Una delle strade di accesso al capoluogo è in una gravissima situazione di degrado
Prostitute, capannoni occupati e il rischio di allagamenti
Zona a rischio-alluvione, capannoni occupati abusivamente da senzatetto stranieri, prostitute e gigantesche discariche. Benvenuti in viale Elmas, terra di commercianti e imprese costretti a convivere con degrado, micro criminalità e “lucciole” sfruttate dai protettori. «Vivo qui da oltre cinquant'anni», racconta Antonio Serra, 87 anni, pensionato originario di Ulassai. «Prima c'erano solo terreni dove allevare animali. Ora è diventato un rione dimenticato da tutti. Non ci sono controlli e passare da queste parti di notte è pericoloso».
LA PROSTITUZIONE Viale Elmas, via del Commercio e via dell'Agricoltura da anni sono diventate strade del sesso. Le organizzazioni criminali che gestiscono le “lucciole” - trasformate in schiave - si sono suddivise le zone della città. Da queste parti ci sono solo donne arrivate dall'Africa. Sanno pochissime parole d'italiano e cambiano spesso. «Conviviamo senza problemi e non danno alcun fastidio. Sono i loro clienti che causano pericoli: si fermano con le auto in mezzo alla strada per contrattare il prezzo. I rischi di incidenti sono molto alti», spiega un dipendente di un'attività commerciale di viale Elmas. Preferisce che il suo nome non venga pubblicato: «Siamo qui tutti i giorni, non vorrei che a qualcuno dessero fastidio le dichiarazioni pubblicate sul giornale». Già dalle prime ore del mattino giovani prostitute si piazzano nelle loro postazioni. A bordo strada i fuochi accesi indicano ai potenziali clienti la presenza della lucciola africana. In viale Elmas ci sono anche alcune italiane. Stanno al loro posto senza invadere le zone “assegnate” alla malavita africana.
DISCARICHE E DEGRADO Viale Elmas è una delle principali porte d'ingresso della città. Chi arriva dall'aeroporto incrocia prostitute e una serie infinita di discariche. Quelle più grosse sono nelle stradine - alcune non asfaltate - laterali. C'è di tutto, compresi elettrodomestici, materiale edile e pezzi di amianto. «Non è un bel biglietto da visita», ammette Mario Mulas della Quemme, ditta che vende prodotti per tabaccherie. «Le discariche sono disseminate nelle strade nascoste. Servirebbero maggiori controlli».
CAPANNONI OCCUPATI Prima c'era lo stabile ex Incas Pisano: occupato da decine di cittadini stranieri in cerca di un riparo, è stato sgomberato una settimana fa con ordinanza del sindaco. A maggio di quest'anno la Asl, dopo un sopralluogo, aveva parlato di «gravissima situazione igienico-àsanitaria» e di presenza di persone «malate di tbc». Anche la Municipale aveva certificato la presenza di discariche e pericoli così come hanno fatto, a luglio, i vigili del fuoco. Dopo lo sgombero, avvenuto senza problemi, è iniziato l'opera di pulizia e bonifica del capannone. Ma i senzatetto hanno impiegato poche ore a trovare un altro riparo. In viale Elmas ci sono i locali dell'ex consorzio agrario: «Quante persone ci vivono? Difficile dirlo. Decine, forse una cinquantina», dicono i commercianti della zona. Molti rom, rimasti senza un tetto dopo la chiusura dello stabile ex Incas Pisano, si sono trasferiti qui. Altri alla fine di via del Commercio, in un altra struttura occupata abusivamente. Anche diversi cittadini africani hanno trovato un posto in uno dei locali del grand hotel dei disperati di viale Elmas.
RISCHIO ALLUVIONE Chi lavora da queste parti ha però una grande paura: l'alluvione. «Nel 2008», ricorda Antonello Mureddu, della ditta Sistemi ecologici 2000, «i nostri uffici sono stati invasi dall'acqua. C'è un canale che passa in via dell'Agricoltura e in viale Elmas. È spesso ostruito e quando piove molto il rischio allagamenti è elevato». Odoardo Maurichi, dell'omonima impresa, spiega: «Dall'alluvione del 2008 è stato fatto poco e niente».
Matteo Vercelli