Presentata ieri la manifestazione che comincerà il 2 maggio e si concluderà a ottobre
Quattrocento siti archeologici sparsi in 55 comuni. Questi i numeri della nuova edizione di “Monumenti aperti”, l'ormai consolidata manifestazione regionale che negli anni ha permesso a migliaia di persone di scoprire i tesori dell'arte e della cultura spesso rimasti nascosti. Ieri mattina, nella sala conferenze della Biblioteca della Regione, a presentare l'edizione dei record (almeno per quanto riguarda le adesioni delle città partecipanti) che prenderà il via il prossimo 2 maggio c'erano gli assessori regionali alla Cultura e al Turismo, Maria Lucia Baire e Sebastiano Sannitu, ed il sindaco di Cagliari Emilio Floris. E proprio la città capoluogo e Settimo San Pietro sono i due centri che terranno a battesimo questa edizione che si concluderà a Sinnai a fine ottobre, dopo aver toccato tutti i maggiori centri isolani.
LE NOVITÀ Come ogni anno, ricco il calendario di iniziative e di novità: come i monumenti che saranno visitabili per la prima volta. È il caso della Torre di San Pancrazio, recentemente restaurata e riportata all'antico splendore, oppure il Santuario nuragico di Santa Vittoria a Serri, o ancora la Parrocchiale di Guasila (il progetto è firmato dall'architetto Gaetano Cima) e la cantina sociale di Dolianova che quest'anno celebrerà il suo 60° anniversario. Ciascuno potrà scegliere i monumenti da visitare, oppure affidarsi ai percorsi tematici come l'itinerario delle miniere (Iglesias, Arbus, Carbonia, Armungia, Ballao, Goni, Silius, Villasalto, Sant'Antioco, Narcao, Orani e San Giovanni Suergiu), quello delle chiese romaniche (Quartu, Sestu, Selargius e Capoterra), quello fenicio (Cagliari, Carbonia e Sant'Antioco) o, infine, l'itinerario sulle tracce dei viaggi dello scrittore David Herbert Richards Lawrence che parte dal capoluogo per poi raggiungere Mandas e Settimo.
GLI INTERVENTI «Monumenti aperti - ha spiegato Lucia Baire - rende fruibile gran parte dei beni culturali, architettonici, artistici e librari che testimoniano e rievocano un passato ricco di cultura, passione, tradizione, devozione e mistero. Ma i beni culturali hanno bisogno di vivere 365 giorni l'anno per garantire opportunità di sviluppo sociale ed economico, continuità lavorativa agli operatori e salvaguardia degli stessi monumenti». Opportunità anche per il turismo: «Encomiabile è l'impegno dei volontari delle scuole e delle associazioni culturali - ha poi rimarcato Sannitu - che si prendono cura di ciascun monumento: lo studiano, preparano gli allestimenti e, di volta in volta, lo presentano al pubblico».
FRANCESCO PINNA
24/04/2009