Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il Porto affonda? Colpa della politica»

Fonte: L'Unione Sarda
29 aprile 2008

Domani a Roma il vertice Maersk-sindacati per il futuro dei lavoratori della Cict.Se il Porto canale sta lentamente morendo, buttando a mare (è il caso di dirlo) anni di grandi aspettative e pomposi progetti sul futuro sviluppo del traffico commerciale isolano, la responsabilità va cercata nelle alte sfere politiche, negli uffici di chi decide per conto dei cittadini e, spesso, lo fa male.È la cruda analisi dell'armatore Vincenzo Onorato sulla pesante crisi che ha investito lo scalo gestito dalla Cict (il Cagliari international container terminal, fa parte del gruppo Contship Italia): la Maerks, società che possiede il 27 per cento delle azioni della Cict, ha preannunciato l'arrivo di una sua nave al porto (l'attracco era previsto per ieri sera) per caricare contenitori e attrezzature da trasferire da un'altra parte. Un viaggio che si lascerà alle spalle cento futuri disoccupati, quelli che fino al giorno prima lavoravano per la società di gestione. Il rischio è che, nelle prossime settimane, altri cento percorrano la stessa strada. Domani a Roma si terrà un vertice tra sindacati e azienda per valutare il destino dei dipendenti: la speranza è che un'altra azienda prenda il posto della Maersk.Al momento però il futuro degli operai è abbastanza buio, e in questo contesto la colpa secondo Onorato va attribuita alla troppa attenzione data in questi anni al porto calabrese di Gioia Tauro, un occhio di riguardo «che ha cannibalizzato Cagliari». A detta dell'armatore «è mancata la politica e ora, per rilanciare la funzionalità del porto, serve proprio una forte azione della politica regionale e nazionale». Le speranze non sono destinate a morire, perché «chi dice che Cagliari è fuori dai giochi è in malafede». Onorato, napoletano, proprietario della Moby, e di tre rimorchiatori qui in città, è intervenuto sull'argomento poco dopo la presentazione della manifestazione velica Sandalion Cagliari Cup , la ex Tiscali Cup che si terrà fra luglio e agosto prossimi.Ottimo conoscitore della situazione del porto cagliaritano, dove lavorano i suoi rimorchiatori «fermi nonostante un investimento di 24 milioni di euro», l'imprenditore ha sottolineato come Cagliari si trovi in questa condizione di precarietà «dal '67, quando sono venuto qui per la prima volta. Anche in quegli anni c'era il sogno di lanciare il porto canale: io nel frattempo sono invecchiato e la situazione è rimasta la stessa».Una situazione definita «paradossale: in tutto il mondo c'è penuria di terminal e di spazi per i container, e Cagliari ha il vantaggio di avere delle aree enormi in cui si potrebbero stoccare i container e in più una posizione straordinaria nel Mediterraneo. Tutti vantaggi non sfruttati».Invece la classe dirigente nazionale ha puntato tutto su Gioia Tauro. Ecco perché, se le responsabilità sono politiche, anche la soluzione deve essere politica: «Il Governo dovrebbe avere maggiore attenzione per Cagliari e aprire una trattativa internazionale con quei pochi gruppi che a livello mondiale gestiscono i traffici dei container perché sul tavolo di confronto ci sia spazio anche per la Sardegna, finora killerizzata sui tavoli nazionali».Esistono ancora margini per risolvere il problema: anche se «il Porto canale avrebbe bisogno di gru più grandi» e nonostante l'assenza del nostro capoluogo «dalle trattative nazionali», Cagliari ha ancora la capacità di attirare altri investitori. Lo stesso Onorato ha ricordato il suo progetto per realizzare un bacino di carenaggio di 350 metri per la manutenzione delle navi «riportando così la grande industria a Cagliari».