Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La piscina abusiva a Medau su Cramu: reato prescritto

Fonte: La Nuova Sardegna
6 maggio 2009

MERCOLEDÌ, 06 MAGGIO 2009

Pagina 1 - Cagliari

Cancellato il decreto penale di condanna emesso dal gip contro l’imprenditore Aldo Pili, l’opera risale al 2002






CAGLIARI. La prescrizione ha salvato l’ingegnere-imprenditore Aldo Pili dalla condanna a pagare quindicimila euro e dall’obbligo di demolire la piscina realizzata abusivamente nel giardino della sua casa, in via dei Gelsomini, nel rione di Medau su Cramu. Dopo il decreto penale firmato a dicembre 2006 dal gip Giovanni Lavena, che certificava l’abuso e la sanzione conseguente, il giudice monocratico Ornella Anedda - cui ha ricorso in appello il difensore Pierluigi Concas - ha rilevato come i lavori di costruzione dell’opera risalgano al 2002, quindi al di fuori dai termini previsti dal codice per quel tipo di reato. A denunciare l’esistenza di una piscina era stato l’8 febbraio 2005 il Gruppo di Intervento giuridico, che aveva allegato all’esposto una fotografia aerea inoppugnabile. La conferma era poi arrivata dagli uomini della Guardia Forestale: la piscina c’era ed era grande dieci metri e mezzo per quattro e sessanta. Pili si giustificò sostenendo che si trattava solo di una vasca d’accumulo da utilizzare per l’irrigazione del terreno, una tesi che non convinse il pubblico ministero Andrea Massidda e neppure il gip Lavena: così partì il decreto penale di condanna. La piscina - così venne accertato - era stata costruita senza alcuna autorizzazione in un’area protetta dalle legge sui parchi. Questo malgrado Pili avesse prodotto un parere positivo sulla possibilità di non demolirla. Parere firmato da Lucio Pani, l’ex direttore dell’ufficio regionale tutela del paesaggio poi condannato a sette anni e mezzo di carcere per corruzione, truffa, falso e abuso d’ufficio proprio per la presunta abitudine ad avallare la realizzazione di opere illegali. In questo caso Pani aveva scritto che «le opere realizzate abusivamente non sono per caratteristiche e dimensioni di pregiudizio ai beni oggetto della tutela paesistica».
Nella dichiarazione di non luogo a procedere il giudice Anedda non è entrato nel merito della vicenda, ma si è limitato a mettere insieme documenti e testimonianze - compresi precedenti sopralluoghi della divisione edilizia privata del comune di Cagliari - per stabilire la data in cui è stata realizzata la piscina in un’area sottoposta chiaramente a vincolo paesaggistico. La conclusione - come sostenuto dall’avvocato Concas - è stata che i lavori furono eseguiti dopo la ristrutturazione dell’abitazione, comunque non prima del febbraio 2002 come alcuni testimoni hanno confermato. Da qui l’inevitabile richiamo ai termini della prescrizione: il reato c’è ma è estinto. (m.l)