cosa vogliono fare». Giovanna Melis, sindaca di Esterzili, è convinta «che la legge sia da rivedere. Questa mega provincia è spropositata, anni fa abbiamo fatto di tutto per aderire a quella di Cagliari, sperando di avere maggiore attenzione, adesso, se dovessimo stare in quella del Sud Sardegna, penso proprio che saremmo assolutamente inesistenti».
Cristina Cossu