Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Anniversari L'artista sarà ricordato domani alla Fondazione di Sardegna a Cagliari Cento anni di Foi

Fonte: L'Unione Sarda
6 dicembre 2016

Anniversari L'artista sarà ricordato domani alla Fondazione di Sardegna a Cagliari Cento anni di Foiso Fois,
la rivoluzione del figurativo

G uarda da una parte, in un'espressione sorridente. In piedi per un brindisi, il bicchiere nella mano destra, il tovagliolo nella sinistra. Foiso Fois forse non sapeva che in quel momento, puntato verso il suo attimo fuggente, verso un hic et nunc eterno, c'era l'obiettivo di Henri Cartier-Bresson. Adesso quella foto, datata 1962, sembra fare da viatico alla ricorrenza che si va a festeggiare domani alle 17,30, alla Fondazione Banco di Sardegna (via San Salvatore da Hortha 7, a Cagliari) per i cento anni che il pittore avrebbe compiuto il 28 dicembre (era nato a Iglesias nel 1916). Un brindisi per questi “cent'anni di talento”, come riporta il titolo dell'incontro organizzato dalla figlia Barbara, cui partecipano Gianni Murtas e Giorgio Pellegrini.
COLORI Un brindisi per i colori che ci ha lasciato, pieni di una vita che continua a pulsare perché a dominante rossa, pieni di luce, anche nell'intimità di ritratti raccolti e statici, meditazioni ininterrotte come quelli di Pupa Onorato, o di Teresa, o di Liliana: tre differenti maniere di attraversare l'animo femminile come fosse un paesaggio apparentemente immobile. Solo apparentemente. Perché nulla, nella pittura dai colori di suq di questo artista innovatore, nella sua capacità di accostare i gialli curcuma, zafferano, curry, ai rossi dei peperoncini, ai marroni del cumino e a tutti gli altri delle profumate spezie, nulla in questa pittura è solo apparenza, o solo naturale attitudine alla composizione formale e cromatica.
La sua vita nell'impegno sociale e politico, il suo sguardo alle condizioni dei lavoratori, la sua adesione alla battaglia autonomistica della Sardegna, al suo piano di rinascita; la sua famiglia politica, la sua famiglia reale, innervate, entrambe, da un'irriducibile tradizione antifascista (il padre di Foiso aveva abbandonato la Sardegna per sottrarsi alla persecuzione dei fascisti iglesienti, perdendo poi il posto di lavoro per non avere sottoscritto la tessera del Partito Nazionale Fascista), la sua esperienza, a Biella, come staffetta nella lotta partigiana e la sua militanza socialista, nel dopoguerra: tutto questo fermento ideologico sgorga come lava incandescente in una ricerca che non è solo estetica ma anche, appunto, esistenziale. È bella, ricca, avventurosa, la biografia di questo artista «leader del rinnovamento regionale», come lo definisce Gianni Murtas nella monografia “I Maestri dell'Arte Sarda” (Ilisso). Si dipana fra varie città, la sua formazione, fra Genova, Firenze, dove entra in contatto con l'ambiente artistico e inizia la sua ricerca pittorica da autodidatta, che intanto si laurea in Economia e Commercio. Nel '44 viene anche arrestato dai nazisti, rilasciato dopo alcuni giorni con uno scambio di ostaggio. Nel '46 sposa Carla Ravetti e l'anno dopo consegue il diploma all'Accademia di Belle Arti di Torino ed espone alla Galleria Della Maria di Cagliari, presentato da Salvatore Cambosu.
RITRATTO Questa è la mostra che segna la sua entrata a gamba tesa nel panorama sardo, dove, dieci anni dopo, entrerà con energica dissidenza dal figurativo e dal folklorico anche un altro outsider, Mauro Manca, con la sua “Ombra del mare sulla collina” (1957). Fois è innovatore pur restando nel figurativo. Ma soprattutto è innovatore in un genere che è la sua magnifica ossessione: il ritratto. Presente alla Galleria Comunale d'Arte di Cagliari, il “Ritratto di mio padre”, del '54, è uno dei più belli di Fois (ma in questo momento non è esposto perché c'è la mostra di Rosanna Rossi). Anche il “Ritratto di Raffaello Delogu”, del '49, della collezione Piloni, è esemplare della capacità d'introspezione, attraverso il colore, di Fois. Altri lavori sono nella Chiesa di San Pio X, con “L'uomo”, del '77, e nella Collezione regionale, con “Eleonora D'Arborea” e “La rivoluzione di Giovanni Maria Angioj”, del '57-'58.
Un brindisi, allora, come nella foto di Cartier-Bresson a chi, nato durante la festa della luce, ha saputo far divenire questo bene immateriale il proprio daimon, incarnandolo nel colore.
Raffaella Venturi