Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Così uccidono le imprese»

Fonte: L'Unione Sarda
17 ottobre 2016

Lo sfogo di un imprenditore: “Lavori infiniti al Bastione hanno bloccato l'attività”

 

 

 

Alessio Raggio: il Comune è un ostacolo, chiederemo i danni 

 

«Dopo due anni in cui la scriteriata chiusura del bastione Saint Remy a Cagliari ha definitivamente distrutto le mie due attività di ristorazione che, da vent'anni, davano lavoro a 40 persone, capisco cosa vuol dire essere, imprenditorialmente, soli. Un vecchio imprenditore cagliaritano una volta mi disse: “Alessio, du scisi poita da zerrianta impresa? Poita esti un'impresa!!!!” Come scalare una montagna di 8000 metri senza ossigeno e riuscire a non morire».
UN MILIONE DI EURO «In vent'anni di piccola imprenditoria ho imparato che ogni difficoltà cela una grande opportunità, questo mi ha permesso di non deprimermi mai troppo davanti alle avversità e di provare a trasformarle sempre in situazioni positive. Quello che mi amareggia di più non è tanto il disastro economico - oltre il milione di euro - che il Comune ha cagionato alle mie aziende, è l' irresponsabilità. Sia chiaro, non parlo di malafede, ma di incoscienza allo stato puro».
CANTIERE “FOTOCOPIA” «Quando capii che per la pubblica amministrazione comunale oramai era “indispensabile” rifare gli stessi lavori già fatti 10 anni fa sulla terrazza del bastione, spendendo altri soldi pubblici, proposi di fare i lavori in inverno e per 7 mesi non avrei voluto un euro di risarcimento, così da poter salvare la stagione estiva. Mi risposero che gli dispiaceva tanto, ma che i lavori “dovevano” per forza esser fatti d'estate. Ebbene, in quel periodo non si vide un operaio e le attività, Caffè degli Spiriti e Caffè De Candia, recensite anche dal New York Times e conosciutissime da cagliaritani e turisti, chiuse d'imperio, con una settimana di preavviso formale».
NUOVI RITARDI «In che pianeta vivono? Con quale arroganza gestiscono la vita della gente? Dopo che a dicembre 2015 mi si comunicava via Pec che mi sarebbero stati riconsegnati i locali a marzo 2016 (ovviamente non è stato così), creando ulteriori enormi disagi e danni, sono stato contattato informalmente per la riconsegna, che sarebbe ormai prossima. Dovrò ripartire da zero, sottraendo ulteriori risorse ad altre mie aziende per poter far fronte a questo disastro economico, nell'indifferenza assoluta della Pa. Come se non fosse successo nulla».
CASTELLO «Per vent'anni, nel mio piccolo, ho provato a contribuire a far crescere turisticamente un quartiere meraviglioso, Castello, nel quale ad altri non sono bastati sei anni per far funzionare gli ascensori. L'imprenditore è solo. Ci sta. Ciò che non ci si aspetta è di avere, nella pubblica amministrazone, il nemico - o se preferite l'ostacolo - numero uno. Comprai (e sottolineo comprai) le attività del bastione vent'anni fa in stato di fallimento, le rilanciai in anni di durissimo lavoro e sacrifici e le riaprirò sicuramente più forti di prima. Il Comune pagherà un risarcimento milionario per questa follia figlia dell'arroganza e dell'irresponsabilità».
I DANNI «So bene che coi tempi della giustizia questo avverrà, se va bene, tra 10, forse 15 anni, ma avverrà. Il messaggio che voglio dare non è di lamentela o rassegnazione, ma di speranza per quanti fanno impresa e che sono messi all'angolo - o che lo saranno - da vicende così vergognose e paradossali. La speranza è di far sì che le associazioni di categoria, le imprese, i cittadini e gli amministratori stessi capiscano che siamo tutti sulla stessa barca, che i posti di lavoro si costruiscono assieme e che non dovranno mai più essere tollerate azioni che vadano illogicamente contro il creare lavoro e il diritto a fare impresa senza doversi continuamente guardare le spalle da chi dovrebbe essere al tuo fianco nello sviluppo economico della Città».
SENSO DI GIUSTIZIA «Che esperienze come questa siano tenute a mente da quegli amministratori che ancora credono nella giustizia e nel rispetto reciproco, nel dialogo costruttivo coi cittadini, siano essi imprenditori, dipendenti o “semplici” esseri umani. Che credono, insomma, nel rispetto delle persone. Ai primi di novembre coi miei avvocati notificheremo la citazione per danni, al Comune di Cagliari, alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica, per vedere se vi siano responsabilità dirette. Come cittadino chiedo che i danni causati siano pagati non dalla gente comune ma da chi da un lato parla di rilancio del lavoro e della città, dall'altro genera questi disastri nella noncuranza generale, come se ci fossimo abituati a subire vessazioni senza che nessuno sia, quasi mai, chiamato a risponderne. Ecco, io a questo non mi ci voglio abituare. È ora di voltare pagina».