Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La voce delle donne contro il pregiudizio

Fonte: L'Unione Sarda
24 novembre 2016

Muliericidio: ne parla la psichiatra Nereide Rudas

 

L ' Italia è chiamata in maniera romantica il “paese delle madri” e la Sardegna è considerata isola matricentrica. Dagli stereotipi di cui l'immaginario collettivo si nutre, apparentemente contrastanti col quadro dipinto dalla cronaca nera, muove “Donne morte senza riposo. Un'indagine sul muliericidio (Am&D edizioni, pp. 334, 26 €)”. Disponibile anche in ebook, è prodotto delle ricerche di tre autori che leggono il fenomeno da punti di vista differenti. Abbraccia il lavoro decennale e appassionato di Nereide Rudas (professoressa emerita, fondatrice e già direttrice della Clinica psichiatrica dell'Università di Cagliari, presidentessa onoraria della Società italiana di psichiatria forense), gli studi di Sabrina Perra, professoressa di Sociologia economica, e di Giuseppe Puggioni, docente ordinario di Statistica alla facoltà di Scienze politiche di Cagliari.
Il volume sarà presentato domani, in coincidenza con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Appuntamento alle 17 nell'aula magna della Corte d'appello di Cagliari. Interverranno, oltre agli autori, Grazia Corradini, presidentessa Corte d'appello, Giuliana Perrotta, prefetta di Cagliari, Maria Del Zompo, rettrice dell'Università di Cagliari, Maria Francesca Chiappe, giornalista e scrittrice. Le relazioni saranno del procuratore della Repubblica Gilberto Ganassi e dell'avvocato Luigi Concas. L'evento (coordina Stefano Pira) si propone di rappresentare, con la ricchezza del confronto, gli obiettivi del libro che, sottolinea Nereide Rudas, «non è sulle donne. È per le donne. Costruisce la speranza che il mondo possa parlare con la loro voce».
Professoressa, perché avete preferito “muliericidio” al termine femminicidio?
«Benché la prima definizione abbia nobili discendenze scientifiche americane e messicane, richiama il nome femmina che nel dizionario italiano significa essere umano o animale capace di essere fecondato e partorire. Contiene sfumature spregiative, sottolinea l'attrattiva sessuale e supporta quindi il pregiudizio che è all'origine della violenza. Abbiamo perciò preferito il termine derivato dal latino mulier perché più adatto a ricordare che quando muore una donna, muore un essere umano. Gli animali decedono. Solo l'uomo ha coscienza della propria caducità e su questa consapevolezza modula la sua esistenza».
Un libro per le donne che vuole demolire la figura del maschio superiore e dominante e incidere sulla società.
«La nostra riflessione, pur avendo la donna vittima di violenza come protagonista e destinataria privilegiata, da duale si fa plurale. Interessa la famiglia e tutta la società. Va alla radice di un problema di vasta portata culturale che investe la stessa costruzione della mascolinità e della femminilità. Facciamo appello a tutte le possibilità di contrasto del fenomeno. Agli uomini chiediamo una nuova alleanza perché si rimuova l'atteggiamento di pregiudizio e misoginia all'origine della violenza. Nell'iter formativo, la scuola deve avere un ruolo fondamentale».
La seconda parte del volume è dedicata all'analisi storica del fenomeno in Sardegna.
«Dopo aver trattato del muliericidio in Italia, abbiamo verificato assonanze e dissonanze con l'Isola, a torto o a ragione, definita matricentrica. Rispetto all'omicidio la cui vittima è maschile, la distribuzione territoriale è differente: il primo reato persiste nella zona interna, tradizionalmente interessata dal fenomeno. Il secondo è più diffuso nella città e nel suo hinterland, in zone pianeggianti e costiere. Il dato statistico fa pensare che la donna sia oggetto di violenza in maniera meno ricorrente dove sono più radicati i valori identitari».
Difficile tuttavia, nonostante il ricorso a fonti storiche e di cronaca (la mappatura è stata fatta anche grazie agli articoli dell'Unione Sarda), ricostruire la storia complessa della violenza di genere. Spesso celata dal sentimento di vergogna, resta, come ben significa il verso di una preghiera ebraica («Dio ricordati delle lacrime delle donne»), inconoscibile.
Manuela Arca