Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Migranti, è emergenza minori: mancano strutture e risorse

Fonte: L'Unione Sarda
16 settembre 2016

I giovani soli nell'Isola sono 1200, Sos dai Comuni obbligati ad ospitarli

 

Un'infinità di ragazzi soli. Erano solo il 5 per cento del totale dei migranti che arrivano in Sardegna, ora sono uno su tre. Erano 18 nel 2013, 56 nel 2014, 220 nel 2015, 1200 ad agosto di quest'anno. Numeri ufficiali. Poi ci sono gli altri, che sfuggono alla contabilità dello Stato.
Dovrebbero, questi giovani che hanno tra i 14 e i 17 anni, essere accolti subito in una struttura transitoria, poi passare alla prima e alla seconda fase dell'ospitalità, che spesso si mischiano. «Sessanta giorni, poi dentro un sistema di inclusione», spiegano gli esperti del team regionale che si occupa della questione, «ma i tempi si dilatano sempre». Il percorso va avanti un po' come capita, perché manca un Centro governativo ad hoc (dovrebbe nascere a breve, è la promessa) e perché sono i Comuni a doversi fare carico dei minori. Una situazione esplosiva.
Nei giorni scorsi, per dire, il sindaco di Portoscuso, Giorgio Alimonda, ha ricevuto dal Tribunale dei minori i decreti di affido di ventotto minorenni, e lui non sa assolutamente come mantenerli. Ha già annunciato che se gli atti non verranno revocati restituirà la fascia tricolore. A fine giugno, il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, ha scritto una lettera a prefetto e questore, spiegando che il carico medio di novanta persone per ogni operatore dei servizi sociali è insostenibile, che servono soluzioni. Insomma, se non ce la fa il capoluogo, che ha forze e risorse, come possono cavarsela tutti gli altri enti locali dell'Isola? «Non si può dire al Comune: arrangiati! E a mancare non è la Regione, bensì lo Stato centrale», sottolinea il presidente dell'Anci, Pier Sandro Scano.
«I flussi sono in aumento, e le necessità di accoglienza stanno sfuggendo a qualsiasi criterio di programmazione fissato nel piano regionale 2016, le previsioni sono state ampiamente superate», sottolinea una delibera adottata dalla Giunta regionale ad agosto, che fissa le caratteristiche che devono avere le strutture «per l'ospitalità transitoria» e la rete di professionisti - pediatri, psicologi, assistenti sociali, mediatori culturali - da coinvolgere. «Dobbiamo affrontare queste nuove criticità derivanti da un numero inaspettato di minori soli non accompagnati, o presunti tali, che devono trovare immediata sistemazione in strutture dedicate, distinte da quelle per adulti, in attesa che si concludano le procedure successive allo sbarco e la loro assegnazione alle strutture di prima accoglienza. Una situazione aggravata - prosegue il documento - da un'oggettiva indisponibilità delle strutture governative».
Spiega Ferdinando Secchi, assessore alle Politiche sociali di Cagliari: «Soltanto nel 2016 ci siamo fatti carico di 120 minori, attualmente ne abbiamo una novantina, ma sui numeri ci sono discrepanze. Sono gli affidi che ci ha assegnato l'Autorità giudiziaria minorile, operiamo con i Servizi sociali comunali e ventiquattro strutture convenzionate. Chiaramente siamo per l'accoglienza e la cura, però siamo già alla saturazione: ogni minore richiede un piano di sostegno individuale e il tempo e le risorse non bastano, se pensiamo anche alla quantità di problemi che dobbiamo affrontare con i nostri cittadini. Il sindaco ha lanciato l'allarme, speriamo di avere risposte e aiuto».
Don Marco Lai, direttore della Caritas, racconta che attualmente in un albergo cagliaritano sono ospitati settanta minori. «È una sorta di hot spot, un centro di accoglienza temporanea, in genere restano due mesi, prima di essere presi in carico dagli enti locali. Sono giovani già adulti, nelle loro terre svolgevano un'attività, un po' come nel nostro mondo agropastorale, dove un sedicenne lavora, magari pascola il bestiame. Noi li nutriamo, li vestiamo, garantiamo loro l'apprendimento base della lingua italiana e momenti ludico-sportivi, poi pian piano vengono trasferiti ai vari centri». Uno di questi centri, gestito dalla cooperativa Il Sicomoro, sta per arrendersi e chiudere i battenti. «Prima avevamo otto giovani in affidamento, poi un paio sono diventati maggiorenni, ne sono rimasti sei, due in capo al Comune di Quartu, gli altri a quello di Cagliari», spiega la presidente, Stefania Russo. «Il fatto è che siamo in credito di circa 160 mila euro, fondi che ci devono essere girati dalle amministrazioni». Il meccanismo è contorto, spiega Elisabetta Atzeni, del team regionale sull'emergenza: «Le cooperative rendicontano ai Comuni, che a loro volta chiedono i rimborsi alle prefetture che li ricevono dal ministero». E così, non si sa mai bene esattamente dove, la catena si spezza. Ecco perché i sindaci sardi si ribellano e non vogliono sottoscrivere l'accordo che l'Anci nazionale sta per chiudere con il Viminale sulla microaccoglienza diffusa.
«Pigliaru non si nasconda e sostenga in prima persona i sindaci, vittime dello scaricabarile del Governo Renzi sull'immigrazione», dice il coordinatore regionale di Forza Italia Ugo Cappellacci, che ha promosso una mozione per chiedere lo stop degli sbarchi in Sardegna.
Cristina Cossu