Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La beffa delle case popolari

Fonte: L'Unione Sarda
16 novembre 2016

Tempi biblici per l'acquisizione della proprietà dei terreni a Sant'Elia e Mulinu Becciu

 

Area decide di assegnarle ma non sono mai state accatastate

 

Non accatastate: molte delle 2.773 case popolari di Cagliari sono sconosciute all'inventario dei beni immobili. Lo Stato, insomma, non sa dell'esistenza di migliaia di appartamenti costruiti con soldi pubblici e abitati, in alcuni casi, da 40 anni.
Sono venuti a saperlo i pochi inquilini interessati alla proposta di riscatto inviata qualche anno fa da Area, l'Agenzia regionale per l'edilizia abitativa che ha sostituito il vecchio Iacp, l'Istituto autonomo case popolari: l'ente ha inviato agli assegnatari da più di otto anni una lettera in cui offriva loro di diventare proprietari a cifre concorrenziali. «Le condizioni sono uguali per tutti», sottolinea il direttore generale di Area, Marco Crucitti: «La rendita catastale moltiplicata per cento, meno l'uno per cento per ogni anno di vetustà fino a un massimo di venti». Risultato: per una casa di 70-80 metri quadri, 35mila euro. Allettanti anche le condizioni di pagamento: il 30 per cento subito e il resto in comode rate spalmate fino a 25 anni. Quanti volevano aderire? «A livello regionale non più del 30 per cento», risponde Crucitti.


INQUILINA Fra gli interessati, a Sant'Elia, c'è Liliana Canetto, che dal 2000 vive con la famiglia in una casa popolare in via Samuele Utzeri. «Nessuno dei nostri vicini è intenzionato ad acquistare. Noi ci abbiamo fatto un pensierino. Qualche mese fa sono andata negli uffici dell'ente per farmi un'idea precisa e, con mia grande sorpresa, il geometra con cui parlavo mi ha spiegato che la mia casa non può essere riscattata perché non è accatastata. Mi ha anche detto che è così non soltanto in quasi tutta Sant'Elia ma anche a Mulinu Becciu. Assurdo. Com'è possibile?»


INTOPPI La risposta è una lunga storia di intoppi burocratici. Tre i protagonisti: il Demanio marittimo, proprietario originario di gran parte delle zone dove, dalla metà degli anni '70, furono realizzate le case popolari; il Comune, che in base a una legge del 1972 attuò una serie di espropri al termine dei quali sarebbe dovuto diventare proprietario di quelle aree e concederne il diritto di superficie alle cooperative edilizie e allo Iacp; e infine l'Area, che ha ereditato la situazione. La concessione avvenne in regime provvisorio e in Italia, si sa, nulla è più definitivo del provvisorio. Iacp prima e Area dopo hanno inutilmente tentato di accatastare queste centinaia di case popolari fantasma senza però mai ricevere la titolarità delle aree su cui sono state edificate. Il Comune, che doveva trasferirgliela, ha dovuto gestire una marea di ricorsi contro gli espropri e ha a sua volta impiegato anni a ottenere la titolarità di quelle aree dal Demanio: «Piazza Pigafetta è tutt'ora della Regione - avvisa il numero uno di Area - e resta una servità demaniale in corrispondenza di una conduttura di carburanti che attraversa tutta Sant'Elia».


AREA «L'impegno a trasmetterci la titolarità delle aree, a Sant'Elia, era previsto nell'accordo di programma stipulato otto anni fa fra noi, il Comune e la Regione», si stringe nelle spalle Crucitti: «Era, anzi, la fase uno del piano. Noi la fase due, cioè la ristrutturazione degli edifici, l'abbiamo fatta. Il Comune, invece, ha chiesto tutta una serie di modifiche, in genere dovute a esigenze di controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine: per esempio strade che rendano più facile l'accesso ai vari blocchi. Richieste giuste, intendiamoci, ma che hanno ritardato l'attuazione dell'accordo».


IL COMUNE La vicesindaca Luisa Anna Marras, titolare della delega per le Politiche della casa, la vede in un altro modo: «Parliamo di aree differenti fra loro: dove potevamo procedere abbiamo proceduto. Le modifiche all'accordo di programma miravano a renderlo aderente ai tanti mutamenti intervenuti negli anni. Situazioni del genere ce ne sono tante: anche noi abbiamo delle case che ci sono state trasferite dallo Iacp, e al momento di venderle abbiamo scoperto che mancano documenti; li abbiamo chiesti ad Area. Ed è capitato più volte che la Regione ci dovesse trasferire un bene salvo poi scoprire di non averne ancora acquisito la titolarità dal Demanio».
Il guaio, però, è che chi vorrebbe riscattare la casa in cui vive è bloccato. «Naturalmente, il diritto di chi è interessato non è leso in alcuno modo», sorride Crucitti: «Potrà acquistare, ma solo quando sarà stata definita la questione della titolarità delle aree». Campa cavallo.
Marco Noce