Conferenza sul clima, Pigliaru: “Modello di sviluppo green è l’unica strada”
Tre bandi, un bilancio da 204 milioni di euro e 95 progetti finanziati in 130 regioni appartenenti a 13 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Sono i numeri del progetto ‘Mediterranean Sea basin Programme‘ (Programma sul bacino del Mar Mediterraneo), il più grande fra gli strumenti che si avvalgono dei fondi Ue per le politiche di vicinato, che la Regione Sardegna guida dal 2007. È a partire da questa esperienza che oggi il presidente della Sardegna, Francesco Pigliaru, ha presentato una sua relazione alla seconda riunione della commissione per lo sviluppo sostenibile dell’Arlem, Assemblea regionale e locale euromediterranea, che riunisce 80 rappresentati territoriali dall’Ue e da 15 Paesi del bacino mediterraneo. L’evento si è svolto a Marrakech, nel quadro della Conferenza sul clima delle Nazioni unite (COP22). “Siamo consapevoli che i modelli di crescita finora applicati non sono più percorribili: rendere il nostro modello di sviluppo più ‘green’ e più inclusivo è l’unica strategia credibile”, ha dichiarato Pigliaru, secondo il quale la cooperazione transfrontaliera deve ora puntare a una partecipazione “più di qualità” ai programmi da parte delle autorità locali e regionali della sponda Sud.
Pigliaru ha anche lanciato un appello all’Ue, chiedendo il riconoscimento della condizioni di insularità ai territori come la Sardegna che rischiano altrimenti di essere svantaggiati rispetto a quelli continentali. Concluso nel 2013 il primo periodo di programmazione, la Sardegna è ora pronta a lanciare il secondo programma per il bacino mediterraneo, che in totale può contare su un budget di 209 milioni di euro di fondi Ue per iniziative sul clima, ma anche innovazione e lotta alla povertà. Il 16 dicembre, ad Atene, si svolgerà l’evento ufficiale per l’apertura del primo bando da 84,6 milioni.
“Terrorismi, flussi migratori, coesione e sicurezza, insieme alle conseguenze dei cambiamenti climatici, sono problemi che pesano su tutta l’area mediterranea. Per affrontarli e vincerli servono più integrazione e cooperazione: la politica euro-mediterranea deve andare verso un maggior pragmatismo, che insieme ai principi e i valori condivisi tenga conto degli interessi comuni”. Lo ha detto Pigliaru in apertura del suo primo intervento. Secondo il governatore sardo, “le autorità locali e regionali possono fare la differenza, anche e soprattutto attraverso la cooperazione transfrontaliera, che ha un forte potenziale di mobilitazione dei territori e ripristina la centralità delle periferie. La Sardegna è in prima linea su questi temi come Autorità di gestione del Programma ENI CBC Med che coinvolge 13 Paesi ed oltre 130 Regioni che si affacciano sul Mediterraneo – ha evidenziato – Questa esperienza ci mostra che seppure siano molte le autorità locali che partecipano, sono pochissime quelle della sponda Sud che hanno portato avanti progetti leader, in grado di trainarne altri”. “Per crescere tutti insieme – ha chiarito il presidente – è necessario farsi portatori ed interpreti dei bisogni e delle aspirazioni economiche, sociali e ambientali dei territori e sostenere efficienti processi di decentramento nei Paesi coinvolti, rafforzando i meccanismi di governance tra i diversi livelli politici ed amministrativi”.
Dall’incontro col ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti è emersa la “conferma” della “piena disponibilità e condivisione di un punto di vista secondo cui senza i territori non ci sarà nessuna possibilità di essere efficaci nella lotta contro il cambiamento climatico”. Pigliaru ha incontrato Galletti nel padiglione italiano della COP22, insieme all’assessore alla Difesa dell’ambiente della Sardegna, Donatella Spano. “Mi pare di poter dire che il ministro è pronto a portare la nostra posizione e quella del Comitato europeo delle Regioni nel negoziato in corso in queste ore” aggiunge Pigliaru. “L’Italia è un buon esempio di integrazione verticale fra i vari livelli di governo, abbiamo chiesto che questo esempio venga portato come sostegno alla richiesta di riconoscimento del ruolo dei territori”.