Associazione Sant'Elia vive
«Non siamo peggiori del resto della città». L'associazione delle donne “Sant'Elia vive” è la più agguerrita nel contestare l'immagine di un rione violento. «I problemi elencati di recente all'opinione pubblica», dice Rosa Sabati, «sono casi isolati che esistono in ogni quartiere». Nessuno ha voluto dire che a Sant'Elia ci sono solo delinquenti e che nel quartiere tutte le famiglie siano disgregate. Si è voluto soltanto raccontare uno stato di disagio e degrado di una parte del borgo, realtà che è sotto gli occhi di tutti e che, talvolta, appare sulle pagine della cronaca. Agli abitanti di Sant'Elia non è ignoto che ci siano in corso delicate indagini da parte degli inquirenti. Soprattutto, non si deve far finta di niente: denunciare i problemi è il primo passo per trovare le soluzioni. «Alcuni politici», spiegano le donne della borgata, «si sono lanciati a capofitto nel manifestare la loro solidarietà agli abitanti del quartiere». Sant'Elia è priva di diversi servizi. «Sant'Elia si affida ai volontari di strada, alle donne del rione, al lavoro e alla fatica dei suoi uomini», dicono Rosa, Rosy, Rita e Dolores, che sperano che il nuovo parroco riapra l'oratorio. «Perché serve che la chiesa coinvolga i giovani, così come facciamo noi». La nuova Giunta comunale è al lavoro. «È vero. Non ci sono adeguati spazi per i servizi ludico-ricreativi», commenta l'assessore ai Servizi sociali Ferdinando Secchi, «ma già il recupero degli spazi dell'ex asilo permetterà di cominciare a fare qualcosa». Nel frattempo i cittadini del quartiere si consolano con la vista mare: «La più bella, sempre e comunque».
Virginia Saba