Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Ogni giorno rischiamo la vita»

Fonte: L'Unione Sarda
24 novembre 2016

VIA CORNALIAS.

La ragazza travolta sulle strisce pedonali è ancora in Rianimazione

Sit-in degli studenti: la strada come una pista di Formula 1

«Non è accettabile rischiare la vita ogni giorno per andare a scuola, qualcuno deve intervenire». Lo dicono in coro, fermando il traffico con un manifesto che taglia in due via Cornalias. Nessuna scritta e nemmeno cori, solo un pezzo di spago da cui penzolano sagome umane ritagliate da vecchi giornali. Sit-in lampo e composto, «per sensibilizzare istituzioni, forze dell'ordine e cittadini della pericolosità di questa strada», spiegano gli studenti dell'Istituto De Sanctis-Deledda.
LA PROTESTA Al suono della campanella si dispongono per strada, una cinquantina in tutto, divisi tra un marciapiede e l'altro. Danno voce anche alla loro compagna ricoverata nel reparto di Rianimazione del Brotzu, da martedì, dopo essere stata travolta sulle strisce da una golf guidata da un trentacinquenne di Dolianova. Mentre la giovane al piano terra dell'ospedale di via Peretti è ancora in condizioni gravissime, le compagne chiedono giustizia. «Non si tratta di un caso isolato, gli incidenti qui sono all'ordine del giorno», protesta Amalia Mirea, iscritta in terza F. «Chiediamo solo di poter entrare e uscire da scuola in sicurezza. Cosa che non capita, visto che via Cornalias sembra una pista di Formula uno», racconta. «Molti automobilisti arrivano a velocità folle, e spesso non rallentano nemmeno in prossimità delle strisce pedonali». Olivia Dessì annuisce: «Pensi che anche una bidella è stata investita qualche giorno fa, è ancora in ospedale. Ma non è l'unica», sbotta. «Non possiamo pretendere che un vigile presidi ogni giorno l'ingresso e l'uscita, ma un rimedio deve essere trovato. Si potrebbero installare dei dossi: sarebbero un deterrente e costringerebbero a ridurre la velocità, oppure si potrebbe mettere un semaforo all'altezza dell'ingresso», propone. «Ma non sta certo a noi decidere quali misure debbano essere prese, ci va bene tutto, purché questi assurdi incidenti finiscano e ci venga consentito di frequentare le lezioni con serenità e senza l'incubo di essere la prossima a finire in ospedale». Ambra Cherchi si unisce al coro: «Questo sit-in lo dobbiamo alla nostra compagna, ma anche a noi stesse, perché al suo posto ci sarebbe potuta essere chiunque di noi», osserva. «Le istituzioni non possono far finta di niente, la frequenza degli incidenti è altissima, chiediamo un intervento immediato». Insieme agli studenti ci sono anche alcuni docenti: «Siamo qui per supportarli, la situazione è insostenibile», ribadiscono. «L'iniziativa di oggi è partita dai nostri allievi, ma in mancanza di risposte siamo pronti a organizzare una nuova protesta ufficiale. Siamo davvero stanchi».
OBIETTIVO MANCATO Se l'obiettivo di ieri era sensibilizzare l'opinione pubblica, il traguardo è ancora lontano. Almeno da via Cornalias. Il traffico bloccato per qualche minuto spazientisce gli automobilisti in coda, tanto che in parecchi si attaccano al clacson. Dieci macchine in fila in un senso di marcia, altrettante nel senso opposto. «Ma cos'è successo?», domanda una donna sporgendo la testa dal finestrino della sua Yaris. Informata dell'accaduto alza gli occhi al cielo. «Certo qualcuno corre e non rispetta i limiti di velocità, ma anche i pedoni dovrebbero fare attenzione quando attraversano. Spesso si buttano in mezzo alla strada senza neanche guardare, così è andarsela a cercare. Poi chiaramente mi dispiace per quella ragazza», dice fissando indispettita l'orologio al polso. Non appena la barriera umana si scompone, preme l'acceleratore insieme a tutti gli altri. Per strada restano solo gli studenti, e la loro compagna sedicenne è ancora in ospedale, con prognosi riservata.
Sara Marci