Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La resurrezione delle Province

Fonte: L'Unione Sarda
6 dicembre 2016

Erriu: la legge regionale dice già tutto, elezioni in primavera. Agus: il tema va discusso

La riforma mancata: non ci sarà più alcuna soppressione E ora le Province non si toccano più. Con l'esito del referendum, gli enti intermedi che fino a domenica erano destinati alla soppressione, sono salvi e protetti dalla Costituzione che i cittadini non hanno voluto cancellare. Nell'Isola, dopo una serie di vicissitudini, grazie a una legge regionale di riordino le Province sono diventate quattro - Sud Sardegna, Nuoro, Oristano e Sassari - con poche funzioni ma importanti (scuole, strade e ambiente), commissariate fino a prossime elezioni indirette (previste per la primavera 2017) e senza soldi. Ma chissà se gli effetti del voto popolare (il 72,2% di No alla riforma proposta dal governo Renzi, la bocciatura più sonora d'Italia) saranno lineari e pacifici.
IL FUTURO «È già tutto scritto nella legge regionale 2, le Province sono e restano enti di secondo livello, non c'è bisogno di passaggi ulteriori in Consiglio», dice l'assessore degli Enti locali Cristiano Erriu. «Bé, innanzitutto c'è un serio problema di mancanza di risorse, poi credo che un dibattito politico sia necessario, alla luce della forte richiesta dei cittadini di un sistema decentrato», sostiene Francesco Agus, presidente della Commissione autonomia. «Si è fatto di tutto per smontarle e adesso dobbiamo ricrearle, credo che portare il tema in commissione, chiamando anche l'assessore, e capire cosa sta avvenendo nei territori, sia un passaggio da fare».
TIRA E MOLLA Per capire. Dice la Costituzione, articolo 114: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione...». A maggio 2012 i sardi hanno votato per un referendum che fu battezzato “anti-casta” e, tra le altre cose, dissero che volevano abolire le province di Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, dell'Ogliastra e di Olbia-Tempio (quesito abrogativo e vincolante) e pure quelle storiche di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano (solo consultivo). Non è successo nulla, allora.
LE NORME Ad aprile 2014 arriva la legge nazionale firmata dal ministro Delrio che ridisegna confini e competenze dell'amministrazione locale e stabilisce che in attesa della riforma del titolo V della Costituzione, le province diventano “enti territoriali di area vasta”, con il presidente eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della provincia. Rimangono solo due livelli amministrativi territoriali a elezione diretta: Regioni e Comuni. Poi, il 4 febbraio di quest'anno, dopo una lunga battaglia fra territori e partiti, il Consiglio regionale approva la legge 2 (“Riordino del sistema delle autonomie locali”) che, tra le altre cose, disciplina la materia nei dettagli e sottolinea che «fino al loro definitivo superamento, il territorio della Sardegna, ad eccezione di quello della città metropolitana di Cagliari, è suddiviso nelle province riconosciute dallo Statuto e dalla legge statale».
IL REFERENDUM Domenica scorsa gli italiani (e i sardi) hanno detto No a quella attesa riforma del titolo V della Costituzione di cui parlava la legge Delrio, così, la Carta resta invariata e di conseguenza le Province restano. Lo hanno detto forte e chiaro gli elettori, contraddicendo - come hanno rimarcato diversi leader politici - il referendum di quattro anni fa e pure il sentiment diffuso sul taglio delle poltrone e degli enti.
I PROSSIMI PASSI L'assessore Erriu non ha dubbi: «La nostra legge in qualche modo faceva da ponte, in attesa del risultato referendario. Ora il quadro è chiaro: nella legge 2 sono previsti gli enti di area vasta, cioè le Province, e le modalità di elezione di secondo livello, non dirette. È tutto scritto, non c'è bisogno di nessuna legge d'attuazione, le quattro Province restano, asciugate nelle loro funzioni e senza costi aggiuntivi. Circa un mese fa il Consiglio ha approvato una norma secondo la quale le elezioni provinciali si faranno due settimane dopo le amministrative della prossima primavera, per avere la nuova geografia dei rappresentanti degli enti locali che dovranno scegliere presidenti e consiglieri provinciali».
Cristina Cossu